A più riprese l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha rimarcato quanto l’Italia occupi un ruolo centrale nel nuovo progetto industriale del gruppo. Occuperà una posizione di notevole importanza e questa è una certezza. Talmente è una certezza da essersi tradotto in azioni concrete proprio negli ultimi giorni. Quando tra date ufficiali e anticipazioni è uscito un sacco di materiale interessante, sulle quali provare a effettuare alcune riflessioni. L’evento scatenante risale allo scorso 1° marzo, in occasione del piano industriale sottoposto agli azionisti. Il nome affibbiato, Dare Forward 2030, riassume l’idea alla base.
Rinfrescando la memoria, Dare Forward 2030 è la strategia adottata dal conglomerato, nato dalla fusione tra FCA e PSA, mediante cui provare a confermare lo spessore di top player europeo e internazionale nel contesto della mobilità sostenibile. Da qui in futuro avranno un ruolo chiave le forme di alimentazione alternativa, nel dettaglio i motori elettrici o comunque elettrificati (ibridi). Per confermare la posizione di protagonista, Stellantis vorrà farsi trovare pronta dal pubblico.
Dare una prova concreta di sensibilità all’ambiente e, nel frattempo, ampliare la relativa aria di influenza. L’obiettivo, insomma, è di andare a conquistare il mondo, compresi quei mercati finora toccati solo in parte, senza compiere il consolidamento. Per riuscirci i dirigenti hanno individuato una serie di “giganti dormienti”, ovvero dal potenziale non pienamente espresso. A lasciarlo credere la storia illustre, seguita negli ultimi anni dallo scarso appeal riscosso tra gli automobilisti. Un paio di nomi sono Lancia e Alfa Romeo. Non due qualsiasi. Difatti, sono principalmente loro le realtà costruttrici chiamate a risvegliarsi dal letargo prolungato.
Lancia
Soprattutto Lancia viene da un periodo appannato, caratterizzato da un unico modello presente nelle concessionarie: la Ypsilon. Che, malgrado abbia riscosso e riscuota i favori della clientela (in primis femminile), non può essere abbastanza per un marchio di tale levatura. Chi ha qualche annetto in più, o semplicemente si è documentato sui libri di “storia”, sarà al corrente della forza in passato detenuta.
Qualcosa, però, si è rotto nei meccanismi. Il compito di ridare dell’olio, affidato a Luca Napolitano, prevedrà un processo graduale. Si parla di un piano decennale per riportare il brand agli antichi fasti, o quasi. Il fine ultimo sarà quello di generare flussi di cassa, generando utili e apportando un contributo alla salute finanziaria del gruppo euro-americano. Per riuscirci verranno canalizzate ingenti risorse nello sviluppo di nuove vetture, che affonderanno le radici su una meccanica condivisa con gli altri marchi del cluster premium. Ma per differenziarsi avrà delle peculiarità, tra cui l’ecosostenibilità, con il ricorso massiccio a materiali riciclati.
Alfa Romeo
La Casa automobilistica del Biscione guarda, intanto, al quadriennio 2023-2027 quando le toccherà attuare l’ennesima ripartenza, guidata stavolta dal CEO Jean-Philippe Imparato. L’attuale numero uno è stato area manager e direttore regionale per i marchi Peugeot e Citroen. Quindi, ha in seguito affrontato un secondo capito, a forte respiro internazionale. Prima al comando della regione dell’America Latina per il Leone, dunque nella carica di direttore della qualità e membro del comitato esecutivo DPCA in Cina.
Godendo della totale fiducia di Tavares, rafforzata dagli ottimi precedenti (giustificata dalla “rinascita” di Peugeot), avrà ampio margine di manovra. Il punto di riferimento – ha spiegato in un’intervista – è BMW, in ogni regione. Il principio alla radice è di uscire dalla pressione di volumi elevati. Anziché assegnare la solita importanza alla quantità, l’obiettivo sarà di elevarne la qualità. La speranza è di assistere al successo dell’Alfa in termini di tecnologia, elettrificazione, emissioni di anidride carbonica, raggiungendo, in concomitanza, un elevato livello di redditività.
A ogni modo, l’intero gruppo Stellantis cercherà di mantenere e migliorare i risultati economici. Sul piano operativo, produrrà una nuova serie di modelli di alcuni dei 14 brand in Italia. Andiamo, perciò, ora ad analizzare di quali si tratta e dove vedranno la luce.
