Audi respinge le proposte sullo stabilimento per EV di Bruxelles, che ora rischia la chiusura

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Sarebbero ben 26 le proposte pervenute alla casa tedesca, che sono state però rigettate

La questione relativa alla fabbrica di veicoli elettrici di Bruxelles sembra avvicinarsi al peggiore degli epiloghi possibili, ovvero alla chiusura dell’impianto. Il marchio premium del gruppo Volkswagen, Audi, non è infatti riuscito a trovare un investitore adatto per il sito belga in difficoltà. Nonostante siano state ben 26 le dimostrazioni di interesse giunte sulla scrivania dei dirigenti dell’azienda, nessuno di essi ha riscosso una reale approvazione. Rendendo sempre più concreta l’ipotesi di una traumatica chiusura dell’impianto.

Audi: tutte respinte le proposte arrivate per l’impianto di Bruxelles

Nessuno dei 26 soggetti che avevano mostrato interesse per l’impianto Audi di Bruxelles ha presentato offerte accettabili per la casa automobilistica tedesca rientrante nell’orbita del Gruppo Volkswagen. Secondo Gerd Walker, Chief Operating Officer di Audi, infatti, nessuno di essi sarebbe stato in grado di proporre un “concetto sostenibile e fattibile” per il futuro dello stabilimento.

Audi Bruxelles

La notizia è destinata ad abbattersi come una mazzata sulle maestranze del sito produttivo belga, che ormai da tempo seguono con attenzione gli sviluppi della situazione. L’assenza di alternative concrete, infatti, sembra avvicinare a grandi passi la chiusura della fabbrica e la perdita del posto di lavoro. Una ipotesi che interessa oltre tremila dipendenti del sito, oltre a centinaia di subappaltatori.

Secondo Audi, neanche una ricerca interna allo stesso Gruppo Volkswagen sarebbe stato in grado di produrre risultati inerenti ad una futura produzione di veicoli elettrici o per utilizzi alternativi dello stabilimento.

Per i sindacati, Audi vuole solo chiudere al più presto lo stabilimento

All’inizio di settembre, si era aperto uno spiraglio, quello relativo all’interesse del produttore cinese NIO a rilevare lo stabilimento di Bruxelles. Ipotesi presto tramontata, senza che si presentassero altre occasioni di mettere una toppa ad una situazione sempre più precaria.

Lo stesso Gerd Walker ha aggiunto che secondo lui sarebbe importante che si faccia rapidamente chiarezza nel processo di informazione e consultazione, per poi concentrare il focus sulle discussioni del piano sociale. La dichiarazione arrivata nella giornata di oggi vede naturalmente il tentativo di indorare una pillola estremamente amara. Tanto da spingere lo stesso Walker a dichiarare: “Continueremo a perseguire questo obiettivo in modo fiducioso, obiettivo ed equo”.

Resta da capire se questo modus operandi teso alla fiducia, all’obiettività e all’equità potrà risultare tale ai 3mila operai che stanno per perdere il proprio posto di lavoro. La reazione dei sindacati è naturalmente molto negativa, come ricordato da Ronny Liedts, un negoziatore del sindacato ACV-CSC presso lo stabilimento: “L’unica cosa che vogliono fare è chiudere l’impianto il più velocemente possibile. Nessuna delle alternative funziona per loro”.

Potrebbe essere il primo stabilimento VW a chiudere in Europa

L’impianto belga ad alto costo di Audi sembra a questo punto il più serio candidato a diventare il primo stabilimento VW a chiudere in Europa. È quindi destinato a scontare a caro prezzo la scarsa domanda della Q8 E-Tron, il suo unico modello, mentre la posizione centrale della fabbrica ha di fatto ostacolato la sua espansione e gli aggiornamenti logistici che avrebbero potuto rendere il sito più economico.

Audi Bruxelles

Audi non è comunque l’unico marchio del gruppo VW sotto pressione. La domanda stentata di auto elettriche si è andata a sommare alla mancanza di modelli accessibili da opporre a quelli di BYD e Tesla, convincendo la maggiore casa tedesca a varare un programma che potrebbe assumere ben presto le sembianze di un drammatico ridimensionamento.

L’enorme sovracapacità produttiva della VW nei suoi stabilimenti tedeschi ha costretto la casa di Wolfsburg a valutare, per la prima volta nei suoi 87 anni di storia, la chiusura di stabilimenti tedeschi. Per agevolare il suo intento, Volkswagen ha proceduto alla rescissione degli accordi coi sindacati che tenevano fuori dalla porta l’ipotesi di licenziamenti. Che sono ora sempre più probabili, nonostante la feroce opposizione di IG Metall. Resta solo da capire il ruolo della politica negli eventi in questione, con la prospettiva di un autunno caldo alle porte.

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