Le Ferrari GTS sono delle vetture convertibili a due posti secchi. Dispongono di tettuccio rigido asportabile o retrattile e regalano la possibilità di vivere l’esperienza dinamica sia in configurazione aperta che in configurazione chiusa. Oggi ci occupiamo dei modelli di questa specie dotati di motore posteriore-centrale. Ecco spiegata l’assenza nella lista, per esempio, della 812 GTS, che ha un’architettura diversa.
Uno dei modelli narrati non porta il “cavallino rampante”, ma fa parte della storia più nobile della casa di Maranello. Gli altri hanno il simbolo di Francesco Baracca e si affidano alle doti di motori a 6 ed 8 cilindri. Alcuni di questi, pur non essendo dei 12 cilindri, suonano meravigliosamente bene, completando al meglio l’esperienza dinamica e sensoriale. Volete conoscere più da vicino le vetture scoperte, coi buoi dietro il carro, della serie GTS? Allacciate le cinture: si parte!
Dino 246 GTS
Cominciamo con questa, che non è propriamente una Ferrari, portando il marchio Dino. Nessuno, tuttavia, può mettere in dubbio la sua discendenza rampante. Stiamo parlando di un’auto sportiva con 50 anni di vita sulle spalle, che continua a sedurre con la stessa intensità di quando fu presentata al pubblico.
Nella sigla sono riportate due sue caratteristiche: la cilindrata di 2.4 litri e il frazionamento a 6 cilindri del motore. Quest’ultimo eroga una potenza massima di 195 cavalli a 7600 giri al minuto, su un peso di soli 1100 chilogrammi. La punta velocistica si spinge nel territorio dei 235 km/h: un dato di rilievo per una vettura della sua cubatura. Buona anche la tempra prestazionale sul fronte dell’accelerazione, con un passaggio da 0 a 100 km/h in 7.2 secondi.
Su questa creatura di Maranello il cuore è disposto in posizione posteriore centrale, contravvenendo al credo precedente di Enzo Ferrari, che voleva i buoi davanti al carro: un segno dei tempi e dell’evoluzione. Tre carburatori doppio corpo provvedono ad irrorarlo di energia vitale. Ottime le musicalità meccaniche, con una felice alchimia di note, che evocano le sonorità di motori ben più frazionati.
Coerente nei vari aspetti
Dal telaio in traliccio di tubi d’acciaio giungono adeguati livelli di robustezza strutturale. Questo si riflette sul piacere di guida, sempre alto, regalato dalla Dino 246 GTS, che si giova di un apparato sospensivo degno delle aspettative. La possibilità di viaggiare a cielo aperto, esalta ulteriormente il valore dell’esperienza dinamica. Il debutto in società della vettura avvenne al Salone di Ginevra del 1972. Per gli appassionati (e non soltanto per loro) fu amore a prima vista.
Rispetto alla versione coupé, da cui deriva, la spider è ancora più entusiasmante sul piano stilistico. Una cosa che succede raramente. Le forme scultoree della carrozzeria inebriano i sensi. Si tratta di un vero capolavoro. Pininfarina, nel definirne i tratti, ha avuto un’ispirazione eterea. Innamorarsi di questa vettura è un fatto naturale e immediato. Basta un sguardo superficiale per scatenare un amore senza scadenza.
Certo, manca il “cavallino rampante” sul cofano, ma la Dino 246 GTS ha tutto l’occorrente per toccare le migliori corde emotive. La scelta di non usare il simbolo di Baracca su questo modello servì a proteggere il marchio dai rischi che un frazionamento meno raffinato e un prezzo più abbordabile potevano comportare in termini di immagine.
Ferrari 308 GTS (e 328 GTS)
È una delle “rosse” più iconiche dell’era moderna, se per tale può definirsi quella che va dagli anni ’70 ad oggi. Pininfarina, nel tracciarne le linee, ha dato vita ad uno dei design automobilistici più interessanti di sempre. Il look della Ferrari 308 GTS ha fatto scuola, segnando lo stile delle opere successive del “cavallino rampante”.
Sportiva e aggressiva, quest’auto della casa di Maranello porta in dote le note di una grande eleganza. Una miscela davvero difficile da ottenere: qui, però, il grande maestro piemontese è riuscito a centrare in pieno l’obiettivo. Parlare di un capolavoro non è inappropriato, perché le credenziali ci sono tutte.
Gli appassionati non hanno dubbi in tal senso: loro l’hanno già scelta come una delle espressioni nobili di quel mondo che gli sta tanto a cuore. Per anni è stata una delle “rosse” da poster per antonomasia. Ancora oggi occupa uno spazio centrale nel cuore di chi ha le quattro ruote nel sangue. Non poteva che essere così per un modello che sfoggia una delle carrozzerie più carismatiche di tutti i tempi.
