Che i politici italiani non brillino per coerenza è dato purtroppo noto. Quella che però si va profilando, almeno stando alle indiscrezioni che stanno circolando in queste ore, è una vera e propria beffa. Nel corso degli ultimi giorni, infatti, si è iniziato a discutere su un ipotetico incremento dei prezzi del diesel consequenziali ad un aumento delle accise sul gasolio da parte del governo. Di un governo, per inciso, guidato da quella Giorgia Meloni che, nel corso della campagna elettorale aveva girato un video che si è rivelato ben preso imbarazzante. In quell’occasione, infatti, l’attuale Presidente del Consiglio, dopo aver denunciato l’esosità delle accise gravanti sui carburanti in Italia, ne prometteva il taglio, una volta diventata Premier. A essere tagliato è stato invece il taglio delle accise promosso in precedenza dal governo Draghi. Ora, però, potrebbe arrivare il mai richiesto bis, a danno degli automobilisti.
Accise, cosa c’è di vero nell’ipotesi di un aumento su quelle a carico del diesel?
La discussione su un possibile aumento delle accise gravanti sul diesel è partita da quanto contenuto all’interno del Piano strutturale di Bilancio 2025-2029. Nel documento, che è stato presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) in Parlamento, si prospetta l’ipotesi che il Governo proceda al riordino delle spese fiscali in alcuni ambiti, compreso quello relativo alle accise su diesel e benzina.
In particolare, l’ipotesi su cui si starebbe discutendo è quella di un allineamento delle aliquote delle stesse. Al momento, infatti, l’accisa sul diesel è più bassa rispetto a quella della benzina. L’obiettivo proclamato dall’esecutivo consiste nell’avere maggiore gettito tagliando i sussidi ambientalmente dannosi. Questo il passaggio incriminato” Razionalizzare e semplificare specifiche aree di imposizione in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica, come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transazione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale.”
Naturalmente, si potrebbe tradurre il tutto con un riallineamento delle accise abbassando quella della benzina al livello di quella del gasolio. Stando alle voci che hanno iniziato a girare, però, si andrebbe nella direzione esattamente opposta. In modo da confermare ancora una volta il classico detto “finita la festa, gabbato lo santo”.
Per ora è solo un’ipotesi, ma già fioccano le proteste
Se al momento si tratta solamente di un’ipotesi, le preoccupazioni sono già iniziate a montare. Ove la stessa si realizzasse, infatti, non solo crescerebbe il prezzo del diesel tale da colpire i bilanci familiari di guida un veicolo in tal modo alimentato, ma anche i camionisti. Con un ulteriore prevedibile esito: un ulteriore rincaro dei prezzi, in un momento in cui l’inflazione resta su livelli preoccupanti.
E a poco servirebbe la magra consolazione agitata dal governo Meloni, quella di una redistribuzione del gettito che dovesse derivarne al fine tramite dei bonus green. Con l’obiettivo di risparmiare 2 miliardi di euro in Sussidi ambientalmente dannosi (SAD) entro il 2025, pagati come al solito dai contribuenti.
Le indiscrezioni circolate sul possibile aumento delle accise per il diesel hanno naturalmente provocato l’immediato allarme delle associazioni di difesa dei consumatori. È stata Assoutenti, in particolare, a stimare in 3,1 miliardi di euro la stangata in arrivo. Questo il commento rilasciato dall’associazione: “Oggi l’accisa sulla benzina è pari a 0,728 euro al litro, quella sul gasolio a 0,617 euro al litro: un eventuale allineamento delle accise sul gasolio al livello di quelle in vigore sulla benzina, farebbe aumentare il prezzo ai distributori ed equivarrebbe ad un maggior esborso paria 5,5 euro a pieno, determinando una stangata totale sugli automobilisti da 3,1 miliardi di euro all’anno, qualora i consumi di diesel si mantenessero ai livelli del 2023.”
L’associazione ha poi aggiunto che su ogni litro di gasolio acquistato dagli automobilisti italiani il 56,1%, pari a 0,91 euro al litro ai prezzi attuali, se ne va in tasse a titolo di Iva e accise. Con una situazione addirittura peggiore per la benzina, per la quale la tassazione pesa per il 59,8%, pari a 1,04 euro per ogni litro di verde.
Questa la conclusione di Assoutenti: “Solo nel 2023 gli italiani hanno pagato un totale di 38 miliardi di euro a causa della tassazione (iva e accise) che grava sui carburanti venduti in Italia.” Un fardello ancora più pesante da portare per chi aveva creduto alle promesse della politica.