Comprare una Ferrari fa entrare in un club esclusivo, ma c’è chi non si accontenta. Alcuni orientano le loro attenzioni sui modelli in tiratura limitata, ma devono avere certi requisiti per poter accedere a un simile mondo, riservato ai clienti più affezionati del marchio. Altri (ma a volte sono gli stessi) puntano su una one-offe, ossia su un pezzo unico fatto su misura, cucito sui gusti personali. Così il rischio di incontrare un’altra auto uguale per strada non esiste. Potere dei soldi e della voglia di distinzione, portata ai massimi livelli.
Nel corso degli anni sono sbocciate tante supercar in questa categoria, pagate a fior di quattrini dai facoltosi acquirenti, che non si sono tirati indietro rispetto alle spese milionarie richieste dall’allestimento del loro “giocattolo” a quattro ruote.
Gli owner di questi oggetti dei desideri non hanno limiti geografici, perché la passione per l’esclusività più alta, nel segno del “cavallino rampante“, è una nota comune a tutti i continenti. Oggi ci siamo concessi un difficile esercizio, scegliendo le 3 Ferrari one-off a nostro avviso maggiormente ispirate ai modelli storici della casa di Maranello. La nostra, ovviamente, non pretende di essere una lista di alto rigore scientifico: altri, forse, avrebbero preferito modelli diversi in questo breve elenco, che comunque può rappresentare una base per una riflessione comune o per un confronto. Allacciate le cinture di sicurezza ed iniziamo il viaggio alla loro scoperta.
Ferrari P80/C (2019)
Non è la più bella one-off ed ha una linea a tratti pesante, con una discutibile presa d’aria laterale, ben inserita solo nella vista dall’alto, mentre nel profilo laterale la sua sua presenza spezza molto l’armonia dell’esecuzione, facendole perdere diversi punti. Qui, però, si può in parte derogare ai crismi più severi della purezza estetica, perché si tratta di una fuoriserie omologata esclusivamente per l’uso in pista. L’azione fra i cordoli è la sua missione e questo ha orientato le scelte progettuali.
Lunga la gestazione del modello, partita nel 2015. Una gravidanza più travagliata del previsto, per ottenere un’accurata messa a punto, che conciliasse i bisogni tecnici con i desideri stilistici del committente. Il risultato degli sforzi è una vettura estrema, che vuole essere una sorta di sport prototipo dell’era moderna. Per definirne lo spirito e la fisionomia, gli uomini di Maranello si sono lasciati ispirare da modelli iconici come le 330 P3 e P4, la Dino 206 S e la 250 LM.
Si nota qualche parentela con la Ferrari FXX K, ma sotto il cofano della Ferrari P80/C non c’è un 12 cilindri ma un motore ad 8 cilindri preso dalla 488 GT3, che ha fatto da base per questa costosa interpretazione. Ovviamente l’unità propulsiva è stata potenziata rispetto all’auto di partenza, per assecondare meglio lo spirito più estremo della nuova proposta. La carrozzeria in fibra di carbonio ed altri contenuti specifici sviluppati per questa vettura rendono ancora più chiara la sua matrice pistaiola nei confronti della donor car.
Ferrari F12 TRS (2014)
Questa superba creatura nacque nel 2014 per essere un pezzo unico (o one-off che dir si voglia), ma poi il proprietario ci ripensò e ne venne fuori un secondo esemplare di colore grigio-cromo. Il debutto in pubblico del primo modello avvenne alla Ferrari Cavalcade del 2014, in Sicilia, dove la vettura lasciò tutti a bocca aperta per il fascino delle sue alchimie. Le linee, sviluppate dal Centro Stile Ferrari guidato da Flavio Manzoni, sono uniche e reinterpretano in chiave moderna il design della 250 Testa Rossa del 1957.
La parentela si coglie nel trattamento di alcuni dettagli, mentre il quadro espressivo generale comunica un’immagine completamente diversa e fortemente lanciata verso il futuro. È un modello dal fascino indescrivibile, che si offre allo sguardo con grande presenza scenica. Nell’atelier di Maranello hanno svolto davvero un ottimo lavoro, specie sull’esemplare rosso, il primo venuto alla luce: lì si coglie un superiore livello di armonia.
La cartella stampa della casa del “cavallino rampante”, parlando della Ferrari F12 TRS, la descriveva come una barchetta sportiva estrema a due posti secchi, senza nessuna soluzione di copertura dell’abitacolo. Basata sulla F12berlinetta, ne eredita il motore V12 da 740 cavalli, che suona meglio di un’orchestra. Se l’impatto estetico è vigoroso, non meno incisivo è il comportamento dinamico, vista la nobile provenienza. L’abitacolo è semplice ma ricco di carattere. In esso si colgono le note della purezza sportiva, cercata in tutti gli aspetti espressivi e funzionali di questa splendida fuoriserie.
Ferrari P4/5 (2006)
Questa è, a mio avviso, la migliore one-off dell’era moderna del “cavallino rampante”. La Ferrari P4/5 è il frutto di un sogno tradotto in realtà dal collezionista statunitense James Glickenhaus, che possiede alcune “rosse” da mille e una notte, compresa una 330 P3/4 che, qualche anno fa, è stata riconsegnata alla guida del mitico “Preside Volante” Nino Vaccarella, sulle strade della Targa Florio, per celebrare il rapporto con la storia. Le sue forme sono un chiaro omaggio alla memoria della meravigliosa 330 P4, considerata da molti (me per primo) l’auto da corsa più bella di tutti i tempi.
Evidente la parentela stilistica con l’antesignana, cercata in ogni elemento della tela espressiva, con una grazia quasi segna della sublime ascendente. Questo esemplare unico, nato sulla base della Enzo, è stato disegnato e costruito Pininfarina, autore di alcune delle più belle Ferrari di tutti i tempi. Lei appartiene alla specie delle migliori top model di Maranello. Il suo design lascia estasiati, immersi nell’incanto delle sinuose curve e delle magiche e perfette proporzioni.
Non meno entusiasmanti le note liberate nell’aria dal motore V12 da 6 litri, di oltre 660 cavalli di potenza, che spingono l’auto con l’inimitabile grinta dei mitici cuori emiliani. Oltretutto, col vantaggio di un peso ancora inferiore a quello della già citata Enzo. Guardando in azione la Ferrari P4/5 viene in mente il memorabile arrivo in parata alla 24 di Daytona del 1967, vinta dalla 330 P4. La storia delle corse è nel DNA della P4/5, ma i tecnici hanno reso confortevole questa vettura, come una normale granturismo. Qui, però, di normale non c’è nulla. Stiamo parlando di uno dei più grandi sogni ad occhi aperti dell’era moderna.