Sembra ormai segnata la sorte della fabbrica Audi di Bruxelles. A lasciarlo intendere sono, in particolare, le ultime dichiarazioni rilasciate dal direttore della produzione del marchio tedesco, Gerd Walker, tali da lasciare pochi dubbi su quanto sta avvenendo. Se non interverranno sorprese in un arco di tempo abbastanza ristretto, la struttura sarà infatti venduta, previa interruzione delle attività automobilistiche.
La decisione è una diretta conseguenza della scarsa domanda per la Q8 e-tron che è prodotta al suo interno. Cui si aggiunge la decisione da parte del Gruppo Volkswagen di non diversificare la produzione, assegnando allo stabilimento altre vetture.
Naturalmente, le indiscrezioni che stanno circolando hanno spinto le maestranze a mettere campo le consuete forme di lotte che caratterizzano situazioni di questo genere. Tra scioperi e altre azioni di protesta, non sono però da registrare notizie in grado di mutare la rotta intrapresa. Audi, comunque, è alla ricerca di investitori interessati a rilevare la gestione dell’impianto. E una novità sembra in effetti profilarsi all’orizzonte.
Stabilimento Audi di Bruxelles: potrebbe essere NIO a rilevarlo?
AAA stabilimento automobilistico vendesi: potrebbe essere questo il cartello delegato ad accogliere eventuali visitatori al sito produttivo Audi di Bruxelles, nei prossimi giorni. E, a quanto sembra, qualche segnale di interesse già c’è stato, nelle passate settimane.
Si tratta di NIO, il produttore cinese che avrebbe inviato in esplorazione una propria delegazione per capire la fattibilità dell’operazione. A rivelarlo è stato il quotidiano belga De Tijd in un rapporto pubblicato per l’occasione, che ha anche aggiunto come l’azienda asiatica stia ora ragionando su un’offerta che potrebbe essere presentata al Gruppo Volkswagen all’inizio della prossima settimana.
La notizia dovrebbe naturalmente essere accolta con la doverosa prudenza. Se è vero che le case cinesi guardano con interesse all’ipotesi di aprire stabilimenti in Europa, o rilevarli come nel caso in oggetto, proprio in questi giorni sono venute a galla le indiscrezioni relative al “consiglio” dato dal governo di Pechino alle stesse: evitate di investire in Europa. E, in effetti, quando la politica consiglia, nel Paese del Dragone, è meglio non fare di testa propria, per le imprese.
NIO, le cose in Europa non stanno andando come previsto inizialmente
Occorre anche sottolineare come NIO, nonostante sia stata una vera e propria avanguardia del sempre più folto drappello di marchi cinesi sbarcati lungo il vecchio continente, non stia andando particolarmente bene. Le sue auto elettriche stanno stentando più del previsto e l’ipotesi dei dazi elevati dall’Unione Europea per sbarrare la strada alle auto elettriche prodotte in Cina potrebbe ulteriormente complicare la situazione.
Nel caso di NIO, infatti, alla tariffa normale al 10%, si prospetta un’aggiunta del 21,3%. Tale da rendere meno competitive le sue vetture e porre un serio ostacolo ai suoi propositi di espansione in Europa. Al tempo stesso, la casa orientale ha già ribadito di non volersi certo dare per vinta. E l’ipotesi di una produzione dei propri modelli direttamente all’interno dell’eurozona resta sul tavolo. Alimentando di conseguenza le voci relative allo stabilimento Audi di Bruxelles.
Ove l’operazione dovesse realmente andare in porto, il sito produttivo belga andrebbe ad aggiungersi ai due stabilimenti di assemblaggio detenuti in patria, a Hefei, nella provincia di Anhui. Molto, comunque, dipenderà da quanto accadrà sulla questione dei dazi. Il governo cinese, pur presentandosi come al solito disponibile ad accordi in grado di conciliare tutte le esigenze, non sembra al tempo stesso disposto a passare sopra a quella che sembra una dichiarazione di guerra da parte dell’UE.
A dimostrarlo sono i ripetuti avvertimenti lanciati dal Ministro del Commercio Wang Wentao nel corso del tour che sta facendo in Europa. Dopo aver dichiarato logorata la fiducia tra il suo Paese e l’Italia, ha poi affermato che a rimetterci in una guerra commerciale tra le due parti sarà non solo la Cina, ma anche la Germania. In questa situazione, proprio lo stabilimento di Bruxelles potrebbe risultare il classico vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro.