Questa ci mancava. La velocità di diffusione delle auto elettriche continua a essere motivo di studio circa le reali cause dietro la riluttanza da una schiera di conducenti. Perché per una Tesla Model Y che va fortissimo sul mercato, al punto da essere stata decretata best seller assoluta in tutto il mondo nel primo semestre del 2023, altri progetti riscuotono pochi consensi. E noi italiani dovremmo saperlo bene, data la difficoltà delle vetture a zero emissioni di macinare vendite lungo la penisola. Fin qui abbiamo sottolineato soprattutto un paio di criticità ree di tarparne le ali: l’elevato costo d’acquisto e le poche infrastrutture di ricarica. Il reddito medio del Belpaese, basso rispetto a diverse vicine europee, rende complicato permettersi una bev.
Non a caso, in Norvegia, dove la situazione economica è decisamente migliore della nostra, abbiamo un quadro differente. Addirittura, nel Paese scandinavo il numero di auto elettriche ha superato quello delle endotermiche. Benché il caso sia un esempio eclatante, esso aiuta a comprendere la differente velocità di elettrificazione del parco macchine. In merito alle poche colonnine di ricarica, abbiamo, invece, un pregiudizio duro a morire, che prosegue tuttora, a dispetto dei notevoli passi in avanti compiuti. Un’analisi oggettiva ci dovrebbe spingere a fidarci delle capacità delle auto elettriche, ciononostante i pregiudizi sanno spesso essere duri a morire.
Il vero motivo dietro alla diffusione alla diffusione limitata delle auto elettriche secondo uno studio
Fin qui, però, nulla di particolare. È la solita storia, trita e ritrita, mentre la chiave di lettura fornita dal dottor Michael Parent, ricercatore presso l’Università del Texas, ad Austin, è distante anni luce. Seppur egli stesso ammetta i limiti del lavoro compiuto, avendo interpellato solo 400 utenti, il contributo apportato aiuta ad aprire gli occhi. E notare un fatto molte volte taciuto, ma percepibile navigando in rete. Tra i fattori in grado di frenare la corsa delle auto elettriche vi sarebbe pure la reputazione di “poco virili”.
Gli esemplari a benzina, complice l’inconfondibile rombo del motore, saprebbero, invece, di “maschio”, spiega Parent al MailOnline. Se le attrattive principali vanno ricercate nella velocità di accelerazione e nella tecnologia a bordo, la poca mascolinità li trattiene. A detta della dottoressa Louise Goddard-Crawley ciò dipende dal fatto che la tratti quali la forza fisica e la dominanza sono stati per sopravvivere e riprodursi. Le bev, essendo più silenziose e forse percepite come meno potenti, potrebbero essere considerate una deviazione dai soliti schemi evolutivi.