Anche BMW fa ricorso alla corte UE contro i dazi, vediamo per quale motivo

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Il gruppo tedesco si aggiunge a BYD, SAIC e Geely, evidenziando l’atteggiamento critico anche di molti costruttori europei
Dazi UE contro EV cinesi

Anche BMW ha deciso di unirsi alle case automobilistiche cinesi che hanno proposto un ricorso presso la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) contro i dazi aggiuntivi emanati dalla Commissione Europea a danno delle auto elettriche prodotte in Cina. A testimoniare in tal senso il documento depositato sul sito web dell’organismo giudiziario europeo.

Un ricorso il quale suona alla stregua di una sconfessione della linea adottata dall’UE proprio da parte di quelle case europee che pure la Commissione guidata dalla Von der Leyen afferma di voler tutelare, Con risultati i quali rischiano paradossalmente di danneggiarli. E proprio su questo punto dovrebbe riflettere la politica europea, invece di segnalare la sua presenza quasi sempre con provvedimenti che vanno ad esclusivo danno di consumatori e imprese dell’UE.

Per quale motivo BMW ha deciso di ricorrere alla giustizia UE contro i dazi aggiuntivi?

Com’è ormai noto, nel passato mese di ottobre la Commissione Europea ha deciso di imporre dazi aggiuntivi a quelli standard del 10% cui già sono soggette le auto elettriche prodotte lungo il territorio cinese. Una decisione che, occorre sottolinearlo, non discende dalla richiesta delle imprese concorrenti, come è d’uso, ma che è stata presa autonomamente dai burocrati di Bruxelles.

Mini Cooper elettrica

A dimostrare l’assurdità del provvedimenti (e la dannosità, considerata la ritorsione già messa in campo dal governo di Pechino) è del resto proprio la contrarietà delle case europee nei suoi confronti. Una contrarietà derivante non solo da un’impostazione ideologica in base alla quale il protezionismo danneggia comunque anche le aziende che dichiara di voler proteggere, ma anche dal fatto che i dazi in questione non vanno a colpire solo BYD e sorelle, ma anche i produttori europei.

Molti di loro, infatti, producono lungo il territorio cinese per poter approfittare di un costo del lavoro minore rispetto a quello tipico del mercato del lavoro continentale. E BMW è proprio uno di questi. La casa tedesca, infatti, produce nel Paese del Dragone le versioni full electric di Mini Cooper e Mini Aceman. Una volta importate in Europa, quindi, queste vetture al canonico 10% devono aggiungere un dazio aggiuntivo pari al 20,7%. Un aggravio tale da spingerle praticamente fuori dal mercato, impedendo al brand di approfittare della delocalizzazione effettuata. Un vero e proprio paradosso di cui, a quanto sembra, Von der Leyen e soci non riescono ad accorgersi.

Sono le stesse case automobilistiche europee a criticare i dazi UE

Il documento pubblicato dal tribunale evidenzia che la casa automobilistica tedesca ha depositato il suo reclamo presso la Corte generale, la più bassa delle due camere della CGUE, nella giornata di martedì. Quindi appena un giorno prima che scadessero i termini per la presentazione dei ricorsi. Occorre anche ricordare che il verdetto non arriverà a breve, in quanto mediamente i procedimenti presso la Corte generale durano 18 mesi. Inoltre, possono essere impugnati, allungando ulteriormente la discussione.

Mini Aceman

La speranza delle stesse case, che non fanno mistero di ritenere sbagliato il provvedimento, è che nel frattempo Bruxelles e Pechino si accordino per un prezzo minimo. Il quale, naturalmente, sarà pagato dai consumatori, che pure confidavano nei prezzi più convenienti delle auto elettriche cinesi, per poter sposare un modello di mobilità più ecofriendly. Ma ormai il buon senso è da un bel pezzo che ha abbandonato i palazzi europei del potere, provocando ostilità sempre più netta nei confronti dell’UE da parte degli elettori.

La decisione di BMW rappresenta comunque una cartina di tornasole di non poco conto. Va infatti a evidenziare ancora una volta la totale illogicità dei dazi UE, soprattutto alla luce delle prevedibili ritorsioni cinesi, che potrebbero ripercuotersi come una mazzata all’interno del più grande mercato mondiale. Sul quale proprio i costruttori tedeschi continuano a fare molto affidamento per far quadrare i conti in un momento particolare per l’automotive mondiale.

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