Quando nel 2002 l’Alfa Romeo 156 veniva insignita di un’iconica variante GTA, la storia tornava a ripetersi e l’Alfa Romeo rispolverava un passato mai sopito. La sigla GTA era un vanto, un segno di sportività assoluta, leggerezza e prestazioni a più non posso. Ritornata in vita poche settimane fa col ritorno in grande stile della Giulia GTA e GTAm. Ma non è di quest’ultima che vogliamo parlare oggi, ma proprio della 156 GTA.
Allora erano trascorsi 37 anni dalla prima GTA di Alfa Romeo, quella dell’Autodelta a matrice Giulia Sprint. La GTA sulla 156 diventa un sogno che si fa realtà, divenendo una variante ospitata sui listini della versione berlina così come su quelli della Sportwagon. L’obiettivo era chiaro e conciso: c’era da realizzare una vettura in grado di essere utilizzata tutti i giorni ma capace di sprigionare potenza esagerata ogni volta che l’acceleratore veniva posto a fondo corsa. Meglio quindi cominciare a togliere limiti e imposizioni: il gruppo tecnico che si occuperà della 156 GTA non ne avrà. La base dell’Alfa Romeo 156 è già ottima ma le trasformazioni che subisce sono marcate. Destinatarie di una denominazione pesante come GTA vuole essere.
Muta il dinamismo della vettura, cambia la motorizzazione, variano le sospensioni e l’impianto frenante. Cambia quasi ogni particolare sulla 156 GTA.
Elegante sportività
No, non ci sono gli eccessi stilistici della Giulia GTA attuale sull’Alfa Romeo 156 GTA. Lo stile è dominato dalla proverbiale eleganza delle linee decise della 156. Basta poco per conferirgli un’accentuata sportività senza andare a rimodulare le linee pressoché perfette di un modello che si era capito essere comunque iconico per il Biscione. La linea della 156 era una delle ulteriori caratteristiche maggiormente apprezzate dal pubblico, non c’era necessità di intervenire o di strafare. Gli interventi estetici della GTA sono limitati a dare seguito agli interventi tecnici in termini telaistici e di meccanica che per forza di cose l’estrema variante possiede.
Non si può di certo fare a meno di notare un nuovo disegno per i passaruota che ora possiedono un’impronta più marcata. I nuovi cerchi da 17 pollici con pneumatici 225-45 necessitano di ampio spazio. I fendinebbia vengono collocati sulle sezioni più esterne del nuovo paraurti, con l’elemento centrale in tinta che scende dallo scudo, che lascia così maggiore spazio all’introduzione di aria utile al motorone posto sotto al cofano. Si notano i fari con fondo nero per i proiettori: una chiara dichiarazione di aggressività e di intenti.
La 156 GTA introduce anche i nuovi cerchi da 17 pollici a cinque fori sebbene si potevano avere anche nella variante dotata dei classici raggi. Le minigonne sotto le portiere permettevano di collegare i parafanghi anteriori e posteriori senza fornire discontinuità all’insieme. Di dimensioni maggiorate anche il paraurti posteriore: questo rappresentava l’elemento maggiormente differente in termini estetici rispetto alla 156 “tradizionale”. Presentava infatti nella parte bassa un estrattore in grado di convogliare il flusso in uscita dalla parte bassa della vettura. Immancabile il doppio scarico cromato.
Sportiva dentro
L’Alfa Romeo 156 GTA metteva al centro il guidatore. Lo si percepisce all’interno della vettura dove chi siede nel posto di guida ha ogni cosa sotto controllo. Se già anche sulla 156 tradizionale ogni cosa era rivolta verso il guidatore, a cominciare dalla console centrale, ora ci sono ulteriori dettagli specifici che sono presenti solo sulla GTA. Il volante ha un disegno dedicato con tre razze e inserti in metalluro. Il pomello del cambio e la sua cuffia sono realizzati in pelle. La pedaliera è sportiva con copripedali e poggiapiedi ergonomici in alluminio con elementi in gomma, stesso motivo riportato anche nel vano centrale portaoggetti.
I sedili sono esclusivamente dedicati alla GTA e possiedono una chiara conformazione sportiva con poggiatesta integrato. Si potevano avere in quattro colorazioni ovvero tre varianti bicolore o in nero a tinta unita. Le varianti bicolore avevano le fasce laterali in pelle nera con inserti centrali in grigio, blu o color cuoio. Molto piacevole il disegno a cannelloni orizzontali decisamente ispirato alle sportive del passato. Anche i pannelli delle portiere erano abbinati ai sedili e possedevano lo stesso motivo a cannelloni. C’era poi il sovratappeto di serie con la bella scritta GTA cucita a mano e realizzata in grigio Peltro. Gli strumenti hanno la sportiva colorazione nera per il fondo, una nuova variante nella scala di misura e il display forniva anche i dati sulla temperatura dell’olio.
