L’Arabia Saudita sta spingendo a fondo per poter ospitare sul suo territorio le case automobilistiche dedite alla costruzione di auto elettriche. Dopo l’arrivo di Lucid, che è avvenuto il mese passato, ora anche Hyundai ha annunciato la sua intenzione di stabilirsi in Medio Oriente. In particolare, il marchio nipponico è intenzionato ad inaugurare un sito produttivo “altamente automatizzato”, in loco.
La dichiarazione può essere considerata una diretta conseguenza dell’accordo siglato tra il fondo sovrano PIF (Public Investment Fund) dell’Arabia Saudita e Hyundai, per il varo di una joint venture. Se la società giapponese non è voluta entrare nei dettagli, è comunque trapelato che il fondo saudita deterrà una partecipazione pari al 70% all’interno di essa. Lo stesso fondo, inoltre, con ogni probabilità stanzierà gran parte del denaro necessario per la costruzione dell’impianto, il quale dovrebbe comportare un costo superiore ai 500 milioni di dollari.
L’inizio dei lavori è previsto per il prossimo anno e l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2026. La sua capacità produttiva dovrebbe attestarsi sino a 50mila unità all’anno e la stessa Hyundai ha inteso precisare che al suo interno saranno prodotti sia veicoli elettrici che a combustione interna.
Il nuovo stabilimento Hyundai accelererà lo sviluppo dell’automotive in Arabia saudita
L’importanza dell’accordo è da ravvisare nella funzione di sviluppo che lo stesso avrà per l’Arabia Saudita. Hyundai, infatti, non ha mancato di attrarre l’attenzione dei media sul fatto che il nuovo impianto andrà a creare migliaia di posti di lavoro. Inoltre, avrà una funzione importantissima nell’ambito dell’accelerazione dello sviluppo dell’ecosistema automobilistico e della mobilità nel Paese mediorientale.
La stessa casa nipponica ha poi aggiunto: “La partnership è l’ultima iniziativa del PIF per elevare l’Arabia Saudita come attore automobilistico globale, guidare la trasformazione nel settore e potenziare le capacità produttive, le infrastrutture e le catene di fornitura in Arabia Saudita e oltre”.
Per il momento non è ancora chiaro quali saranno i modelli destinati ad essere realizzati nel nuovo sito produttivo. Il CEO di Hyundai, Jaehoon Chang, ha comunque dichiarato: “Siamo entusiasti del potenziale di questa impresa di promuovere progressi significativi nella produzione di veicoli, promuovendo un futuro automobilistico sostenibile ed ecologico nella regione. Per poi aggiungere che gli sforzi congiunti in atto faranno da leva per l’innovazione e il progresso ambientale.
Per quanto riguarda la casa giapponese, quanto sta accadendo può essere considerato il necessario corollario alla consapevolezza che la concorrenza nel settore delle auto green impone di non restare fermi. Una consapevolezza che è ormai comune a tutti i primattori del comparto.
Lucid non è più sola
Se Lucid aveva fatto da apripista, con l’apertura di uno stabilimento in Arabia Saudita destinato alla produzione di Air, ora non è più la sola azienda dedita alle auto elettriche presente nel Paese. Già in precedenza si era iniziato a vociferare di un interesse da parte di Tesla, indiscrezione pubblicata dal Wall Street Journal, cui però aveva risposto a stretto giro di posta Elon Musk.
Il fondatore del gruppo californiano lo aveva fatto tramite X, l’ex Twitter che costituisce ormai un vero e proprio megafono per l’uomo più ricco del mondo. Una smentita che, però, non era stata presa eccessivamente sul serio dagli osservatori e dagli addetti ai lavori. In effetti Musk è alla continua ricerca di nuove aree in cui costruire le proprie gigafactory, magari confidando nei ricchi sussidi statali che sono ormai diventati una consuetudine.
Il governo saudita, da parte sua, è nel pieno del tentativo di diversificare la propria economia, logicamente fondata sul petrolio. Il settore che è stato individuato per farlo è proprio la mobilità sostenibile, come dimostrano gli investimenti in Lucid e in Human Horizons, una startup cinese sorta nel 2017, molto attiva nel campo delle zero emissioni con il suo brand HiPhi. In questo caso l’investimento di Riyad è stato superiore ai cinque miliardi di dollari. Una strategia la quale, con ogni probabilità, è destinata a proseguire nel futuro.