La situazione per Alfa Romeo e Maserati non è mai stata così preoccupante, e per dirla tutta, sembra che il futuro di questi marchi premium italiani stia andando a rotoli più velocemente di quanto si potesse immaginare.
Tra vendite in picchiata, margini ridotti e un mercato americano sempre più ostile, i due brand non stanno certo navigando in acque tranquille. A complicare ulteriormente le cose, ci si mette anche l’inasprimento dei dazi statunitensi, che potrebbe essere la mazzata finale per chi come Alfa Romeo e Maserati è fortemente esposto alle esportazioni. Insomma, la crisi è reale, e non si può più ignorare.
Stellantis, il colosso che controlla i due marchi, ha quindi deciso di chiedere aiuto ai consulenti strategici di McKinsey & Co., incaricandoli di fare una sorta di “diagnosi” sul futuro di Alfa Romeo e Maserati.
Secondo le voci riportate da Bloomberg, il presidente di Stellantis, John Elkann, avrebbe chiesto a McKinsey di esplorare diverse opzioni, tra cui alleanze con partner asiatici o la condivisione di nuove tecnologie, senza tralasciare idee più drastiche come un possibile spin-off di Maserati. Per dirla in parole povere, Stellantis sta cercando di capire se c’è ancora vita per questi marchi, o se il loro destino sia segnato. Il problema principale risultano al momento i dazi americani, che al 25% potrebbero erodere ulteriormente i già magri margini di Stellantis.
Maserati e Alfa Romeo non hanno siti produttivi fuori dall’Europa, e quindi ogni veicolo destinato agli Stati Uniti sarà soggetto a queste tariffe, con conseguente aumento dei prezzi e, probabilmente, un calo delle vendite. E qui arriva la notizia più preoccupante: Maserati realizza circa il 35-40% delle sue vendite negli States, e le sue performance nel 2024 sono state un vero disastro: un crollo delle consegne del 57%, entrate dimezzate e una perdita operativa di ben 260 milioni di euro. Per non parlare di un margine negativo del 25%. Una catastrofe, insomma.
Anche Alfa Romeo non se la passa meglio. Le vendite globali sono crollate a poco più di 60.000 unità, con un calo del 19% solo negli States. Una discesa che, onestamente, sembra difficile da fermare senza un intervento serio.