Il V6 Busso
La motorizzazione utilizzata sulle Alfa Romeo 156 GTA derivava dal classico V6 Busso a 24 valvole. Un propulsore iconico nella storia del Biscione. Il 6 cilindri a V dell’ingegnere Busso viene modificato per quello ce riguarda l’albero a gomiti e anche i pistoni, elementi che portano la cilindrata a 3,2 litri in luogo dei 3,0 litri originari con una corsa allungata a 78 millimetri. Un intervento mirato alla ricerca della prestazione pura.
La nuova cilindrata con corsa allungata permetteva di ottenere prestazioni assolute e potenza elevata oltre ad una coppia brutale sebbene l’erogazione fosse stata mantenuta su una certa regolarità e progressività già dai bassi regimi. D’altronde se l’unica necessità fosse stata quella di aumentare la potenza ai poteva intervenire altrove, ma non era questa la linea da seguire. La 156 GTA risultava quindi perfetta anche nell’utilizzo quotidiano sebbene fosse adatta per andare forte.
È chiaro che la cilindrata rinnovata portava in dote ulteriori affinamenti, a cominciare dai condotti di aspirazione rivisti con scarico rinnovato e fasatura della distribuzione affinata. Anche la centralina di controllo presentava un software aggiornato per andare d’accordo con i nuovi dati. L’impianto di raffreddamento comprende ora anche un radiatore dedicato al raffreddamento dell’olio motore. La potenza era fissata in 250 cavalli a 6200 giri al minuto con una coppia massima esprimibile in 300 Nm a 4800 giri al minuto. Ma valori elevati di coppia erano ottenibili anche ai bassi regimi. Anche la trasmissione era stata rafforzata per meglio ragionare con le nuove prestazioni del Busso e della vettura.
Proverbiale dinamismo
La volontà di ricercare il massimo dinamismo, garantendo comunque ottimi valori di comfort, permise di mantenere il medesimo impianto sospensivo visto sulla 156 tradizionale. La GTA adottava anche il quadrilatero alto all’anteriore e un McPherson evoluto al posteriore. Ma tutto il comparto sospensivo viene adeguato alle prestazioni superiori della GTA e alla sua distribuzione dei pesi. Alla base della dinamica della GTA ci sono la precisione di inserimento in curva, la risposta pronta, la grande stabilità complessiva e l’immancabile comfort.
Il quadrilatero alto permetteva di abbinare un controllo di guida proverbiale per una trazione anteriore ad una sportività netta e precisa. Sulla GTA c’era una traversa rinforzata in basso oltre ad un montante ruota specifico con fissaggio del tirante di guida in posizione differente e un assetto abbassato grazie ad ammortizzatori e molle dotate di una nuova taratura. Di diametro maggiore la sezione della barra stabilizzatrice. Ne deriva un comportamento maggiormente votato alla sportività e notevoli vantaggi in termini dinamici.
Il sistema McPherson posteriore possiede invece nuovi punti di attacco alla scocca, molle con taratura specifica, barra stabilizzatrice maggiorata e rigidezza differente per boccole e ammortizzatori. Insomma, le sospensioni della 156 GTA, sia davanti che dietro, possiedono miglioramenti e innovazioni che migliorano notevolmente il comportamento già di base ottimo della GTA.
Cinematica dello sterzo rivista
L’Alfa Romeo 156 GTA infine guadagna anche una cinematica dello sterzo rivista. Come è giusto che sia. Lo sterzo doveva essere diretto, perciò si interviene sulla cinematica e sulla scatola guida in modo da aumentare la risposta allo sterzo e la precisione. Se la media di segmento possedeva un rapporto di sterzo nell’ordine del 15-16, la GTA aveva un rapporto di 11,3. Un dato basso che corrisponde ad una precisione notevole. La 156 tradizionale aveva comunque un ottimo rapporto di sterzo di partenza, con un dato pari a 13,7.
Irrinunciabile anche l’impianto frenante che adottava dischi autoventilanti da 305 mm di diametro davanti con pinze Brembo a doppio pompante. Dietro c’erano invece unità da 276 mm di diametro. Veniva potenziato il servofreno con ripartitore elettronico della forza frenante EBD. Gli elementi di attrito specifici per la GTA permettevano resistenze aumentate oltre che allontanare fenomeno di spugnosità dei freni surriscaldati, in accodo con condotti idraulici pressoché rigidi.