Le Ferrari GTS hanno sempre avuto un fascino speciale. Questa sigla, di lungo corso, è l’acronimo di Gran Turismo Spider. Non credo sia necessario aggiungere altro per capire di che tipo di vetture si tratta. La natura scoperta permette di gustare en plein air le emozioni sensoriali regalate dalle opere del “cavallino rampante”, allargando la gamma della fruizione. Il tutto con un piccolissimo dazio sulle doti dinamiche, prodotto dal peso superiore e dalla robustezza leggermente inferiore di questi modelli.
Nell’articolo odierno ho scelto quelle che, a mio avviso, sono le espressioni più riuscite, sul piano estetico, della specie. Mancano due “rosse” che avrei inserito volentieri nella rosa, se questa non si fosse limitata a 3 modelli. Quali sono? La Ferrari 812 GTS, a mio avviso meno equilibrata nel design, e la 348 GTS, le cui alchimie volumetriche generali sono in pratica le stesse della F355. Dovendo scegliere fra le due, ho optato per la più recente, dalla grafica più pulita, anche se l’altra non è certo da meno, con i suoi spettacolari richiami alla mitica Testarossa, che la rendono più futuristica. Scopri con noi le Ferrari GTS più belle dell’era moderna.
Ferrari 308 GTS: un mito in 3 generazioni
La Ferrari 308 GTS è una delle rosse più iconiche di sempre, oltre che una della più grandi regine di bellezza in ambito automobilistico. Nel definirne i tratti, Leonardo Fioravanti ha dato vita per Pininfarina ad un incredibile capolavoro di design, che ha superato a testa alta le insidie del tempo e delle mode. Ancora oggi, la carrozzeria di questo gioiello richiama gli sguardi in ogni contesto ambientale, lasciando tutti a bocca aperta. Si fatica a credere che l’auto in esame sia nata quasi mezzo secolo fa.
Qui, come riferito in un’altra circostanza, si è raggiunta una perfetta armonia delle linee, con codici espressivi vigorosi e impeccabili alchimie volumetriche. Il risultato? Un’interpretazione materica seducente e unica. La sua estetica da sogno entra nel cuore, a prescindere dall’età anagrafica di chi la osserva. Oltre che sportiva, è pure elegante a carismatica. Impossibile confonderla con altre auto. Insieme alla sorella chiusa, giunta prima di lei, quando le lancette del tempo segnavano l’anno 1975, potrebbe trovare spazio nelle sale più importanti dei principali musei d’arte del pianeta, senza suscitare la benché minima critica, pur avendo una natura funzionale. Qui la creatività umana si sublima. Chapeau!
La Ferrari 308 GTS, nata nel 1977, declina in versione “targa” la berlinetta chiusa dotata dello stesso codice numerico. Dispone di un tettuccio rigido asportabile che, all’occorrenza, può essere riposto dietro i due sedili, per tuffarsi nelle emozioni inebrianti della guida en plein air. Dotata di telaio in traliccio di tubi di acciaio, variamente dimensionati, gode della spinta di un motore V8 aspirato da 3.0 litri di cilindrata, inizialmente a due valvole per cilindro e con quattro carburatori Weber 40DCNF a placarne la sete. I cavalli messi al servizio del piacere erano 255 cavalli a 7.700 giri al minuto, sulla versione europea, per uno scatto da 0 a 100 km/h in 6.5 secondi e una velocità massima di 252 km/h.
Nel 1980 giunse la variante a iniezione Bosh K-Jetronic, per ottemperare le norme antinquinamento del ricco mercato statunitense. La potenza scese a 214 cavalli, a 6.600 giri al minuto. Ciò non piacque agli appassionati. Per questo la casa di Maranello corse presto ai ripari, presentando nel 1982 la versione Quattrovalvole, con 240 cavalli a 7.000 giri al minuto. Il sorriso tornò nel volto dei clienti. La Ferrari 308 GTS ha ispirato lo stile delle “rosse” successive. Diversi i suoi ruoli cinematografici. Il più importante fu quello nella serie televisiva di Magnum P.I.
F355 GTS: oltre 30 anni di emozioni a cielo aperto
Anche qui l’eleganza la fa da padrona. Difficile trovare un’altra auto sportiva così muscolare e al tempo stesso pulita nei tratti che disegnano la sua carrozzeria. Il merito è ancora una volta di Pininfarina, che si è espresso a livelli sublimi in questa rivisitazione stilistica della 348, base di partenza del nuovo progetto grafico. Quest’ultimo è stato accompagnato da grandi modifiche sottopelle, che hanno dato alla proposta la dignità di un nuovo modello, nettamente superiore a quello precedente, su tutti i fronti. Farsi rapire dai lineamenti fluidi e dai volumi flessuosi della silhouette è un fatto di estrema naturalezza.
