Le Peugeot 504 Coupé e Cabriolet sono vetture di grande fascino, dove di coglie il senso del gusto di Pininfarina, che ne ha firmato lo stile. Queste due versioni hanno declinato in modo sportivo l’omonima berlina del 1968, vincitrice del premio Auto dell’Anno nel 1969, quando per esse suonò la campanella del debutto sul mercato.
Entrambe furono assemblate in Italia, presso la nota carrozzeria torinese, trattandosi di modelli quasi di “nicchia”, con volumi produttivi non particolarmente alti. La meccanica non differiva da quella dell’auto a quattro porte, ma si coniugava a un design molto più seducente, che sapeva guadagnare gli sguardi.
Pininfarina, nello sviluppo delle Peugeot 504 Coupé e Cabriolet, accorciò di ben 19 centimetri il passo della berlina, conferendo un’impronta stilistica completamente diversa e decisamente più moderna e affascinante. In linea con la sua tradizione creativa, seppe miscelare con gusto la fluidità, le note sportive e l’eleganza, rendendo molto appetibili sul piano visivo sia la versione scoperta che quella chiusa.
Il frontale è sottile e aggressivo, grazie anche al cofano spiovente. Molto snella pure la parte posteriore, caratterizzata dai gruppi ottici a tre elementi obliqui, ripresi in anni recenti dalla casa automobilistica francese. Nella trasformazione della Peugeot 504 Coupé in Cabriolet, Pininfarina seppe confermare la scorrevolezza stilistica della Coupé, facendo appello a una capote in tela che ricalcava la sagoma del padiglione metallico dell’altra.
Come già scritto, entrambe queste vetture ereditavano la meccanica della berlina. Sotto il cofano anteriore trovava spazio la stessa unità propulsiva a 4 cilindri, da 1.8 litri, con iniezione meccanica Kugelfischer, in grado di sviluppare una potenza massima di 97 cavalli. Uguale anche la trasmissione manuale a 4 marce, ma con leva del cambio ora posizionata sul pavimento.
Nel 1970, in linea con quanto accadde sulla versione a 4 porte, anche le Peugeot 504 Coupé e Cabriolet videro crescere la cilindrata a 1971 centimetri cubi, per una potenza di 104 cavalli. Con questo cuore divenne disponibile, in alternativa, il cambio automatico a 3 rapporti ZF, fino al 1973 su entrambe le carrozzerie, dopodiché solo in abbinamento alla coupé.
Nel 1974, le due vetture sportiveggianti del “leone” furono sottoposte a una leggera revisione stilistica. Il restyling si focalizzò sui gruppi ottici, sia anteriori che posteriori, che guadagnarono un nuovo look unificato, di taglio rettangolare. Cambiamenti furono attuati pure nell’abitacolo, con progressi nella qualità delle finiture.
Fece il suo debutto, sia sulla Peugeot 504 Coupé che sulla 504 Cabriolet, un motore V6 PRV a carburatore da 2664 centimetri cubi di cilindrata, che prese il posto della precedente unità da 2 litri. La potenza crebbe a quota 136 cavalli, per un temperamento dinamico molto più spumeggiante. Anche con questo nuovo cuore, il cambio automatico a 3 rapporti rimase disponibile solo per la versione chiusa.
Il motore da 2 litri rientrò in scena in Italia nel 1978, per bypassare l’IVA pesante varata nel Belpaese per le auto di cilindrata superiore. I cavalli crebbero di 2 unità rispetto a prima, portandosi a quota 106, grazie a una diversa curva di erogazione. Contemporaneamente il 6 cilindri, relegato alle sole Coupé, ricevette finalmente un cambio manuale a 5 marce e l’alimentazione ad iniezione Bosch K-Jetronic. Il vigore energetico ottenne un’ulteriore spinta, portandosi a 144 cavalli.
Sulla Cabriolet il ritorno del propulsore 2 litri portò invece al pensionamento del V6. Un altro restyling, per entrambi i modelli di cui ci stiamo occupando, giunse nel 1980. Anche qui i ritocchi furono marginali. Il più evidente, l’arrivo di paraurti più massicci, ora in tinta con la carrozzeria. Le versioni duemila ricevettero finalmente un cambio a 5 marce mentre, dal 1981, la Coupé V6 guadagnò nuovi cerchi in lega.
Il congedo dal mercato delle Peugeot 504 Coupé e Cabriolet giunse nell’estate del 1983. Da segnalare, per la versione chiusa, i successi sportivi raccolti nei rally e nei raid africani, che misero in mostra la sua robustezza. Su tutti, meritano di essere menzionati i trionfi messi a segno al Rally della Costa d’Avorio del 1976 e 1978 e al Rally Safari del 1978, con la motorizzazione V6.