Il 20 aprile 1955, durante il Salone dell’Auto di Torino, Alfa Romeo svelò al pubblico la Giulietta Berlina, un modello destinato a rivoluzionare il panorama automobilistico italiano. Con il suo stile raffinato, le soluzioni tecniche all’avanguardia, l’anima sportiva e un prezzo accessibile, la Giulietta Berlina divenne ben presto l’emblema di una nuova epoca, incarnando le aspirazioni di un’intera generazione e diventando un simbolo del boom economico del dopoguerra. A settant’anni esatti da quel debutto, Stellantis Heritage e Alfa Romeo celebrano un’auto che segnò una svolta storica, sancendo il passaggio definitivo dell’azienda da una produzione artigianale a un vero processo industriale. Se con la 1900 si era posta la base, fu la Giulietta a proiettare Alfa Romeo nel futuro, industrializzando il suo know-how tecnico.
Con oltre 130.000 esemplari prodotti tra il 1955 e il 1964, la Alfa Romeo Giulietta Berlina ha ridefinito il concetto di vettura di medie dimensioni
Roberto Giolito, Responsabile Heritage Stellantis, ha dichiarato: ” La Giulietta Berlina ha portato il DNA sportivo di Alfa Romeo nella vita quotidiana degli italiani, rendendo l’ingegneria di alto livello e le aspirazioni alla portata di una classe media emergente. Questo modello è stato in grado di fondere il prestigio delle vetture sportive del Biscione con la funzionalità di un’auto familiare, affermandosi come simbolo di progresso e rinascita nell’Italia del dopoguerra”.
Nei primi anni Cinquanta, Alfa Romeo, forte dei trionfi ottenuti in Formula 1 con l’Alfetta — vittoriosa nel campionato del mondo nel 1950 con Nino Farina e nel 1951 con Juan Manuel Fangio — avvertì la necessità di ampliare la propria produzione e rivolgersi a un pubblico più ampio. L’obiettivo era chiaro: mantenere l’eleganza, l’innovazione tecnologica e le performance che da sempre caratterizzavano il marchio, rendendole però accessibili a una platea più vasta. Fu con questa visione che nacque la Giulietta, una vettura compatta, moderna e relativamente economica, pensata per conservare lo spirito sportivo e l’eleganza tipica delle auto del Biscione.
In modo del tutto inaspettato, però, a fare il suo debutto per prima non fu la berlina, bensì la versione coupé: la Giulietta Sprint, presentata ufficialmente al Salone dell’Automobile di Torino nel 1954. Disegnata da Franco Scaglione per conto della carrozzeria Bertone, la Sprint si rivelò fin da subito un successo clamoroso. Era una coupé agile e dalle prestazioni brillanti, spinta da un motore inferiore ai 1500 cc, ma capace di offrire un’esperienza di guida entusiasmante.
Lo stesso Scaglione, nel corso di quegli anni, firmò altre creazioni leggendarie per Alfa Romeo, tra cui la “2000 Sportiva”, la futura “Giulietta Sprint Speciale” e, nel 1967, la straordinaria “33 Stradale”, considerata ancora oggi una delle più belle auto mai costruite. Sull’onda dell’apprezzamento riscosso dalla 1900, Alfa Romeo decise quindi di proporre una coupé più compatta ma dotata di caratteristiche tecniche ancora più raffinate, presentandola per la prima volta prima della berlina. Questo segnò un momento storico per il marchio: il suo ingresso ufficiale nel segmento delle compatte ad alte prestazioni, con motori di cilindrata contenuta ma dallo spirito decisamente sportivo.
Alfa Romeo sfruttò il fascino e la sportività della Sprint per creare fermento in vista dell’arrivo della Giulietta Berlina, in uscita l’anno successivo e prevista per una produzione limitata. Tuttavia, l’accoglienza ricevuta dalla Giulietta Sprint cambiò tutto. Dopo il Salone dell’Auto di Torino, i concessionari Alfa Romeo furono travolti dall’entusiasmo e la Giulietta Sprint fu un successo commerciale immediato, spingendo Alfa Romeo ad accelerare lo sviluppo della berlina. Così, il 20 aprile, debuttò la Giulietta Berlina, segnando la prima volta che un modello compatto così potente fu concepito come un’auto familiare. Dopo la 1900, l’azienda milanese aveva sviluppato il suo concetto di berlina sportiva di dimensioni normali. Alfa Romeo la definì “l’auto di famiglia che vince le corse”. Capace di battere record nelle mani di gentlemen driver e futuri campioni, il suo slogan affermava che “la guida anche la mamma”. Così, iniziò una nuova era e Alfa Romeo fu pioniera del concetto di “guida sportiva alla portata di tutti”.
