Il bando alle nuove auto dotate di motore endotermico previsto dall’Unione Europea per il 2035, continua a suscitare grandi discussioni, non solo nell’opinione pubblica, ma anche presso le case costruttrici. Una discussione generata dalla sempre più evidente crisi del mercato, coi consumatori che in pratica rifiutano i modelli green, a meno che non siano corredati da pingui incentivi statali.
Un trend testimoniato del resto dal clamoroso -69% fatto registrare dai veicoli full electric in Germania nel passato mese di agosto, rispetto al dato conseguito dodici mesi prima. Tale da spingere molte aziende a riconsiderare i propri piani, spingendone più di una a tornare indietro.
Un’atmosfera di indecisione la quale, però, non sembra minimamente interessare al nuovo premier del Regno Unito, Keir Starmer. Dopo l’agevole vittoria dei laburisti sui tradizionali rivali conservatori, proprio lui ha infatti proposto non solo di rispettare il termine del 2035 nel suo Paese, ma addirittura di anticiparlo al 2030. Si può immaginare i salti di gioia delle classi popolari già chiamate a sistemare i buchi di bilancio lasciati dal predecessore di Starmer, Rishi Sunak, di fronte all’idea di limitare la propria scelta tra modelli elettrici che costano molto di più rispetto a quelli a benzina o gasolio.
Il Regno Unito imbocca la strada del full electric a tutta velocità?
Anche nel Regno Unito, quindi, torna d’attualità il tema dello stop alla vendita di nuove auto endotermiche nel 2035. Solo che il Paese d’oltremanica sembra aver stavolta addirittura deciso di anticipare una scadenza su cui molti, da tempo stanno esprimendo grandi dubbi. A partire dal governo italiano, con Matteo Salvini proteso nella denuncia di un termine che assomiglia ad un vero e proprio suicidio.
L’anticipo su cui lavora il nuovo governo laburista è di ben cinque anni, ovvero al 2030. Da quel momento, se la proposta andasse in porto, non sarebbe più possibile acquistare veicoli provvisti da motore endotermico al di là della Manica. In pratica, quanto era stato deciso dal governo conservatore guidato da Boris Johnson, nel corso del 2020. Una decisione che era stata rivista nel passato mese di settembre da Rishi Sunak, che aveva livellato la scadenza a quella dell’Unione Europea.
All’atto pratico, la soluzione escogitata da Johnson avrebbe portato al divieto di vendere automobili termiche “pure” nel 2030, con una finestra di cinque anni per le ibride. A partire dal 2035, il Regno Unito si sarebbe quindi convertito al full electric, almeno a livello di immatricolazioni. La stessa strada che ora prevede di percorrere il leader laburista Keir Starmer, ignorando però quanto è accaduto nel frattempo.
Un vero e proprio paradosso
Da quel 2020, infatti, molti degli entusiasmi iniziali sulle auto elettriche sono venuti meno. Anche perché i costi delle stesse viaggiano su livelli proibitivi, inaccessibili per i ceti popolari sempre più impoveriti. Tanto da prospettare il full electric come un lusso riservato ai benestanti. Un vero e proprio paradosso per un partito come quello laburista che si proclama paladino degli interessi della parte meno agiata della popolazione.
Naturalmente, l’annuncio del cambio di rotta da parte del nuovo esecutivo non ha mancato di provocare reazioni tra i costruttori. Le case, come al solito, si non però presentate divise all’appello. C’è chi apprezza la decisione e chi, al contrario, la vede come il fumo negli occhi.
Nel primo segmento si è subito insediata la Toyota. Pur non avendo mai mostrato entusiasmo a prescindere per le auto elettriche, il gruppo giapponese può infatti fare leva su una gamma quasi integralmente ibrida. Potrebbe quindi approfittare delle difficoltà di altri che non hanno avuto la stessa lungimiranza. Cui si potrebbe aggiungere Stellantis, il cui CEO Carlos Tavares ha affermato proprio di recente di ritenere assurdo una revisione del bando ai motori endotermici nel 2035.
Mentre a esprimere contrarietà, perlomeno per il momento, è soprattutto la Ford. La casa dell’ovale blu, infatti, ha affermato che un nuovo mutamento della normativa potrebbe ingenerare confusione tra i consumatori. Una posizione derivante dal ritorno sui propri passi da parte dell’azienda di Detroit, dovuta proprio al momento poco propizio per le auto elettriche.