Nel 2025 l’Alfa Romeo 33 celebra ben trent’anni dall’addio alla produzione, lasciandoci con la nostalgia per una delle vetture più iconiche e sottovalutate nella lunga storia del marchio del Biscione.
Introdotta nel 1983, fu una delle ultime automobili progettate quando Alfa Romeo era ancora sotto il controllo dell’IRI, prima dell’acquisizione da parte di Fiat. Negli anni Ottanta, la casa milanese si affidava a due architetture principali: quella a trazione anteriore con motori boxer, derivata dall’esperienza maturata con l’Alfasud, e quella a trazione posteriore con meccanica transaxle e il celebre ponte De Dion, utilizzata per modelli più sportivi come l’Alfetta e, successivamente, la 75.
L’Alfa Romeo 33 nacque in un periodo di forti difficoltà economiche per l’azienda, e per contenere i costi si decise di costruirla in modo intelligente ed economico, quindi sfruttando il pianale dell’Alfasud, seppur rivisitato. I freni posteriori a disco vennero sostituiti con tamburi, mentre quelli anteriori vennero spostati dal differenziale alle ruote, con un lieve compromesso dinamico ma un vantaggio in termini di produzione. Le sospensioni anteriori erano a schema McPherson, mentre al posteriore si adottava un assale rigido con barra Panhard.
Il design portava la firma del Centro Stile Alfa Romeo, guidato da Ermanno Cressoni. Linee tese, profilo a cuneo e un portellone posteriore spezzato rendevano la silhouette filante e moderna. L’abitacolo, dominato da elementi circolari, posizionava il blocchetto d’accensione a sinistra, in perfetto stile racing.
Lanciata in due varianti, la Alfa Romeo 33 conquistò presto il pubblico. Già nel 1984 la gamma si ampliò: arrivarono versioni più potenti, la trazione integrale inseribile e la sportiva 1.5 Quadrifoglio Verde da 105 CV. Pininfarina contribuì con la Giardinetta Sport Wagon, introdotta con 14 cm in più di lunghezza e 4×4 di serie.
Nel 1986, con l’ingresso in Fiat, la 33 dovette attraversare un restyling: nuovi frontali, motori come il 1.7 da 114 CV e persino un 1.8 turbodiesel tre cilindri VM. La seconda serie del 1989 portò cambiamenti ancora più marcati, tra cui il debutto del 1.7 16V da 132 CV e una trazione integrale permanente con giunto viscoso.
La produzione di questa celeberrima Alfa Romeo, come anticipato, terminò nel 1995, dopo aver sfiorato il milione di unità vendute. Una carriera longeva per un’auto che ha saputo unire sportività, praticità e ingegno tecnico.