Benzina: può la guerra in medio oriente far aumentare i prezzi?

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Le preoccupazioni sono molto forti in tal senso
Prezzo carburante

La guerra scoppiata in Medio Oriente dopo l’attacco di Hamas a Israele sembra destinata a farsi sentire anche nel resto del mondo. In particolare, potrebbe essere il prezzo del carburante a tornare a salire vistosamente, aggravando ancora di più la crisi dei bilanci domestici in un paese come il nostro ove il trasporto privato la fa da padrone.

A dire il vero i primi segnali in tal senso si potrebbero manifestare lungo la penisola già nel corso dei prossimi giorni. A favorirli la crescita dei prezzi di greggio e gas, che sono del resto già avvenuti nelle prime ore dello scoppio delle ostilità.

I rincari previsti potrebbero non solo andare ad annullare i primi segnali di una discesa dei prezzi che si avvertivano da un paio di settimane, ma anche mangiare in men che non si dica il bonus benzina che era stato introdotto dal governo per cercare di alleviare le difficoltà delle classi popolari. Ma andiamo a vedere cosa sta accadendo in queste ore.

Prezzo carburante

Prezzo carburante: cosa sta accadendo

Le prime avvisaglie di quanto potrebbe accadere sono giunte sin dalla mattinata, quando a Londra il Brent, il greggio di riferimento per i compratori europei, è stato scambiato intorno agli 87,4 dollari al barile. Già nel corso della notte, però, aveva sfiorato i 90 dollari, mettendo a segno un rialzo di quasi 5 rispetto al prezzo che aveva chiuso le contrattazioni della passata settimana.

Anche il gas, a sua volta, ha visto una dinamica simile. I contratti scambiati sulla Borsa di Amsterdam, infatti, hanno quasi raggiunto il livello dei 43 euro a megawattora, nel corso delle contrattazioni della mattinata. Si tratta di aumenti tali da far facilmente presagire l’inevitabile aumento del prezzo del carburante. Che secondo gli addetti ai lavori dovrebbe iniziare a manifestarsi già nella giornata di domani.

L’apertura delle ostilità in Medio Oriente, insomma, fa presagire dinamiche dei prezzi simili a quelle che hanno fatto seguito all’inizio della guerra in Ucraina. Tali da andare in pratica a vanificare i ribassi che si erano verificati nel corso delle ultime due settimane, per effetto dell’aumento della produzione del petrolio da parte dei Paesi che non aderiscono all’Opec.

Il commento del governo

A commentare quanto sta accadendo in medio Oriente e le ripercussioni sul comparto dei carburanti è stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy all’interno del governo Meloni. È stato lui ad affermare: “La situazione di emergenza in Israele e nella Striscia di Gaza rischia di far esplodere altre problematiche, mi riferisco a quello dell’energia come accaduto per la guerra della Russia in Ucraina per l’approvvigionamento di gas e petrolio”

Occorre però sottolineare che l’area in cui sono scoppiati gli scontri tra i miliziani di Hamas e i soldati israeliani non dirige petrolio o gas verso il nostro Paese. L’innalzamento dei prezzi in questione, invece, è una diretta conseguenza del possibile coinvolgimento dell’Iran nel conflitto. Ove ciò avvenisse, gli Stati Uniti e l’Unione Europea potrebbero tornare ad agitare quelle sanzioni cui è solitamente affidato il compito di colpire Teheran.

Prezzo carburante

Considerata l’importanza del Paese nello scacchiere energetico mondiale, le conseguenze sarebbero di grande portata. Anche il suo bando si aggiungerebbe a quello già in atto in Occidente nei confronti della Russia. La situazione che si sta delineando in Medio Oriente, quindi, sta già provocando notevoli fibrillazioni negli ambienti politici di mezzo mondo. La speranza, di conseguenza, è che gli animi si distendano e si inizi un percorso di pace in grado di riportare alla serenità una parte del mondo che da troppo tempo non riesce a trovarla.

L’Opec prevedeva già rincari a lungo termine

La situazione del Medio Oriente si aggrava in un momento molto particolare. Se nel corso degli ultimi mesi il prezzo del carburante aveva fatto segnare un continuo movimento ascendente, le ultime stime dell’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries) avevano già prospettato rincari nel lungo termine.

Secondo la stessa Opec, la domanda petrolifera mondiale potrà essere soddisfatta solo dando vita ad un massiccio piano di investimenti. In particolare, sarebbero necessari non meno di 14mila miliardi di dollari entro il 2045, in pratica circa 610 miliardi di dollari all’anno.

Entro quell’anno, infatti, la domanda di petrolio dovrebbe attestarsi a 116 milioni di barili al giorno. A trainare la stessa dovrebbero essere i Paesi che non fanno riferimento alla stessa Opec. A preoccupare, però, è al momento il breve termine.

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