Ad uccidere la Fiesta è stata l’UE: parola di un ex dirigente Ford

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A sostenere questa tesi è Gunnar Herrmann, ex responsabile del marchio per la Germania
Ford Fiesta

Se gli 883 sono ancora alla ricerca di chi abbia ucciso l’Uomo Ragno, almeno per la Ford Fiesta il colpevole è stato individuato. Secondo Gunnar Herrmann, ex direttore della sezione tedesca dell’Ovale Blu, infatti, a mandare definitivamente in pensione il glorioso modello della casa è stata l’Unione Europea, coi piani di elettrificazione proposti. Una tesi che, in effetti, sembra avere non pochi appigli nella realtà dei fatti.

Ford Fiesta, il suo pensionamento è colpa dei piani di elettrificazione dei trasporti proposti dall’Unione Europea

I piani per l’elettrificazione della mobilità di Bruxelles e la necessità di ridurre in qualsiasi maniera le emissioni inquinanti sono costati la vita a uno dei modelli più importanti della storia della Ford, ovvero la Fiesta. Un veicolo che ha goduto di largo seguito sul mercato per decenni, venendo in pratica espulso quando la casa statunitense ha dovuto prendere atto della pratica impossibilità di trasferire sui consumatori l’aumento di prezzo che avrebbe comportato il rispetto dei limiti di emissione imposti da Bruxelles.

Ford Fiesta

La tesi è di Gunnar Herrmann, ex direttore della Ford in Germania, e non suona esattamente alla stregua di una novità. Sono infatti molti gli esperti che denunciano da tempo il fatto che i modelli economici sono frenati dalla necessità di assorbire l’aumento di prezzo conseguente agli oneri tecnologici necessari per la conformità alle nuove regole imposte dall’Unione Europea per ridurre drasticamente le emissioni nel corso dei prossimi anni.

Le nuove condizioni che ne risultano, stanno non solo frenando la proposta di modelli più piccoli ed economici, ma anche espellendo dal mercato quelli storici. Come appunto la Fiesta, nonostante il grande successo riportato nei decenni in cui il veicolo è stato in produzione.

L’immobilità dell’Europa sta diventando un problema sempre più evidente

Gunnar Herrmann non ha eccessivi peli sulla lingua. Tanto da dichiarare, senza perifrasi o mezzi termini, che dietro decisioni come quella che ha cassato la Fiesta c’è l’immobilità dell’Europa. Proprio il modo in cui è stata incardinata l’elettrificazione della mobilità e i diktat collegati alla riduzione delle emissioni sono alla base del fine vita di un modello di grande successo come quello della Ford.

Un fine vita che non è certo passato indolore. La decisione di cessarne la produzione, infatti, ha significato in pratica gettare via miliardi di euro in termini di investimenti, per poi destinarli alla produzione di quelle auto elettriche che per il momento restano a metà del guado. Le case devono cioè produrle, sapendo che si tratta di una spesa a perdere, in quanto non si vendono.

E se non si vendono è proprio perché mancano i modelli economici. Come avrebbe potuto essere la Fiesta se le sciagurate regole europee fossero state attuate con maggiore discernimento, imponendo ai costruttori di puntare sulle grandi macchine, le uniche in grado di sopportare in qualche modo il surplus di prezzo derivante dalla conformità ai regolamenti esistenti.

La mobilità elettrica come è stata incardinata in ambito UE, è un problema

Secondo lo stesso Herrmann, la Fiesta avrebbe potuto durare un po’ più a lungo, come del resto era stato richiesto da più parti, se non ci fossero state le normative UE a consigliarne la soppressione. Basti pensare in tal senso che lo stabilimento di Colonia della Ford ha una capacità produttiva di 250mila veicoli all’anno, sufficiente a soddisfare la domanda europea del resto dei modelli del catalogo.

Ford Fiesta

Il problema, quindi, come del resto segnalato da un numero crescente di case, è da ravvisare proprio nelle normative approvate dall’UE per favorire l’elettrificazione. A partire da quella che fissa a 93,6 grammi per chilometro la quantità massima di emissioni da non sforare, pena multe salatissime. Uno spettro tale da spingere Stellantis a vendere meno auto termiche, constatata la pratica impossibilità di commercializzare le sue termiche.

Senza contare l’altro problema che sta emergendo con sempre maggiore evidenza, quello occupazionale. La produzione di auto elettriche, infatti, comporta l’utilizzo di minor personale rispetto a quello necessario per i modelli endotermici. Un trend simile a quello dell’intelligenza artificiale, tale da determinare ricadute sociali di largo raggio. Proprio per questo motivo è difficile capire le decisioni prese in ambito UE per accelerare la transizione energetica. Provocando in definitiva il rigetto dell’auto elettrica da parte di un’opinione pubblica sempre più preoccupata.

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