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Ferrari 330 P4 con Jean Alesi e Charles Leclerc in pista al Paul Ricard | Video

Con il capolavoro emiliano, i due piloti si sono immersi nella storia più romantica del motorsport.

Ferrari 330 P4
Screen shot da video IG portalracing.formula1

La Ferrari 330 P4 è la Sport più iconica e seducente di tutti i tempi. Incredibile il fascino che emana. Jean Alesi ha avuto la possibilità di guidarla, con Charles Leclerc al suo fianco, sul circuito Paul Ricard, a Le Castellet (Francia). L’occasione è stata offerta dalla settima edizione del KENNOL Grand Prix de France Historique, andata in scena dal 25 al 27 aprile.

L’evento, davvero eccezionale, è stato incentrato quest’anno sul 20° anniversario del trionfo raccolto nel 2005 dal team Renault e da Fernando Alonso nel campionato del mondo di Formula 1. Il momento più emozionante, però, è stato offerto dall’azione in pista della già citata Ferrari 330 P4.

Al volante il coriaceo Jean Alesi, pilota transalpino di origini siciliane, che difese i colori delle “rosse” nel Circus per una lunga parentesi temporale: dal 1991 al 1995. Insieme a lui, nell’abitacolo del fantastico prototipo emiliano, un passeggere d’eccezione: Charles Leclerc, attuale stella del “cavallino rampante”, in coppia con Lewis Hamilton, nella massima serie del motorsport.

Superfluo dire che la miscela fra la straordinaria auto e i prestigiosi protagonisti della passerella tra i cordoli del circuito Paul Ricard è stata inebriante, direi di portata storica. Nei due video che accompagnano questo post è possibile vivere delle riprese interne ed esterne, condite dal meraviglioso sound della “belva” emiliana. Una vera sinfonia.

La Ferrari 330 P4 ha un fascino sublime. Incredibile come un’auto da corsa, destinata al mondiale marche, possa esprimersi con un simile apparato stilistico. Al suo cospetto vacilla lo splendore delle vetture espressamente pensate per i concorsi d’eleganza. Il tutto senza inficiare, nemmeno in minima parte, gli aspetti funzionali. Questi ultimi sono sempre prevalenti (e in modo netto) sui bolidi da corsa, ma nella “rossa” in esame si coniugano in modo incredibile alla scienza della bellezza.

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La carrozzeria della “nostra” creatura rampante si concede alla vista con alchimie espressive di altissimo pregio, che ne fanno un’opera d’arte assoluta. A plasmare i fogli di alluminio, per dar vita a questa scultura a quattro ruote, ci pensò Piero Drogo, con una maestria incredibile. Ancora oggi si resta estasiati al cospetto del suo splendore unico e inarrivabile. Faticoso credere che un’auto del genere sia nata nel 1967.

Evidente il suo influsso sulle GT di epoca successiva, specie sulla P4/5 di James Glickenhaus e sulla più recente Daytona SP3, splendida interprete della Serie Icona. Il telaio della Ferrari 330 P4 coniuga la tradizionale struttura a traliccio in tubi d’acciaio di varie dimensioni ad elementi scatolati di rinforzo, per una resistenza torsionale e flessionale degna di un bolide del suo lignaggio. Così questo capolavoro, oltre ad essere magneticamente attrattivo per gli occhi, è pure estremamente efficace in pista. I successi maturati sui campi di gara stanno a dimostrarlo.

Come riferito in un’altra circostanza, la casa di Maranello schierò questa “rossa” nel Campionato Mondiale Sport Prototipi del 1967, che vinse, piegando la resistenza dello squadrone Ford. Una rivincita di Enzo Ferrari nei confronti del costruttore statunitense, che si era imposto l’anno prima, con deludente smacco per lui.

Il miglior sigillo della recuperata leadership nell’universo endurance fu l’arrivo in parata alla 24 Ore di Daytona del 1967, vinta da Bandini e Amon. Lo scatto di quel trionfo è diventato il più iconico di sempre nell’universo dorato del motorsport, fissandosi per sempre nell’immaginario collettivo. Penso che sia passato pure nella mente di Jean Alesi e Charles Leclerc, durante la loro esperienza on board a Le Castellet.

Nel primo video si coglie il loro entusiasmo per la vettura, il cui passo, non al limite ma piuttosto tranquillo, in virtù del valore del mezzo, è impreziosito dalle incredibili note sonore sviluppate dal motore V12 da 4 litri di cilindrata, a tre valvole per cilindro, che ne anima le danze. Questo cuore, con funzione portante (come sulla successiva e ben più recente F50) mette sul piatto 450 cavalli di razza, su un peso di soli 792 chilogrammi.

Non ci vuole molto a capire il tenore delle performance, offerte in un quadro di grande affidabilità. I successi raccolti in gara lo confermano. Peccato per lo sfortunato incidente occorso al mitico Nino Vaccarella durante la Targa Florio del 1967. Senza quel contatto col cordolo di un curvone, nel centro abitato di Collesano, la scia dei trionfi sarebbe stata più lunga e luminosa, con un sigillo imperiale nella sfida siciliana, che profuma di leggenda.