La crisi in cui si dibatte l’automotive della Germania sembra ormai evidente. E inizia a preoccupare anche in Italia, considerati i legami con l’indotto tricolore. Ora, per cercare di porre un argine ad una situazione che almeno per quanto riguarda il Gruppo Volkswagen è drammatica, potrebbe intervenire il governo tedesco.
È stato il numero due e Ministro dell’Economia di Berlino, Robert Habeck, a suggerire l’ipotesi di un nuovo piano di incentivi. Lo ha fatto nel corso di una visita allo stabilimento VW di Emdem, che può essere considerata simbolica, alla luce di quanto sta accadendo alla casa di Wolfsburg. I timori di un massiccio piano di licenziamenti, infatti, sta mettendo in fibrillazione la politica tedesca, che si prepara all’ennesimo trauma elettorale.
A causarlo potrebbero essere le elezioni in Brandeburgo, uno storico feudo della SPD. I socialisti, al timone del land dal 1990, l’anno della riunificazione, vedono infatti il loro primato insidiato da AFD, mentre anche la nuova formazione di estrema sinistra di Sahra Wagenknecht, BSW, è accreditata di un ottimo risultato. In questo quadro, ipotesi di tagli e licenziamenti di massa non possono che soffiare sulle vele delle ali, di destra e sinistra.
Auto elettriche, di fronte al crollo ora si muove il governo centrale
I dati pubblicati il 19 settembre dalla lobby europea dei costruttori di auto, ACEA, non lasciano spazi di interpretazione: il mercato delle auto elettriche sta letteralmente franando. E, in questo quadro, la Germania rappresenta l’anello più debole della catena. Lungo il suo territorio, infatti, i veicoli green hanno addirittura fatto registrare un clamoroso -69% in termini di vendite, rispetto a dodici mesi prima.
Proprio l’analisi di questi dati dovrebbe spingere il governo di Berlino a ripensare alla propria politica sul tema. Paragonando i due periodi in esame, agosto 2023 e 2024, balza subito agli occhi un fatto decisivo: l’eliminazione degli incentivi deciso da Berlino. Incentivi che un anno prima permettevano alle auto elettriche di vendere bene e sostenere la produzione.
Ora le elettriche non tirano più e a pagare le conseguenze di scelte non proprio illuminate potrebbero essere i lavoratori. Solo che gli stessi dispongono di uno strumento non di poco conto per difendersi, in abbinamento con le consuete iniziative di protesta. Ovvero il diritto di voto.
Una prerogativa che inizia a terrorizzare i partiti tradizionali, in particolare quelli che stanno appoggiando Scholz, capo di un governo che è ormai visto come fumo negli occhi da un numero crescente di tedeschi. E per non prestare il fianco a AFD e BSW, l’esecutivo deve ora muoversi in soccorso dell’automotive teutonico.
Il governo deve fare qualcosa per far ripartire il mercato: ad affermarlo è Robert Habeck
La prospettiva della chiusura di impianti tedeschi da parte di VW fa letteralmente tremare i polsi ai politici tedeschi. Un conto è chiudere quello Audi di Bruxelles, ben altro è prospettare decine di migliaia di licenziamenti in Germania, in un momento in cui AFD e BSW volano dal punto di vista elettorale.
Ecco perciò emergere la necessità di un nuovo attivismo da parte del governo centrale. Necessità colta da Robert Habeck, che ha deciso di visitare lo stabilimento di Emdem della Volkswagen. Ovvero uno di quelli per i quali non vale più lo stop ai licenziamenti periodicamente contrattato tra azienda e sindacati.
Habeck ha naturalmente cercato di tenere un profilo istituzionale, nel corso della visita. Non ha però esitato ad affermare che, nonostante gran parte dei problemi devono essere risolti dall’azienda, l’esecutivo avverte l’obbligo di intervenire per far ripartire il mercato. Parole che, naturalmente vanno tradotte con un termine ben preciso: incentivi. Per capire se la traduzione è esatta occorre ora attendere la giornata di lunedì, quando lo stesso numero due di Berlino discuterà dei problemi del settore con alcuni dirigenti delle case tedesche.
Non solo Volkswagen
Se la crisi in cui versa Volkswagen è drammatica, occorre sottolineare come quella dell’azienda di Wolfsburg rappresenti soltanto la classica punta dell’iceberg. Oltre a VW, infatti, nel corso degli ultimi giorni sono emerse criticità di non poco conto a carico di BMW e Mercedes.
Per quanto riguarda la prima, ha infatti dovuto tagliare le sue previsioni sugli utili dell’anno a causa della frenata sul mercato cinese e di una partita di sistemi frenanti difettosi da parte del fornitore Continental. Il richiamo di 1,5 milioni di modelli si è tradotto in un danno finanziario enorme, immediatamente sanzionato dal crollo del titolo azionario.
Mercedes, a sua volta, ha dovuto rivedere al ribasso i propri obiettivi finanziari per l’anno in corso. Anche in questo caso a decidere in tal senso è stato lo smottamento del mercato cinese. Mercato che, peraltro, potrebbe diventare ancora più difficile in futuro, ove l’UE intendesse portare avanti la sua crociata contro le elettriche cinesi. In tal caso, infatti, le contromisure di Pechino non tarderebbero ad arrivare.