Credo che nessuno possa esprimere critiche al design della Ferrari F355 GTS, impeccabile su tutti i fronti. Sembra sia stata disegnata ieri, ma sono passati più di 30 anni dal debutto, che avvenne nel 1994. Qui lo studio aerodinamico è molto spinto, ma non sporca per nulla l’equilibrio formale, a differenza di quanto accade su proposte di epoca più recente. L’alta capacità deportante del modello si lega allo sfruttamento ottimale della sesta faccia, il fondo, completamente carenato. La sue alchimie generano un effetto risucchio, che incolla l’auto al suolo, come se vi fossero dei vistosi alettoni nella parte visibile del corpo vettura. Anche in questo ambito è stato fatto un lavoro coi fiocchi.
Rispetto alla già citata 348 siamo molto oltre. Il design, inoltre, si connette meglio alla tradizione del marchio, pur essendo meno esotico ed hi-tech rispetto alla sorella che è andata a sostituire. Nella splendida Ferrari F355 GTS la sigla racconta molte delle sue caratteristiche. Le tre lettere finali sono l’acronimo di Gran Turismo Spider è mettono in risalto la natura del mezzo, dotato di tettuccio rigido asportabile. Il codice numerico illustra la cilindrata di 3.5 litri del motore V8 e la presenza delle 5 valvole per cilindro. Grazie all’uso di materiali sperimentati nel mondo delle corse, come le bielle in titanio derivate dalla F1, segna la bellezza di 380 cavalli a 8.500 giri al minuto. Da record la potenza specifica.
Il vigore energetico viene liberato con musicalità meccaniche da urlo. Sublime il crescendo rossiniano, che non si finirebbe mai di ascoltare. Anche se con lei il cambio elettroattuato F1 ha fatto il suo debutto commerciale, questa vettura va scelta rigorosamente col classico manuale a 6 marce, più intonato alla sua natura di auto ancora molto analogica e fisica. Notevole il quadro prestazionale, agevolato dal peso di soli 1.350 chilogrammi: accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.7 secondi, da 0 a 1.000 metri in 23.7 secondi, punta velocistica di oltre 295 km/h. Alla bontà del comportamento stradale concorrono le sospensioni a controllo elettronico.
Ferrari 296 GTS: un salto in avanti generazionale
Con lei ci spostiamo ai nostri giorni, perché siamo al cospetto di un’auto recente, presente nel listino attuale del marchio emiliano. Il salto dalla F355 GTS a questa è motivato dall’assenza di versioni con la stessa sigla nelle “rosse” di pari segmento dell’era successiva. Le varie 360, F430, 458, 488 ed F8 hanno seguito filosofie o denominazioni diverse. Come le ultime tre della lista si giova di un tetto rigido retrattile (RHT), ma rompe con la continuità stilistica della soluzione applicata alle più fresche V8 scoperte dell’era moderna. Qui, infatti, dietro l’abitacolo, c’è una sorta di roll-bar ad arco, connesso alla tradizione delle Sport del “cavallino rampante”.
Se altri modelli fra quelli prima citati avessero portato la sigla GTS, al posto della 296, nel trio in esame, ci sarebbe stata probabilmente una vettura diversa. Questo non significa affatto che sia una scelta di ripiego. Tutt’altro. La vettura in esame è infatti di sublime splendore. Dal mio punto di vista, ha una coerenza stilistica sconosciuta alla 812 GTS, in forza delle sue proporzioni e delle sue fluidità espressive, che danno vita a una carrozzeria di grande plasticità espressiva. Evidenti i richiami alla 250 Le Mans.
La parte più bella è quella posteriore e di 3/4 posteriore. Anche il profilo laterale è al top. Si poteva fare meglio, invece, nel frontale, ma forse Flavio Manzoni, capo dei designer di Maranello, si rifarà sulla Versione Speciale, ormai prossima al debutto. Dal punto di vista tecnico, la Ferrari 296 GTS scrive un nuovo capitolo nel prestigioso libro delle auto sportive del “cavallino rampante” da vivere a cielo aperto. Qui la spinta fa capo a un motore meno frazionato di quello che animava le danze delle sue progenitrici.
Cuore pulsante del modello è infatti un V6 biturbo da 2.992 centimetri cubi di cilindrata, accoppiato a un’unità elettrica plug-in (PHEV). Ne deriva una potenza combinata di 830 cavalli a 8.000 giri al minuto: una cifra mai vista su una “piccola” della gamma. Ne derivano uno scatto da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi, da 0 a 200 km/h in 7.6 secondi e una velocità massima di 330 km/h. Il tempo sul giro messo a segno sulla pista di Fiorano è di 1’21″80, con uno svantaggio di soli 8 decimi sulla versione chiusa.
Molto incisiva l’azione frenante, testimoniata dai 107 metri richiesti per arrestare la vettura da una velocità di 200 km/h. Il piacere di guida è al top. Si sublima con le sonorità meccaniche del cuore rampante, che suona meglio del V8 biturbo delle 488 ed F8, ricordando, in tono minore, le alchimie sonore delle sorelle maggiori spinte dal favoloso motore V12, riferimento ingegneristico e melodico assoluto della specie automobilistica.