La situazione economica che si va prospettando ha spinto alcuni produttori statunitensi, a partire da General Motors e Ford, cui nelle ultime ore si è aggiunta Tesla, a optare per un rallentamento dell’attività produttiva. Si tratta dell’ennesimo segnale negativo, dopo l’analoga decisione che era stata presa dal gruppo Volkswagen per la prima parte del mese e che aveva interessato i siti produttivi di Zwickau e Dresda.
Per quanto riguarda il gruppo californiano dedito alla mobilità sostenibile, è stato il suo numero uno, Elon Musk, ad affrontare il tema nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito alla pubblicazione della terza trimestrale dell’anno. Una trimestrale che ha confermato le indiscrezioni che l’avevano preceduta, evidenziando un rallentamento della domanda che aveva impedito alla casa di centrare gli obiettivi prefissati in partenza.
La battuta di arresto si è andata a riflettere non soltanto sul suo titolo, che ha lasciato circa otto punti percentuali sul terreno nelle ore successive alle dichiarazioni dell’uomo più ricco del mondo, ma anche su quello di molti marchi operanti nelle auto elettriche, tra cui Rivian, Lucid e le case cinesi.
Le incertezze economiche consigliano prudenza sulle auto elettriche
Le parole pronunciate da Elon Musk a margine della pubblicazione della terza trimestrale annuale di Tesla sono abbastanza chiare. Il fondatore del marchio californiano ha infatti detto: “Le persone esitano a comprare una nuova auto se c’è incertezza nell’economia”. E, dopo aver parlato delle difficoltà che stanno vivendo a livello salariale i lavoratori statunitensi, ha aggiunto di non voler procedere a tutto gas in una situazione di incertezza.
E, ancora, Musk ha affermato di essere preoccupato che l’aumento dei costi di finanziamento possa ripercuotersi sulla sua potenziale clientela. Nonostante i forti tagli operati nei confronti dei prezzi dei suoi autoveicoli, il timore è che non ci siano soldi in grado di alimentare il mercato. Una situazione che dovrà essere chiarita prima di procedere ad eventuali ampliamenti della gigafactory che è stata pianificata in Messico.
Quanto affermato dal miliardario di origini sudafricane è stato interpretato dal mercato come l’ennesimo campanello d’allarme, dopo quelli arrivati da parte di altre case automobilistiche e startup di veicoli elettrici. Un campanello d’allarme che, del resto, è stato avvertito in borsa, con il crollo generalizzato dei titoli automobilistici collegati all’elettricità.
Un pianto generalizzato
Le parole di Musk erano infatti state precedute dalle dichiarazioni rilasciate da General Motors che, soltanto 24 ore prima, aveva affermato la sua intenzione di ritardare la produzione dei pick-up elettrici Chevrolet Silverado e GMC Sierra, previsti in uno stabilimento nel Michigan, di dodici mesi. Una decisione derivante appunto dalla vera e propria stasi di cui è al momento preda il mercato automobilistico.
Mentre l’altro grande gruppo di Detroit, la Ford, ha a sua volta dichiarato la scorsa settimana che taglierà momentaneamente uno dei tre turni su cui è strutturato il lavoro nello stabilimento ove viene costruito il suo camioncino elettrico F-150 Lightning. La stessa casa, peraltro, nel corso del passato mese di luglio aveva deciso di rallentare la produzione di veicoli green e di spostare gli investimenti sui veicoli commerciali e ibridi.
Anche Lucid e Rivian sono in difficoltà
Se per le grandi case la situazione non è delle più rosee, per usare un eufemismo, per le startup di auto elettriche sta però andando molto peggio. Sia Lucid che Rivian, infatti, dopo le parole di Musk sui dati Tesla hanno lasciato in borsa oltre il 3% del proprio valore azionario.
Per Lucid, peraltro, si può affermare che il dato è meno pessimo di quanto avrebbe potuto essere. Poche ore prima, infatti, la casa aveva pubblicato i dati produttivi relativi al terzo trimestre dell’anno, dai quali si evince un calo nell’ordine del 30%. Un calo arrivato nonostante la decisa sforbiciata che era stata data ai listini e tale da sollevare molti interrogativi sulla sua berlina Air. In una situazione così problematica sarà difficile una domanda sostenuta del suo modello di lusso.
