L’analisi del 21° Rapporto Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, sulla mobilità italiana delinea un quadro complesso che evidenzia la persistente dominanza del trasporto privato, così come le difficoltà nella transizione verso una mobilità più sostenibile del nostro Paese. Secondo il rapporto, l’auto resta il mezzo più utilizzato in Italia, scelto dal 65% degli italiani. Questo dato è in crescita dell’1,6% rispetto al 2022. A preoccupare anche il basso numero di veicoli elettrici circolanti sulle strade italiane.
Auto elettriche, in Italia parco auto troppo vecchio: la transizione all’elettrico prosegue a rilento
Nello specifico, il mercato italiano registra un tasso di motorizzazione che raggiunge 69,4 veicoli per 100 abitanti, superiore rispetto ai principali competitor europei come Germania (58,6) e Francia (57,2). Questo dato, in crescita rispetto al 68,1 del 2022, riflette una grande dipendenza dal trasporto privato.
Paradossalmente, la maggiore dipendenza dal mezzo privato si riscontra nelle fasce di reddito più basse, con il 72% di utilizzo tra chi percepisce meno di 15.000 euro annui, mentre scende al 56,4% nelle fasce di reddito superiori ai 25.000 euro. Questo fenomeno evidenzia potenziali criticità nell’accessibilità e nell’efficienza del trasporto pubblico, particolarmente nelle aree periferiche dove l’uso dei mezzi pubblici si attesta sotto il 5%.
Il rapporto è incentrato anche sulla transizione verso la mobilità sostenibile, che mostra progressi davvero minimi in Italia. Il parco circolante elettrico rappresenta solo lo 0,54% del totale (più di 40 milioni), un dato alquanto preoccupante per il futuro. Più incoraggiante il segmento ibrido, che raggiunge il 5,41% del parco circolante, con una penetrazione nel mercato del nuovo del 40% nel 2023.
Come sottolineato dalla presidente dell’Isfort, Maria Teresa De Benedictis, il settore necessita di un’accelerazione decisiva verso la sostenibilità. L’invecchiamento del parco circolante, con solo il 25% dei veicoli sotto i 20 anni, rappresenta un grande problema per l’Italia, che dovrà adattarsi a normative sempre più stringenti, a partire da quelle sulle emissioni del 2025.