Stellantis ha avvisato la sua rete di concessionari negli Stati Uniti che l’imposizione di nuove tariffe del 25% sulle importazioni da Canada e Messico potrebbe penalizzare i suoi marchi di punta rispetto ai concorrenti asiatici ed europei.
Secondo un’e-mail reperita da Reuters il 4 marzo 2025, il gruppo automobilistico starebbe cercando di negoziare con l’amministrazione Trump per ottenere agevolazioni o soluzioni alternative per mitigare gli effetti negativi di queste misure.
I dazi potrebbero mettere in difficoltà marchi iconici come Chrysler, Dodge, Jeep e Ram, rendendo i loro prodotti meno competitivi rispetto a quelli di brand giapponesi, coreani ed europei, che attualmente non sono soggetti a dazi simili. Non è ancora chiaro se questa situazione porterà a rincari sui listini o quali potrebbero essere le conseguenze dirette sui prezzi di vendita.
Negli ultimi mesi, numerose case automobilistiche hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto di queste misure, ma Stellantis rischia di essere colpita in modo particolarmente severo. Già nel 2024, il gruppo ha registrato un indebolimento dei profitti, aggravato dalla dipendenza dalle importazioni nordamericane e da un’intensa fase di ristrutturazione.
La tensione tra Stellantis e i suoi concessionari statunitensi potrebbe ulteriormente aggravarsi. Già nel settembre 2024, le concessionarie avevano pubblicato una lettera aperta criticando la gestione dell’allora CEO Carlos Tavares, definendola una strategia fallimentare. La situazione si era ulteriormente complicata quando, alcuni mesi dopo, Tavares ha lasciato l’incarico e Stellantis non ha ancora nominato un sostituto.
L’incertezza generata dai dazi ha avuto conseguenze dirette anche sui piani industriali. Il 21 febbraio, Stellantis ha sospeso il piano di ristrutturazione del suo stabilimento di assemblaggio a Brampton, in Ontario. Un portavoce Stellantis ha comunque dichiarato che la pausa sia necessaria per rivalutare la gamma di veicoli per il Nord America, ma il caos e l’incertezza che attanagliano il settore automobilistico nordamericano stanno avendo impatti diretti sui lavoratori”.