L’amore per la Ferrari 308 GTS pervade tutti con la stessa intensità, prescindendo dalla generazione di appartenenza. Il merito è di un progetto grafico esemplare, che ha dato vita ad un’estetica da sogno. La Gran Turismo Spider fece il suo debutto in società due anni dopo la versione Berlinetta, nel 1977.
Cuore nobile
Il motore V8 aspirato, da 3 litri di cilindrata, nella prima serie, aveva due valvole per cilindro e si giovava delle generose effusioni energetiche di quattro carburatori Weber 40DCNF. La potenza massima era di 255 cavalli. Una cifra sufficiente a farla scattare da 0 a 100 km/h in 6.5 secondi, con una velocità massima di 252 km/h.
Nel 1980 giunse l’iniezione Bosh K-Jetronic, per rispettare i nuovi limiti USA sulle emissioni inquinanti. La potenza scese a 214 cavalli. Due anni dopo il modello ritrovò il tono delle origini, con la terza serie, la “Quattrovalvole”, spinta da 240 cavalli.
Poi venne il turno della 328 GTS: un nuovo modello, più che una “semplice” evoluzione della 308. Qui il V8 cresceva a 3.2 litri di cilindrata, con benefici energetici ben testimoniati dalla potenza massima di 270 cavalli, per uno 0-100 km/h in 6.4 secondi e una velocità massima di 263 km/h. L’estetica assunse una nuova caratterizzazione, pur nel pieno rispetto della linea di partenza, con dettagli stilistici orientati al miglioramento dell’aerodinamica. Gli interni furono resi più ergonomici.
Ferrari 348 GTS
Prima di lei giunse la TS, lanciata insieme alla TB, quando la 348 venne alla luce nel 1989. Qui, però, ci occupiamo della GTS, in linea con il taglio del post. Lo dobbiamo al titolo, che impone una certa dose di coerenza. In questa veste rappresenta lo step evolutivo del modello lanciato in sostituzione della precedente 328.
Questa vettura ha interpretato in modo diverso il tema dell’auto sportiva con motore V8 disposto alle spalle del pilota. Come già riferito in un’altra circostanza, qui il cuore, a differenza che sull’antesignana, è longitudinale, con cambio trasversale a 5 velocità più retromarcia.
La linea è ricca di carattere e molto armonica nei suoi elementi. Del resto è il frutto della “matita” di Pininfarina, eccellenza assoluta nel settore. Il grande marchio torinese ha firmato le sue forme perfettamente fluide e bilanciate, che regalano note di incredibile equilibrio e coerenza espressiva, da qualsiasi prospettiva di osservazione. Il corpo della Ferrari 348 GTS è scultoreo e monolitico. Nei suoi tratti ogni elemento si concede agli occhi con estrema naturalezza, senza fattori di disturbo.
Una mini Testarossa
La carrozzeria è ancorata a un telaio semi-monoscocca ad alta resistenza torsionale. Una soluzione nuova, diversa dal classico traliccio tubolare in acciaio delle progenitrici. Questa supercar del “cavallino rampante” sposa un approccio stilistico chiaramente ispirato a quello della Testarossa, di cui è una specie di interpretazione in scala.
La parentela si nota, in modo particolare, sulle fiancate, con le vistose lamelle sulle prese d’aria, e sullo specchio di coda, con la griglia di copertura dei gruppi ottici posteriori. Rispetto alla TS, la Ferrari 348 GTS (giunta nel 1993) aveva un migliore comportamento stradale, grazie ad alcuni interventi mirati, che andarono a segno.
Anche la potenza era più alta, toccando quota 320 cavalli. Così il motore V8 aspirato da 3.4 litri esprimeva un vigore maggiore, senza intaccarne l’affidabilità. In questa veste, la 348 liquidava lo scatto da 0 a 100 km/h in 5.4 secondi, mentre la velocità massima si spingeva nel territorio dei 280 km/h.
Il cuore della Ferrari 348 era collocato più in basso di 13 centimetri rispetto a quello della 328, grazie anche all’adozione del carter secco. Questo contribuiva al comportamento più agile e reattivo del modello, di taglio ben più moderno rispetto all’antesignana. Lussuoso l’allestimento dell’abitacolo, che si offriva con note meno spartane rispetto ad altre “rosse”.
Ferrari F355 GTS
Una splendida auto sportiva a 8 cilindri, firmata Pininfarina, che sfoggia una carrozzeria impeccabile, senza particolari fuori posto. Un’eleganza formale davvero sublime, simbolo di bellezza e perfezione. La Ferrari F355 GTS è una delle “rosse” scoperte più seducenti dell’era moderna. Impeccabile l’esecuzione stilistica del modello, che conquista il cuore da qualsiasi prospettiva di osservazione.
