Dopo aver abbracciato con grande entusiasmo, forse eccessivo, la strada dell’elettrificazione, ora Audi sembra aver deciso di fare una retromarcia che avrebbe del clamoroso. Se siamo ancora nel campo delle indiscrezioni, senza quindi nulla di ufficiale a corroborare l’ipotesi, la casa tedesca sembra proprio intenzionata a fermarsi per riprendere in considerazione la deadline indicata due anni fa per i motori endotermici.
Com’è ormai noto, in una riunione tenutasi all’epoca Markus Bernhard Duesmann, presidente del Consiglio di Amministrazione di Audi dal 2020, aveva avvertito manager e rappresentanti sindacali che l’ultimo modello di Ingolstadt dotato di un motore non elettrico sarebbe stato prodotto nel 2026. Dopo di che, la casa dei quattro anelli si sarebbe dedicata esclusivamente alla mobilità sostenibile.
La decisione era stata annunciata tra grandi squilli di tromba e qualche perplessità. A destare queste ultime il fatto che Audi andasse a imboccare la strada dell’auto elettrica con addirittura nove anni di anticipo rispetto alla deadline che poi sarebbe stata approvata dall’Unione Europea. Come però sta accadendo spesso negli ultimi tempi, la situazione sempre più complessa dell’automotive globale sembra destinata a sconfessare quella scelta.
Audi a retromarcia sulle auto elettriche
Se l’annuncio relativo alla deadline per i modelli endotermici era stato fornito dalla Reuters, le voci relative alla possibile marcia indietro di Audi sui modelli ecologici sono invece state pubblicate da Quattroruote. Voci che, però sarebbero corroborate dalle affermazioni di Marc Lichte, capo del design di Audi ormai dall’inizio del 2021.
Secondo lui, infatti, per le RennSport non cesserebbe la produzione delle versioni con motore a scoppio. Da qui discenderebbe un altro fatto il quale confermerebbe il ripensamento dell’azienda: le vetture sportive che arriveranno nel corso dei prossimi anni non saranno esclusivamente a batteria. Anzi, quelle a benzina saranno offerte su una piattaforma dedicata.
Se, infatti, come era del resto già stato messo in preventivo la piattaforma Mlb sta per essere mandata in soffitta, i motori endotermici continueranno a trovare spazio nei listini di Audi. Come del resto conferma la presenza della Premium Platform Combustion al loro interno. Alla luce di quanto detto, però, la domanda è d’obbligo: realmente Audi sta sconfessando la linea presa due anni fa?
Galeotto fu il governo tedesco
Per capire cosa stia accadendo all’interno della Casa dei Quattro Anelli, occorre ricordare come il governo tedesco si stia battendo in ambito europeo per far entrare i biocarburanti o gli e-fuel nella strategia che dovrebbe condurre alla transizione verso un nuovo modello di mobilità più rispettoso per l’ambiente. Una strategia ispirata del resto proprio dagli interessi dell’automotive teutonico, che su questi carburanti ha investito molto.
Audi, quindi, starebbe semplicemente prendendo atto della situazione che si va prospettando. Mixandone la percezione coi dati sempre più preoccupanti che arrivano da più parti, in relazione alla accoglienza non proprio calorosissima dei consumatori europei verso i modelli green.
Le parole di Lichte sembrano evidenziare questa presa d’atto. Proprio lui, infatti, ha affermato: “In futuro costruiremo automobili utilizzando principalmente due piattaforme, la Ppe (Premium Platform Electric) per le Bev e la Ppc (Premium Platform Combustion) per i veicoli con propulsori convenzionali. Sulla base di ciò, sviluppiamo le RS del futuro. Il punto è: come possiamo trasferire quei geni dal motore a combustione interna all’era elettrica, generando almeno altrettanto, se non maggiore, entusiasmo?”.
Al di là delle interpretazioni che si possono dare su quanto affermato, non sembra però errato ravvisare in queste dichiarazioni l’affacciarsi di una linea più possibilista di quella abbracciata due anni fa da Duesmann. E, soprattutto, non sembra errato affermare che tale linea stia diventando una sorta di obbligo per molte case europee. Non tenere conto di quanto sta accadendo lungo l’eurozona potrebbe essere in definitiva troppo pericoloso per chi si ostinasse a non farlo.
Cosa sta accadendo nell’automotive europeo?
Quanto sta accadendo all’interno di Audi può essere considerato una sorta di campanello d’allarme. Se il marchio che più di altri aveva sposato la linea dell’integralismo green decide di dover riconsiderare le proprie posizioni, vuol dire che ci sono fondati motivi per farlo.
Tra quelli che stanno avanzando sullo sfondo, sta assumendo una sempre maggiore valenza lo scarso entusiasmo dei consumatori per le auto elettriche. Basta in effetti vedere i dati di vendita del mese di settembre provenienti dal Regno Unito, per avvertire un primo brivido in tal senso. Se il mercato dell’auto cresce con forza rispetto ad un anno prima, evidenziando un +21%, la percentuale di veicoli green fa invece registrare una flessione superiore al 14%.
Un calo giudicato devastante dagli addetti ai lavori, tale da avviare una riflessione proprio sulle scelte adottate anche a livello governativo nel corso degli ultimi anni. Occorre infatti ricordare che proprio di recente, il Premier Rishi Sunak ha espresso l’intenzione di rivedere il termine relativo allo stop ai motori termici. Se inizialmente la deadline era stata fissata al 2030, ora potrebbe essere rimandato di cinque anni, allineandolo a quello UE.
Dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti la situazione preoccupa non poco
La decisione di Sunak deriva dal desiderio di non dare modo ai parlamentari del suo partito di avere un pretesto per sfiduciarlo, ma trova solidi appigli proprio nei dati che arrivano dal mercato britannico. Dati che stanno letteralmente terrorizzando le case. Entro il 2024, infatti, le stesse dovranno arrivare almeno al 22% di modelli green sul venduto complessivo. Se non lo faranno dovranno pagare multe salate. Un obiettivo che, però, stando ai dati di vendita attuali può essere considerato impossibile da raggiungere. Tanto da spingere le case a chiedere nuovi termini per riuscire a conseguirlo.
Se Sparta piange, però, Atene non ride. Sull’altra sponda dell’Atlantico, infatti, la situazione si sta notevolmente aggrovigliando, come dimostrato dall’ultima trimestrale di Tesla. La casa di Elon Musk, infatti, ha mancato gli obiettivi che si era prefissata per la prima volta da due anni a questa parte. E la risposta della borsa non si è fatta attendere, con il titolo dell’azienda californiana costretta a lasciare otto punti percentuali sul terreno in poche ore.
Anche gli altri produttori statunitensi, dal canto loro, si trovano a fare i conti con un mercato sempre meno ricettivo, per quanto riguarda le auto elettriche. A partire da Ford, che ha deciso di bloccare la produzione su uno dei tre turni che compongono il suo modello lavorativo in uno dei suoi maggiori stabilimenti. Mentre General Motors ha a sua volta reso pubblica la sua intenzione di ritardare la produzione dei pick-up elettrici Chevrolet Silverado e GMC Sierra, previsti in uno stabilimento nel Michigan, per i prossimi dodici mesi.