Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha espresso forte preoccupazione per il declino della produzione automobilistica in Italia, sottolineando come il Paese sia l’unico al mondo con un solo grande produttore e, allo stesso tempo, stia vivendo un drastico calo dei volumi produttivi. Nel 2024, ha affermato Landini, il numero di auto prodotte in Italia è tornato ai livelli del 1957. Nonostante una capacità produttiva di due milioni di veicoli all’anno, la produzione effettiva è stata di poco inferiore alle 400mila unità.
Per Landini la crisi dell’auto in Italia è colpa di Stellantis e del governo
Secondo il leader sindacale, questa situazione è insostenibile e richiede interventi urgenti. Ha attribuito parte della responsabilità al gruppo Stellantis per le scelte strategiche compiute negli ultimi anni, ma ha anche evidenziato la mancanza di politiche industriali adeguate da parte del governo. Le dichiarazioni sono state rilasciate a Napoli, durante l’avvio della campagna della CGIL per promuovere la partecipazione al voto su cinque quesiti referendari.
Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha replicato alle affermazioni della premier Giorgia Meloni, che aveva definito “tossico” l’atteggiamento conflittuale di alcuni sindacati nei rapporti con lo Stato e i corpi intermedi. “Penso che in questo Paese sia tossico non pagare le tasse, fare i condoni, non aumentare i salari, essere precari e vedere i giovani costretti a emigrare perché sfruttati”, ha dichiarato Landini.
Il leader sindacale ha poi sottolineato che “il conflitto è una risorsa democratica, perché senza conflitto non esisterebbero mediazione, democrazia e diritti conquistati nel tempo”. Ha quindi accusato il governo di voler “comandare senza confronto con nessuno” e ha criticato la gestione dei contratti pubblici: “Con un’inflazione del 17-18%, offrire un aumento del 6% significa ridurre il potere d’acquisto dei salari e mantenere una precarietà inaccettabile”.
I quesiti referendari proposti mirano a modificare alcune norme esistenti, in particolare con l’abrogazione di alcune disposizioni del Jobs Act. Inoltre, due dei quesiti affrontano temi di grande rilevanza sociale: il primo punta a estendere la responsabilità in solido alle imprese appaltanti per gli infortuni sul lavoro che avvengono nei cantieri affidati in subappalto, mentre il secondo propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza in Italia necessario affinché i cittadini stranieri possano presentare domanda per ottenere la cittadinanza. Questi temi sono al centro del dibattito promosso dalla CGIL, che ha avviato una campagna di sensibilizzazione per favorire la partecipazione al voto.