Questa fantastica opera del “cavallino rampante” concede agli occhi un’armonia dialettica unica, frutto del perfetto dosaggio degli elementi. Dal frontale alla coda, passando per il profilo laterale e le viste trasversali, l’incedere dei volumi si compie con tratti di grande nobiltà, in un quadro plastico e raffinato, dove tutto fluisce con estrema grazia, senza fattori di disturbo.
Un capolavoro, prezioso negli impeccabili lineamenti e nella trama dei suoi volumi. Anche i dettagli più piccoli si inseriscono amabilmente nel processo narrativo, aggiungendo ulteriori note di splendore a questa splendida supercar, introdotta nel 1995 come versione scoperta dell’omonima berlinetta. Non è una spider in senso stretto, ma le emozioni sono le stesse, grazie al tettuccio apribile rigido, in stile targa.
Propulsore da urlo
La Ferrari F355 GTS si giova della spinta fornita da un motore V8 aspirato da 3.5 litri, che eroga una potenza massima di 380 cavalli. Ai suoi tempi era il punto di riferimento in termini di potenza specifica. Le prestazioni appagavano i bisogni degli appassionati più esigenti, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 4.7 secondi, un chilometro con partenza da fermo in 23.7 secondi e una velocità massima di 295 km/h.
Di grandissimo pregio anche le dinamiche stradali di questa creatura. La Ferrari F355 GTS segnava un progresso importante, sul piano dell’handling, rispetto alle progenitrici. Sublime la colonna sonora che ne accompagna le danze. Il pilota e il suo passeggero hanno l’impressione di avere una magnifica orchestra alle spalle. Abbandonarsi alle note musicali del superbo cuore di questa “rossa” è un fatto assolutamente naturale.
Questa vettura ha messo a frutto, in modo mirabile, l’esperienza maturata dalla casa di Maranello nel mondo delle corse, in particolare in Formula 1. Dal 1997, la F355 GTS poteva essere richiesta anche con il cambio elettroattuato F1, ma sul modello in esame è più intonata all’insieme la trasmissione classica, quella con la leva che scorre sulla classica griglia cromata. Ancora oggi questa vettura fa sognare e continua ad essere considerata da tutti come una delle opere più belle dell’era moderna del “cavallino rampante”.
Ferrari 296 GTS
Questa è l’auto che declina nel modo più moderno il concetto delle Gran Turismo Spider. Diciamo che è la più prestazionale in assoluto della serie. In pista gira su tempi inferiori a quelli della 812 GTS, non inserita in questa lista perché il suo V12 da 800 cavalli è disposto in posizione anteriore. Lo scarto fra i due modelli non è mostruoso, ma basta a far capire di che pasta è fatta la sorella minore.
La Ferrari 296 GTS è anche più sportiva nel look, maggiormente connesso a quello dei prototipi da gara degli anni sessanta e settanta, che tanto hanno fatto sognare gli appassionati. Rispetto alle versione GTB presenta, come è ovvio, un trattamento diverso della parte alta della carrozzeria.
Cambia l’approccio anche rispetto alle versioni con tettuccio rigido retrattile delle serie precedenti (458, 488, F8). A segnare lo stacco ci pensano l’arco sul lunotto, la finestra sul motore, le nervature dorsali: ecco in cosa si differenzia il suo stile nel confronto con le progenitrici.
Evoluzione della specie
Questa straordinaria vettura è l’espressione più recente di una sequenza di vetture open air, lanciata dalla F355 Spider e poi proseguita con la 360 Spider e la F430 Spider. Dal punto di vista concettuale ed architettonico, però, si connette maggiormente con le successive 458 Spider, 488 Spider ed F8 Spider, di cui è una sorta di erede, per via del tetto rigido retrattile (RHT).
La parte meno riuscita, dal punto di vista stilistico, è a mio avviso il frontale, dove il modello fatica ad esprimere una connessione con la tradizione più brillante del marchio. Il resto, invece, profuma di storia, per gli evidenti collegamenti con la fisionomia stilistica della 250 Le Mans. Tutto questo, ovviamente, in una tela avveniristica, dove i vecchi stilemi sono reinterpretati, guardando al futuro.
Come motore, per la Ferrari 296 GTS è stato scelto un V6 biturbo da 2992 centimetri cubi di cilindrata, con angolo di 120° fra le bancate, accoppiato a propulsore elettrico plug-in (PHEV). La potenza complessiva è di 830 cavalli. Il sound è degno di una vettura a dodici cilindri ed accompagna soavemente le danze del modello, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi e da 0 a 200 km/h un 7.6 secondi. La velocità massima si spinge nel territorio dei 330 km/h. Il tempo sul giro messo a segno sulla pista di Fiorano è di 1’21″80, con uno svantaggio di soli 8 decimi sulla versione chiusa.