Pomigliano d’Arco
Le linee di Pomigliano hanno subito una rivoluzione in piena regola nel recente passato. Con un investimento di centinaia di milioni di euro per accogliere la realizzazione dell’Alfa Romeo Tonale. Il suv si trova in fase di pre-serie ma dal mese di maggio partirà a pieno regime. Il ritmo sarà di 23 Tonale ogni ora per due turni, cinque giorni alla settimana su sette. Inoltre, a Pomigliano si produce pure la Dodge Hornet, la sorella della Tonale prevista negli USA.
A stretta vicinanza dalle linee del Biscione, presso l’impianto della Campania si costruisce dal 2011 la Fiat Panda. Confermata in Italia almeno fino al 2026, l’avvenire della best seller per eccellenza lo si scoprirà solo vivendo. Forse la piccola del Lingotto farà le valigie per trasferirsi nell’Est Europa (possibili destinazioni la Serbia o la Slovacchia). Qualora ciò accadesse l’intenzione sarebbe di aumentare i margini, viste le spese chiaramente inferiori sul fronte della manodopera.
Al contrario, Pomigliano d’Arco magari salirà di livello, acquisendo lo status di stabilimento premium incentrato sulle Alfa Romeo con l’aggiunta di un ulteriore modello. Ragioniamo nel campo delle supposizioni, dettate dai rumor circolati in rete. Ma l’idea non è così campata per aria da essere scartata a priori. In definitiva, aspettiamo e vediamo cosa ci riserverà Stellantis.
Melfi
Attualmente presso il centro di Melfi si costruiscono Fiat 500X e le Jeep Compass e Renegade. Non le prime che capitano, anzi. Gli esemplari in questione hanno volumi importanti per ambedue le realtà. In futuro nello stabilimento sbarcheranno per la prima volta brand stranieri con ben quattro nuovi modelli. Secondo il portale Automotive News Europe, solitamente ben informato su questioni del genere, spunteranno le elettriche di punta di Ds e Opel. A proposito della francese è paventata la nuova Ds 9 Crossback, una fastback rialzata, cugina della Citroen C5 X.
La Casa del Fulmine dovrebbe arrivare sotto forma della Opel Insignia. Che avrà trazione elettrica e, alla pari della Ds 9 Crossback, sfrutterà il pianale Stla Medium. Il perché della decisione è presto detto: razionalizzare i costi. Un imperativo che accomuna ciascuna controllata Stellantis. Lo ha spiegato a chiare lettere Tavares in persona, anche se ciò significa pagarne le conseguenze nell’immediato (è notizia degli ultimi giorni la perdita di quasi 100 posti di lavoro nell’indotto).
Le altre due soluzioni alla spina previste a Melfi saranno la prossima generazione del suv Ds 7 Crossback e una gemella marchiata Lancia a zero emissioni, che forse riceverà il nome Aurelia. Tra il 2026 e il 2029 a Melfi i progetti di Stellantis sarebbero di costruire circa 90 mila unità all’anno. Poco meno di un quarto del regime attuale, pari a 400 mila unità all’anno. In compenso, salirebbe il prestigio dei veicoli fabbricati.
Cassino
Il connubio Cassino-Alfa Romeo andrà avanti. Attualmente nello stabilimento del Lazio vengono realizzati il suv Stelvio e la berlina Giulia. Che dopo il 2025 conosceranno una nuova generazione fondata sul pianale Stla Large. Pertanto, lo stabilimento verrà interamente convertito alle zero emissioni.
Mirafiori
Last but not least, come dicono gli anglosassoni, abbiamo Torino, per la precisione Mirafiori. Nel capoluogo piemontese sorgerà il centro ingegneristico globale per l’elettrificazione di Stellantis. A seguito di un meeting tra i vertici del conglomerato e le istituzioni locali, è giunto l’annuncio. Dalla catena di montaggio di Mirafiori uscirà ancora la Fiat 500 elettrica, compresa quella next gen. Che sarà in eccellente compagnia. Difatti, sono previste qui le nuove Maserati Gran Turismo (in arrivo nel 2022), Gran Cabrio e dal 2025 le nuove generazioni di Quattroporte e Levante, rigorosamente elettriche.