Allarme auto elettriche: entro il 2030 ci saranno problemi per le materie prime destinate alle batterie

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A lanciarlo un rapporto da poco pubblicato ad opera degli analisti di McKinsey & Company
Batterie per auto elettriche

Il passaggio ai veicoli elettrici sembra ormai irrevocabile, nonostante un 2024 non proprio esaltante dal punto di vista delle vendite. Un passaggio che si avverte soprattutto in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo. All’interno del gigante asiatico, infatti, nel 2025 si venderanno più auto elettriche e ibride plug-in che veicoli termici.

La transizione in atto, però, si porterà con sé un problema di non poco conto, quello rappresentato dal crescente utilizzo di materie prime, in particolare per la produzione delle batterie. In molti casi, infatti, si tratta di metalli ed elementi chimici di disponibilità limitata. La cui estrazione, peraltro, pone non pochi dubbi di carattere etico, a causa delle modalità di estrazione. Tanto che entro il 2030 potrebbe verificarsi notevoli strozzature per il loro approvvigionamento.

Entro il 2030 ci sarà la crisi nel rifornimento delle materie prime per le auto elettriche

Ad affermarlo è l’ultimo rapporto di McKinsey & Company, una prestigiosa società di consulenza di origine nordamericana fondata nel 1926. Stando a quanto asserito dai suoi analisti, infatti, la forte crescita della flotta di auto elettriche a livello globale, con un numero di veicoli destinato a moltiplicarsi di sei volte rispetto a quello del 2021, si ripercuoterà negativamente sull’approvvigionamento di materie prime per il settore. Soprattutto se sarà rispettata la previsione che vuole il numero di EV venduti a quota 28 milioni di esemplari entro tale data.

Batterie per auto elettriche

Problemi che oltre a mettere in difficoltà le case automobilistiche, potrebbero sfociare in tensioni geopolitiche. Una evoluzione che del resto era già intuibile da anni. Basta infatti ricordare la sfacciataggine con cui Elon Musk appoggiò il golpe in Bolivia contro Evo Morales nel 2020. In quella occasione il fondatore di Tesla, di fronte all’attacco di un internauta su Twitter per il ruolo svolto dagli Stati Uniti nel golpe, rispose in maniera arrogante, affermando: “Noi rovesceremo chiunque vogliamo. Fattene una ragione”.

Il rapporto indica inoltre che in futuro, l’industria automobilistica non dovrà solo garantire la disponibilità di questi materiali, ma anche abbinarla a prezzi accessibili. Senza tralasciare il discorso collegato ad una maggiore sostenibilità nel suo utilizzo per la produzione di batterie, come del resto l’UE sta già richiedendo.

Il problema è che, sempre stando allo studio in questione, l’offerta è attualmente concentrata, e continuerà ad esserlo, nei pochi paesi che attualmente dispongono di riserve naturali di questi materiali; tra di essi l’Indonesia per il nichel, Argentina, Bolivia e Cile per il litio e la Repubblica Democratica del Congo per il cobalto.

La scomoda posizione dell’Occidente

Oltre alla disponibilità fisica di queste materie prime, il rapporto McKinsey & Company sottolinea che la raffinazione di questi materiali continuerà ad essere effettuata soprattutto nei paesi dove si trovano. Oppure in altri che si stanno muovendo per riuscire a monopolizzarne la fornitura. Da segnalare, in questo caso, l’abilità con cui si sta muovendo la Cina con il cobalto o il litio, stipulando accordi per il loro acquisto in grandi quantità nei paesi di origine.

Batterie per auto elettriche

Nonostante il fatto che gli Stati Uniti e, soprattutto l’Europa, cerchino di attrarre queste industrie nei loro territori, questa tendenza è destinata a proseguire. Saldandosi con le tensioni commerciali che potrebbero verificarsi a causa del rifiuto della Cina di esportare alcuni materiali. Di conseguenza, la situazione negli Stati Uniti e in Europa non è molto promettente per i prossimi anni. Anche perché, secondo il rapporto, questi Paesi hanno un grande bisogno di materiali importati e spesso fanno affidamento su fonti provenienti da un singolo partner. Ad esempio, l’Europa importa fino al 68% del cobalto dalla Repubblica Democratica del Congo, il 24% del nichel dal Canada e il 79% del litio raffinato dal Cile.

La possibile alternativa è rappresentata dai progressi tecnici relativi alle batterie

Se il rapporto assume toni di pessimismo collegati alla situazione attuale, occorre comunque sottolineare che lascia aperto più di uno spiraglio. I Paesi occidentali, infatti potrebbero ovviare grazie ai progressi fatti in laboratorio sulle batterie. Che sono in effetti sempre più sostenibili e meno esigenti in termini di materie prime.

Inoltre, c’è una seconda strada che gli analisti di McKinsey & Company indicano come proficua da praticare. Si tratta di quella collegata al riciclo delle batterie, un settore che sta muovendo i primi passi. E al quale stanno partecipando anche i grandi produttori di auto, a partire da Mercedes-Benz, che sembra aver deciso di prendere il toro per le corna, per non trovarsi in panne in futuro.

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