Si potrebbe sostenere che la Giulietta abbia inventato una nuova classe di vetture da 1300 cc, destinate a diventare uno standard europeo. Per non parlare del fatto che non esistevano berline prodotte in serie al mondo in grado di eguagliare la meccanica e le prestazioni della Giulietta. Ecco perché ha rappresentato una svolta. E, a testimonianza dell’eredità Alfa Romeo, questo modello è ancora attuale dopo tutti questi anni. Nello specifico, il design fu sviluppato dall’Ufficio Stile Alfa Romeo e richiama elementi della Sprint sul frontale, anticipando l’identità estetica della futura gamma – quello che oggi chiamiamo “family feeling”.
Tecnicamente avanzata, la Giulietta si avvaleva di soluzioni all’avanguardia per l’epoca. Ad esempio, sotto il cofano c’era un motore bialbero da 1290 cc che erogava 53 CV e raggiungeva una velocità massima di 140 km/h, incredibile per l’epoca, grazie al suo peso ridotto di 870 kg. Il raffinato motore della Giulietta era realizzato in alluminio (una novità assoluta per il mondo dell’automobilismo), così come la scatola del cambio e del differenziale. Le canne dei cilindri erano montate a pressione in ghisa speciale. Il sistema di distribuzione era a doppio albero a camme in testa (una soluzione unica per un piccolo propulsore all’epoca), mentre l’albero motore era montato su cinque cuscinetti.
L’auto a trazione posteriore era degna di nota anche per il cambio al volante (nel 1957 fu disponibile in alternativa una leva della frizione) e per il freno a mano a tirante, posizionato sotto la plancia a sinistra del volante. Anche le sospensioni anteriori erano indipendenti con molle elicoidali, bracci trasversali e barra stabilizzatrice. Anche le sospensioni posteriori erano indipendenti con molle elicoidali, bracci trasversali superiori e montanti. L’impianto frenante era assicurato da quattro tamburi prodotti con una speciale procedura di fusione Alfa Romeo.
È importante evidenziare come la produzione della Giulietta Berlina abbia rappresentato un momento di svolta anche per l’Alfa Romeo. Pur essendo stata la 1900 la prima vettura realizzata in serie, fu proprio la Giulietta a determinare la trasformazione dello stabilimento del Portello in una vera e propria fabbrica moderna. Nei primi anni Cinquanta, infatti, l’impianto milanese era ancora strutturato per una produzione quasi artigianale, con una capacità limitata a circa 50 unità al giorno. L’arrivo della Giulietta, unito al contributo decisivo dell’ingegnere austriaco Rudolf s’Hruska, portò a una completa revisione del processo produttivo: vennero introdotte nuove linee di montaggio, ottimizzati i flussi interni e razionalizzate le fasi di lavorazione. In pochi anni, la produzione giornaliera raggiunse le 200 vetture, segnando un netto salto di qualità. Questo cambiamento non fu solo numerico, ma anche culturale: Alfa Romeo abbandonava la dimensione esclusiva per affermarsi come protagonista dell’industria automobilistica europea.
La Giulietta è entrata a far parte dell’immaginario collettivo italiano, diventando un’icona di stile e progresso. È apparsa in film come Oppiacei ’67 di Dino Risi , accanto a star del cinema come Marcello Mastroianni, Sophia Loren e Vittorio Gassman. Nel 1960, il modello 100.001 fu celebrato dalla musa di Fellini, Giulietta Masina, consolidando ulteriormente il legame dell’auto con la cultura italiana. È interessante notare che, a ulteriore esempio della sua importanza tecnica e simbolica, la Giulietta Berlina apparve sulla prima copertina della rivista Quattroruote nel febbraio del 1956. Il nome stesso “Giulietta” è parte della sua leggenda, con due versioni concorrenti che ne attestano l’origine.
Secondo una versione, l’idea del nome “Giulietta” sarebbe nata da Madame De Cousandier, moglie del poeta Leonardo Sinisgalli; un’altra invece racconta di un principe russo che, durante un evento a Parigi nel 1950, si rivolse ironicamente ai dirigenti dell’Alfa Romeo chiedendo: “Ci sono otto Romeo tra voi e nessuna Giulietta?”. Qualunque sia l’origine reale del nome, quattro anni più tardi venne presentata la prima Giulietta: la Sprint, a cui seguirono numerose varianti nel tempo. Tra queste, la Berlina, la Spider disegnata da Pininfarina pensata per il mercato americano (come la Sprint, anche in versione Veloce), la raffinata Sprint Speciale firmata ancora da Bertone e la sportiva Giulietta SZ realizzata da Zagato. Si vocifera perfino dell’esistenza di una versione station wagon chiamata Promiscua. Tra il 1954 e il 1965, vennero prodotte complessivamente 177.690 Giulietta, di cui ben 130.000 in versione Berlina.
In sintesi, prestazioni senza precedenti, una dinamica di guida ispirata alla pista e un design inconfondibile rendono la Giulietta non solo un pilastro della storia Alfa Romeo, ma anche un simbolo di italianità capace di coniugare tecnologia e poesia, velocità e grazia, sogno e realtà. E la sua eredità passerà all’altrettanto leggendaria Giulia, che ne perfezionò le caratteristiche in termini di prestazioni e innovazione e proseguì la tradizione Alfa Romeo di creare vetture compatte di segmento superiore.