Il tema degli autovelox continua ad essere molto dibattuto, nell’opinione pubblica italiana. L’aver voluto trasformare questi strumenti in un modo surrettizio e spesso subdolo per fare cassa, da parte degli enti locali, ha letteralmente fatto infuriare gli automobilisti del Belpaese. I quali hanno naturalmente accolto con grande favore le due ordinanze della Cassazione risalenti a maggio e a luglio dell’anno appena archiviato, in cui viene stabilito che soltanto le apparecchiature omologate sono in grado di costituire una fonte di prova al fine di riscontrare l’effettivo superamento dei limiti di velocità indicati. Con questa interpretazione, infatti, si è aperta la porta ad una mole importante di ricorsi, in quanto le violazioni accertate con strumenti non omologati sono illegittime.
Autovelox, il governo cerca ora di metterci una toppa
Ora è il governo a cercare di porre argine ad una situazione che rischia di trasformarsi in una vera Caporetto per gli enti locali che hanno confidato sugli autovelox per fare cassa. In attesa dell’emanazione delle norme di omologazione degli stessi, il ministero dell’Interno sta infatti provando a vanificare la consistente mole di ricorsi previsti.
Nel tentativo di fronteggiare una situazione molto delicata, il Ministero degli Interni ha provveduto a inviare una circolare alle prefetture e, quindi, agli enti locali stessi. Al suo interno sono contenute le indicazioni tese a fronteggiare la comprensibile reazione degli utenti stradali sanzionati dagli autovelox. Il tutto condito da un richiamo alla necessaria compattezza e alla disciplina, per non offrire il fianco in una fase così complicata.
A fornire le indicazioni in merito è l’Avvocatura generale dello Stato. Chiamata in causa dal Viminale, dopo i due pronunciamenti della suprema corte, ha infatti suggerito di basare la linea difensiva sin dal giudizio di primo grado sulla piena omogeneità tra le procedure di omologazione e di approvazione. Per farlo, si consiglia di presentare elementi, in particolare documentali, che non sono stati oggetto di esame da parte della Cassazione. Un novero in cui rientrano, non solo il decreto di approvazione dell’autovelox utilizzato, ma soprattutto i decreti di omologazione di “strumenti altri” e diversi da quelli volti a verificare il superamento dei limiti di velocità.
Così facendo, secondo il ministero guidato da Piantedosi, “sarà possibile rappresentare fondatamente e soprattutto in maniera innovativa rispetto ai precedenti giudizi … la sostanziale omogeneità tra i procedimenti”. E, di conseguenza l’assenza di deficit in termini di garanzie per gli interessati che deriverebbe da un accertamento condotto tramite un’apparecchiatura che è stata soltanto approvata e non omologata.
La toppa, come è ormai prassi, rischia di rivelarsi peggio del buco
Sin qui la controffensiva del ministero degli Interni, del tutto comprensibile alla luce della situazione che si sta preparando. La quale, però, rischia di rivelarsi alla stregua della classica toppa peggiore del buco. A metterla in questa scomoda situazione è un semplice fatto: al momento, soltanto le apparecchiature per l’accesso alle ZTL sono omologate. Le quali, comunque, rispondono ad una logica totalmente differente da quella cui obbediscono gli autovelox, che sono chiamati ad accertare l’effettiva velocità delle autovetture.
Del resto è la stessa Avvocatura generale dello Stato ad aver messo le mani avanti. Affermando da parte sua che un ricorso alla Cassazione “volto a censurare il recente indirizzo giurisprudenziale”, sia pure riferito a norme non ancora rappresentate sarebbe fortemente a rischio in termini di inammissibilità o, quantomeno, di infondatezza. Tesi del resto accolta con comprensibile sconforto dallo stesso ministero.
In pratica, proprio la mancanza di una soluzione definitiva, derivante dall’omologazione degli autovelox dopo l’approvazione di norme specifiche al riguardo, apre la porta ad una elevata possibilità di sconfitta nell’ambito dei ricorsi presentati. Che, presumibilmente, saranno molti e difficilmente arginabili presso le sedi giudiziarie scelte dagli interessati, confidando in fattori che esulano dalla semplice sfera del diritto.