Quello dei prezzi troppo elevati continua a rappresentare un freno di non poco conto, per la diffusione delle auto elettriche. E come tale segnalato da una lunga serie di studi che cercano di addebitare a questo fattore, più che alla latitanza dei punti di ricarica, vendite da considerare ancora abbastanza deludenti.
La tesi viene ora in pratica ribadita da un rapporto del Rocky Mountain Institute (RMI), secondo il quale se fossero sospinti dal calo dei prezzi delle batterie, i veicoli elettrici potrebbero raggiungere la parità di prezzo con i modelli a combustibili fossili in Europa nel corso del 2024 e sul mercato statunitense nel 2026. Ove ciò accadesse, entro il 2030 potrebbero quindi rappresentare non meno dei due terzi delle vendite globali di auto.
Il rapporto in questione è stato pubblicato proprio in queste ore ed è destinato naturalmente a rilanciare il dibattito su prezzi che continuano a viaggiare su livelli decisamente troppo elevati per i comuni mortali. Come segnalato del resto dalla pratica assenza di modelli economici nel corso dell’IAA Mobility di Monaco di Baviera.
Auto elettriche, lo studio del Rocky Mountain Institute
Lo studio del Rocky Mountain Institute muove da un preciso assunto: i costi delle batterie dovrebbero dimezzarsi in questo decennio, dai 151 dollari per kilowattora (kWh) del 2022 posizionandosi in un range tra 60 e 90 dollari per kWh. Nel caso in cui questa ipotesi si avverasse, i veicoli elettrici sarebbero per la prima volta in grado di pareggiare la convenienza dei modelli a benzina entro il 2030. Rendendosi di fatto più economici da gestire rispetto a quelli dotati di motori termici.
A rendere del tutto plausibile il discorso è il fatto che le batterie rappresentano un aspetto molto importante nella formazione del prezzo di un autoveicolo green. In pratica possono pesare per circa il 40% sullo stesso, attestandolo su livelli che molti consumatori non possono sostenere senza mettere in crisi il proprio bilancio. Un dato di fatto troppo a lungo ignorato, ma balzato in evidenza proprio per il tiepido riscontro del mercato nei confronti delle auto elettriche, nonostante l’accelerazione in atto.
Man mano che le case automobilistiche si stanno concentrando su questo particolare aspetto, però, le cose stanno mutando in maniera considerevole. Possiamo dire che gli investimenti in nuovi prodotti chimici, materiali e software per le batterie consentono non soltanto di realizzare modelli più efficienti, ma anche meno costosi. Ad affermarlo è stato Kingsmill Bond, direttore senior della RMI, durante l’intervista concessa a Reuters.
In UE e Cina cresce la fetta di mercato delle auto green
Secondo l’analisi di RMI, la rapida crescita dei modelli elettrici in Europa e Cina “implica che le vendite di veicoli elettrici aumenteranno almeno di sei volte entro il 2030”. In tal caso conquisterebbero una quota di mercato compresa tra il 62% e l’86% delle vendite complessive.
Per capire meglio il dato occorre sottolineare come al momento, le vendite di veicoli elettrici all’interno dell’Unione Europea rappresentino il 13,6% delle vendite complessive di settore. Un dato quindi non esaltante, nonostante il quasi 61% di incremento collezionato nel passato mese di luglio rispetto a quello del 2022.
A fungere da propellente per l’accelerazione in atto potrebbe comunque essere stato il preventivato divieto alla vendita di nuovi modelli alimentati a combustibili fossili. Un divieto che dovrebbe essere esecutivo dal 2035, nonostante l’opposizione di molti, a partire dal governo italiano.
Per quanto concerne il governo degli Stati Uniti, non ci sono ancora impegni in tal senso, anche se la spinta verso le auto elettriche dell’amministrazione Biden, criticata ampiamente da Trump, sembra prefigurare qualcosa di analogo. Sia la California che lo Stato di new York, comunque, sembrano orientati verso il 2035 per l’esclusiva vendita di modelli a zero emissioni.
A confermare la tesi di RMI è anche una ricerca pubblicata praticamente in contemporanea dall’Economics of Energy Innovation and System Trasition (EEIST) dell’Università di Exeter. Anche all’interno di questo studio è previsto un aumento esponenziale delle vendite di veicoli elettrici. In questo caso, però, le date di riferimento sono più ravvicinate: il “punto di svolta” rappresentato dalla parità di prezzo con i modelli a combustibili fossili, infatti, dovrebbe essere conseguito già a a partire dal 2024 nell’UE, nel 2025 in Cina, nel 2026 negli Stati Uniti e nel 2027 in India. Almeno per quanto riguarda le auto di medie dimensioni, mentre per i veicoli più piccoli l’obiettivo dovrebbe essere conseguito anche prima.
Auto elettriche, i motivi del flop
Nonostante le grandi speranze degli studi in questione, al momento l’auto elettrica non decolla, almeno in Italia. Una realtà resa del resto dai dati. basti pensare in tal senso che nel corso del 2022 sui 630 milioni di euro di incentivi statali, in Italia, ben 272 di essi sono restati inutilizzati. Una situazione che secondo UNRAE non dovrebbe mutare di molto nell’anno in corso.
Sul totale delle immatricolazioni nel nostro Paese, appena il 3% è rappresentato da auto elettriche. Se la panoramica va oltre i confini nazionali, però, la sostanza non muta. Con il caso limite rappresentato dall’Olanda, ove pure i modelli green sono molti di più rispetto all’Italia. Secondo un sondaggio effettuato da VZR, infatti, il 25% di coloro che hanno virato verso il green vorrebbe ora tornare sui propri passi.
La metà del dato riscontrato in Francia, mentre anche tra gli automobilisti tedeschi e norvegesi inizia a dilagare lo scetticismo. Ad agire in tal senso non soltanto i prezzi, ma anche il discorso relativo ai tempi per la ricarica. Nel nostro Paese si è registrata una decisa accelerazione nel corso degli ultimi anni, ma le colonnine di ricarica troppo spesso sono occupate da macchine dotate di motore termico oppure malfunzionanti.
Chi decide di ripiegare sulla ricarica in garage, deve a sua volta scontrarsi coi costi degli impianti, che possono andare da 3500 a 80mila euro. E, ancora, c’è da considerare l’assorbimento dell’auto attaccata alla spina di due dei tre Kwh riservati di solito agli impianti elettrici casalinghi. Insomma, se si decide di ricaricare l’auto si rischia il blackout domestico. Naturalmente si potrebbe ovviare con un upgrade a sei Kwh, con conseguente esplosione dei costi. In definitiva, insomma, per le auto elettriche la strada continua ad esser in salita.