Quando si parla di Ferrari si fa sempre riferimento a modelli eccezionali, entrati nelle corde emotive degli appassionati, per fissarsi in modo perenne al loro interno, diventandone parte integrante. La storia della casa del “cavallino rampante” è costellata di gioielli che hanno segnato il loro tempo, non soltanto in ambito automobilistico, ma anche nella cultura, nel design e nell’ingegneria in generale.
Gli anni Ottanta sono stati molto prolifici dal punto di vista creativo. Del resto, quel periodo era ricco di speranze, di vigorosi slanci emotivi e sensoriali. Una fase storica votata all’ottimismo, in cui era facile sognare. Per intenderci, l’epoca della “Milano da bere“, dove pure gli accessi erano consentiti.
L’esuberanza e la voglia di vivere si spingevano in alto ed anche le proposte del tempo uscivano abbondantemente fuori dai canoni del grigiore di altre epoche, più restrittive rispetto ai voli della fantasia. In quel decennio sono sbocciate tante Ferrari di ottima fattura stilistica e tecnologica. Probabilmente è stato il periodo dell’era moderna che ha dato vita alle “rosse” più esaltanti degli ultimi 50 anni. Non erano le migliori, forse, in termini di costruzione, ma il loro carisma irraggiungibile le ha fissate per sempre nel cuore della gente.
Rosse da sogno destinate alla vita eterna
Ci stiamo riferendo a modelli speciali come le mitiche GTO, Testarossa ed F40. Tre regine assolute della loro fase storica, che ancora oggi siedono sul trono della specialità, non essendo state rimpiazzate in modo ugualmente efficace da altre creature del marchio, a livello di apparato emotivo. Del resto, stiamo parlando di modelli iconici, che hanno segnato i nuovi riferimenti della passione, incidendosi nel cuore in modo così radicato da resistere ai cambiamenti del tempo e delle mode.
La GTO, la Testarossa e la F40 sono delle auto sportive leggendarie, amate da tutti, a prescindere dalle aree geografiche di appartenenza, dalle disponibilità economiche, dal modo di intendere la vita e di approcciarsi ad essa. Queste sculture dinamiche del “cavallino rampante” sono state anche le supercar più potenti e prestazionali del loro tempo. In tale veste le abbiamo inserite nella lista odierna. Se lo gradite, seguiteci nel viaggio alla scoperta o alla riscoperta di queste meravigliose opere d’arte degli anni Ottanta.
Ferrari GTO
Questa “rossa”, nota anche come 288 GTO (ma non è il suo nome ufficiale) è stata la prima serie limitata dell’era moderna. Si tratta della vettura che, in qualche modo, ha aperto il cantiere della supercar, forse in termini assoluti. Senz’altro ha segnato un punto nodale nell’ambito dell’evoluzione della casa di Maranello.
Nel 1984, quando fu presentata al pubblico, la reazione di chi la vide per la prima volta fu di grande ammirazione e di immenso stupore. Anche se il quadro estetico generale evocava in qualche modo l’impostazione della 308 GTB, la Ferrari GTO riusciva ad esprimere un look totalmente diverso e molto più muscolare.
Le proporzioni, differenti dall’altra, erano dettate anche dalla presenza di un motore longitudinale, al posto di quello trasversale. Il risultato era un’estetica mozzafiato. Molti la considerano come la creatura del “cavallino rampante” più affascinante dell’era moderna. Sicuramente è un’auto ricca di carattere, che fa girare la testa di tutti.
Armonica, elegante e raffinata, esprime al tempo stesso un’aggressività pazzesca ma composta. Tutto è ben calibrato nel quadro espressivo generale. Il merito è di Pininfarina, che ha saputo ancora una volta coniugare al meglio i diversi aspetti, mettendo in sintonia fra loro elementi di solito in contrapposizione.
Tutti, alla sua vista, subiscono un bombardamento sensoriale, che entra nell’apparato emotivo della porta principale. Le linee della Ferrari GTO, nata in 272 esemplari, sono vere e genuine, non soltanto perché elaborate col cuore, ma perché riflettono i contenuti tecnologici di questa “rossa”.
Potenza e leggerezza
Sotto il suo cofano posteriore batte un motore V8 biturbo da 2855 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 400 cavalli a 7000 giri al minuto, su 1160 chilogrammi di peso a secco, con una coppia di 496 Nm a 3800 giri al minuto. Numeri che oggi non impressionano, ma che scrivevano i riferimenti del suo periodo storico, dove questa fuoriserie va contestualizzata.