Anche dalle parti di Rivian la situazione non si prospetta confortevole, però. L’azienda dedita alla produzione di pick-up elettrici e utilitarie sportive, ha seminato grande delusione tra gli investitori nel corso del mese. Ha infatti deciso di evitare un aumento delle previsioni relative alla produzione per tutto l’anno. Una decisione la quale è sembrata eccessiva a fronte di dati trimestrali che erano invece andati oltre le aspettative.
La questione dei prezzi sta emergendo con grande forza
La situazione che si va profilando è stata oggetto di commento da parte di Tom Narayan, analista specializzato in automotive globale all’interno di RBC Capital Markets. Secondo lui, potrebbe esserci un rallentamento della domanda di veicoli elettrici nel breve termine. Un rallentamento che, come del resto ricordato da più parti è da collegare non ad un rifiuto del nuovo modello di mobilità, bensì ad una questione di prezzo. I veicoli green, in pratica, sono ancora inaccessibili dal punto di vista finanziario non solo per le classi popolari, ma anche per un ceto medio in via di impoverimento.
Secondo Narayan, il quadro inizierà a ristabilirsi man mano che i prezzi dei modelli elettrici caleranno e che sul mercato arriveranno varianti a basso costo. Un parere che è in pratica sempre più diffuso tra analisti e addetti ai lavori, consapevoli del fatto che la popolarità delle auto elettriche dipende per buona parte da fattori economici, più che ideologici.
In questo quado, è del tutto comprensibile che le case automobilistiche decidano per una linea improntata alla massima prudenza. Andare a tutto gas, come ricordato da Musk, sarebbe un controsenso in un momento di difficoltà generalizzata. Il problema è che le stesse aziende hanno già previsto di destinare miliardi di dollari in investimenti alle vetture ecologiche.
Investimenti i quali, ora, vanno a dipendere proprio dagli sviluppi commerciali dei prossimi trimestri. Inoltre, le preoccupazioni per il rallentamento della domanda sono aumentate proprio in corrispondenza dell’emersione di un altro problema. Le carenze nella catena di approvvigionamento hanno infatti letteralmente distrutto i piani di produzione.
Auto elettriche, il mercato sta rallentando da mesi
Stando a quanto riportato da Reuters, il mercato statunitense nel passato mese di luglio aveva già iniziato a dare precisi segnali. In particolare, non stava crescendo abbastanza velocemente da impedire che i veicoli elettrici invenduti si accumulassero sulle piazzole di alcuni concessionari di automobili.
Proprio per cercare di evitare che la domanda diminuisse, Tesla, che può contare su ampi margini di profitto, aveva quindi deciso di adottare una strategia commerciale estremamente aggressiva. Aveva cioè dato vita ad una serie di tagli tali da costringere la concorrenza ad adeguarsi, per non perdere quote di mercato. Una politica pericolosa, in quanto destinata a comprimere i margini di profitto.
La scelta adottata, però, si è rivelata una sorta di boomerang. I costi di finanziamento più elevati dovuti all’aumento dei tassi di interesse volti a combattere l’inflazione che continua a viaggiare su livelli molto alti, infatti, in molti casi hanno quasi completamente compensato le riduzioni dei prezzi. Di fronte a quanto stava accadendo, i consumatori che sono intenzionati ad abbandonare i veicoli ad alto consumo di carburante sono stati costretti a tornare sui propri passi.
Proprio il numero uno di Tesla è stato molto chiaro al proposito: “Se i tassi di interesse rimangono alti… è molto più difficile per le persone acquistare l’auto. Semplicemente non possono permettersela”. Per Tesla le conseguenze si andranno a riflettere sui piani di espansione del marchio. Se i tassi non scenderanno nei prossimi mesi, a risentirne saranno quelli relativi alla fabbrica concordata con il governo messicano.
Stando alle previsioni, però, i tassi non avranno flessioni sino al giugno del 2024. Si tratta comunque di una previsione alquanto ottimistica, considerato che secondo le indiscrezioni circolanti il periodo in questione potrebbe essere spostato ancora più in avanti.