Notevoli, anzi sensazionali, le prestazioni della GTO, che demolivano i riferimenti dell’epoca. L’accelerazione da 0 a 100 km/h veniva liquidata in soli 4.9 secondi, mentre il chilometro con partenza da fermo andava in archivio dopo 21.7 secondi. Si spingeva a quota 305 km/h la punta velocistica. Dati che ancora oggi lasciano a bocca aperta, figuriamoci al suo tempo.
La sua energia si esprime con incredibile vigore, ma resta al tempo stesso gestibile. Ecco perché resta un gioiello prezioso anche in termini di affidabilità, di coinvolgimento emotivo, di appagamento sensoriale. Quando si stringe fra le mani il volante della GTO se ne ricava un piacere che fa bene al corpo e all’anima.
Questa vettura ha portato all’esordio, nel listino commerciale, i materiali compositi, come il kevlar, che fa parte del suo apparato genetico, anche se il suo uso si è concentrato sulla carrozzeria. Da lì, comunque, è nato un approccio nuovo, che ha segnato un cambio di passo di cui oggi fruiscono le realizzazioni più recenti della casa del “cavallino rampante”.
Le dinamiche stradali della Ferrari GTO sono meravigliose e i collezionisti ne tessono le lodi. Questa creatura in serie limitata porta degnamente il nome della sua antesignana del 1962, anche se non ha avuto una carriera sportiva brillante come lei. Ovviamente non regge il paragone con la progenitrice sul piano storico ed economico, ma per il resto si difende molto bene. Rispetto alla modernità, poi, è un’icona.
Ferrari F40
Questa è la vettura di riferimento per antonomasia fra le supercar dell’era moderna ed è una delle Ferrari più belle di sempre. Poche altre riescono a reggere il confronto con lei. Si parla di mostri sacri come la 250 GTO e la 330 P4. Credo di aver reso bene l’idea. La Ferrari F40 si offre allo sguardo con una presenza scenica che coinvolge in modo incredibile. Sembra un astronave o, se volete, un prototipo scappato dalle piste di Sebring o Le Mans.
In mezzo alle altre vetture somiglia a qualcosa di spaziale, a un’astronave, che mette in ombra le banali lamiere di tutto il resto. Con le sue forme scultoree meriterebbe un posto al Louvre di Parigi, ma è su strada che regala le emozioni più belle perché il fascino del look si abbina alle melodie meccaniche e alla perfezione di un handling che rende tutto ancora più entusiasmante, per la gioia degli appassionati e dei cultori del genere.
La F40 è una vettura viscerale e genuina, una supercar acqua e sapone. Impossibile resistere al suo fascino ormonale. La carrozzeria di questa fuoriserie, pur essendo aggressiva all’ennesima potenza, esprime la sua carica con grandi note di eleganza e raffinatezza. In lei c’è un’armonia espressiva. Tutto è ben equilibrato, tutto è ben proporzionato.
Nessun dettaglio stona nella tela estetica generale, perché il progetto stilistico è stato curato con sublime grazia. La sua fluidità dialettica scrive un quadro difficilmente riscontrabile sulle vetture successive, il cui progetto grafico ha ceduto il primato alle scelte aerodinamiche e fluidodinamiche, con conseguenze non sempre gradevoli sul fronte estetico.
La Ferrari F40, invece, è genuina e scorrevole, armonica nel suo codice linguistico. Questo la rende imperturbabile rispetto agli attacchi del tempo. La sua linea non ha segni di rughe ed è destinata l’eternità. Al top anche la sua meccanica, che oggi inebria come ieri.
Auto da corsa per l’uso stradale
Il compito della spinta fa capo a un motore V8 biturbo del 2936 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 478 cavalli a 7000 giri al minuto, su un peso a secco di 1100 chilogrammi, con un picco di coppia di 577 Nm a 4000 giri al minuto. Grazie a questo cuore generoso, che schiaccia al sedile ad ogni colpo d’acceleratore, le prestazioni sono stratosferiche.
Lo scatto da 0 a 200 km/h viene bruciato in 12 secondi, mentre il chilometro con partenza da fermo viene messo in archivio in 21 secondi netti, con 270 km/h di velocità di uscita. Si spinge oltre quota 324 km/h la punta velocistica. Rispetto a queste cifre, già impressionanti, alcuni tester sono riusciti a fare meglio, ma i numeri, per quanto eccezionali, anche rispetto ai canoni odierni, non hanno una forza dialettica adeguata a rappresentare l’intensità delle emozioni regalate dalla F40 ai suoi fortunati e passeggeri.
La forza bruta di questa creatura si unisce ad una armonia delle variabili che la rende perfettamente bilanciata. Le sue reazioni da purosangue scatenato richiedono un pilota esperto al volante, specie quando si supera l’80% del suo potenziale, ma anche avendo la giusta esperienza, bisogna sempre trattarla con rispetto, perché il coltello dalla parte del manico ce l’ha sempre la F40. È lei che tiene per le corna il suo guidatore. Questo fa parte del tuo fascino.
Stiamo parlando di una vettura estrema, che solo in pochi sanno sfruttare al limite, traendone però un giovamento emotivo che tocca il diapason. Alle andature più “ordinarie”, le emozioni sono per tutti…o quasi. La “rossa” alata fa uso di materiali compositi. Kevlar e fibra di carbonio si miscelano nella sua carrozzeria, dando vita ad un capolavoro. Anche il telaio sfrutta questi materiali speciali ed è impeccabile.
Il merito della sua armonia complessiva è dovuto al fatto che il progetto è stato gestito da un’unica mente pensante: quella dell’ingegnere Nicola Materazzi. Lui ha dato vita a un prodotto di assoluta eccellenza, che oggi continua ad emozionare proprio tutti. Gli appassionati hanno eletto la Ferrari F40 a simbolo assoluto delle supercar.
Ferrari Testarossa
Un’altra Ferrari pazzesca dell’era moderna è la Testarossa del 1984, il cui taglio stilistico ha segnato un salto di qualità, quantomeno fra i modelli di fascia più alta della gamma del “cavallino rampante”. Pininfarina, in questo caso, ha cercato di stupire, impegnandosi nella individuazione di un percorso espressivo diverso da quelli rituali.
Il risultato? Una vettura esotica del look estremo, che porta verso il futuro gli stilemi del marchio, esprimendo in chiave avveniristica il DNA di casa Ferrari. Lo specchio di coda e la vita di trequarti posteriore sono i punti di forza del modello e lasciano a bocca aperta. Anche oggi è difficile trovare una vettura che possa reggere il confronto con la Testarossa in queste due dimensioni espressive.
Pure il frontale e la vista laterale sono al top, perché il lavoro stilistico è stato compiuto con grazia a 360 gradi. Questo modello interpreta in chiave moderna la filosofia del marchio del “cavallino rampante”, con un perfetto slancio verso il futuro. Ricordo che in occasione del suo vernissage al Salone dell’Auto di Parigi la Testarossa lasciò tutti a bocca aperta, conquistando gli sguardi e il cuore dei presenti.
Anche quelli che dovettero accontentarsi, in quella fase, di vedere solo le foto rimasero scioccati. Tutti furono rapiti dalla sua eccellenza stilistica, che continua a confermarsi anche nelle strade di oggi, dove sfila come una regina, senza rughe e senza tempo. La Ferrari Testarossa comunica un’immagine forte e carismatica, che la rende immediatamente distinguibile da tutte le altre opere a quattro ruote, non solo nell’ambito della produzione di Maranello. Il suo look dirompente segna un’identità stilistica unica, forte e di livello superiore.
Una GT da sogno
Quest’auto è inconfondibile, come inconfondibile è il suo motore a 12 cilindri da 4943 centimetri cubi di cilindrata, con angolo di 180 gradi fra le bancate. Un cuore rombante e generoso, che sviluppa una potenza massima di 390 cavalli a 6800 giri al minuto, con una coppia massima di 490 Nm a 4500 giri al minuto. Tutto questo si traduce in performance di ottimo livello per una gran turismo, nonostante un peso a vuoto non proprio da fuscello: 1505 chilogrammi.
L’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 5.8 secondi, mentre il chilometro con partenza da fermo richiede 24.7 secondi. Supera la soglia dei 290 km/h la velocità massima. Sono numeri di riferimento per una GT del suo tempo, che offre anche buone doti di comfort, non soltanto per le abbondanti distese di pelle Connolly di prima scelta che avvolgono profumatamente il suo abitacolo.
Rispetto a quello della BB 512, da cui discende, il suo 12 cilindri ottenne le quattro valvole per cilindro. I benefici furono evidenti. Fra le caratteristiche della Testarossa, merita di essere evidenziata la grande elasticità di marcia. Anche in quinta è possibile riprendere, senza strappi, sin dai regimi più bassi, con una progressione prima lineare e poi esaltante. Il suo sound ha fatto innamorare milioni di persone.
Molti ricordano le sue presenze cinematografiche. La più nota? Ovvio, quella di Miami Vice. La Testarossa è stata la regina del suo tempo, un vero status symbol degli anni Ottanta, l’auto che tutti volevano e che tutti portarono a casa, come modellino o come poster. I più fortunati misero in garage un esemplare vero. Beati loro.