Biocarburanti, ora l’UE sembra intenzionata a prenderli in considerazione

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La Commissione Trasporti ha espresso parere favorevole sull’equiparazione ad altri carburanti CO2 neutri
Biocarburanti OK dall'UE

Dopo i primi entusiasmi, il Green Deal europeo è stato oggetto di non poche polemiche, che continuano tuttora. Se doveva trattarsi di un semplice tentativo di andare verso modalità di trasporto merci e spostamento delle persone più amichevole verso l’ambiente, con il trascorrere dei mesi ha assunto una vera e propria valenza politica. Ovvero proprio ciò che si sarebbe dovuto evitare per mantenere la discussione in un ambito pertinente.

Nella discussione in atto, è da rimarcare una notizia che dovrebbe far piacere alle aziende che producono autovetture e camion provvisti di motori termici e alle associazioni di categoria. La Commissione Trasporti del Parlamento UE ha infatti provveduto ad esprimere il suo parere positivo all’equiparazione dei cosiddetti biocarburanti agli altri carburanti CO2 neutri.

Al tempo stesso, non sono comunque stati ritoccati in alcun modo gli obiettivi di riduzione di emissioni di CO2 per il 2030. Una sorta di quadratura del cerchio, che ha tenuto conto delle varie posizioni in campo e che qualcuno ha maliziosamente attribuito alla fine dell’esperienza di Frans Timmermans nella Commissione Europea, dove ricopriva il ruolo di responsabile delle politiche sul Clima.

Biocarburanti e UE

La decisione sui biocarburanti sembra segnare un mutamento nei rapporti di forza

La decisione presa in Commissione Trasporti è stata naturalmente interpretata in molti modi. Quello che sembra emergere nelle ore successive al giudizio espresso è comunque un maggiore equilibrio. Un atteggiamento il quale è stato gradito in particolare negli ambienti della logistica e che va nella direzione che era stata auspicata dal governo italiano.

Occorre peraltro sottolineare come l’esito in questione non rappresenti una grande sorpresa. Già nel mese di luglio, infatti, il Parlamento europeo aveva deciso per una apertura in tal senso. Un parere che è stato ora recepito in sede di commissione, approvando l’inclusione dei bio-fuel in quell’ambito dei carburanti CO2-neutri i quali sono ritenuti in grado di concorrere alla decarbonizzazione dell’autotrasporto.

A testimoniare un approccio più equilibrato alla questione del Green Deal c’è anche un’altra decisione della stessa commissione. Stiamo parlando del parere positivo espresso in ordine alla revisione degli obiettivi decisi dalla Commissione europea nella prima parte dell’anno. Se la seconda aveva optato per il 90% di riduzione delle emissioni allo scarico nel 2040 rispetto ai livelli conseguiti nel 2019, la commissione ha invece indicato un più realistico 75%.

Cosa accadrà ora

Naturalmente, le associazioni di settore non hanno avuto alcuna remora nell’applaudire una decisione che sembra improntata al buon senso. È stato in particolare Massimo Artusi, numero due di Federauto, con delega Trucks&Van (il settore dell’Associazione che raccoglie i concessionari di veicoli Commerciali e industriali), a esternare la sua soddisfazione per l’esito della questione. Ha infatti dichiarato: “Il voto con cui la Commissione Trasporti del Parlamento europeo ha espresso un parere secondo il quale anche i biocarburanti vanno inclusi nella definizione di carburanti CO2 neutri è un passo avanti verso quella soluzione equilibrata in grado di garantire contemporaneamente, attraverso un mix di soluzioni a zero climalteranti, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della transizione green.”

Al tempo stesso, però, è da ricordare che si tratta di una decisione non vincolante. Per la sua reale approvazione restano da compiere alcuni passi fondamentali, ovvero i passaggi all’interno della Commissione Ambiente e del cosiddetto Trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento). Soltanto una volta passati questi scogli, il provvedimento assumerà un carattere definitivo.

Proprio per evitare che possano verificarsi improvvisi voltafaccia nel percorso in questione, lo stesso Artusi ha affermato l’intenzione di non abbassare la guardia. Una possibilità sempre in agguato proprio per l’insistenza di alcuni settori in un approccio ideologico a questioni che dovrebbero invece restare confinate ad un ambito tecnico.

Il controverso ruolo di Frans Timmermans

Per capire le divisioni prodotte dalla discussione sul Green Deal, occorre proprio esaminare il ruolo svolto da Frans Timmermans nella discussione sul provvedimento. Il politico olandese, infatti, si è rivelato un vero e proprio pasdaran nel corso del dibattito sul provvedimento.

Le posizioni da lui assunte, con un rigore degno di miglior causa, sono talmente ostinate da spingere Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, a definirlo poco prima del voto sulla legge alla stregua di un vero e proprio delinquente. Proprio il ruolo da lui svolto, nel corso della discussione, però, ha destato non poca sorpresa tra coloro che seguono più da vicino la politica.

Nel passato, infatti, Timmermans si era distinto per posizioni molto più sfumate. Posizioni che tenevano conto di una lobby come quella agricola, che nei fatti ha dimostrato di essere più potente di quella dell’automotive. E non a caso, una volta iniziata la discussione sul Green Deal energetico, di fronte alle sue posizioni radicali la stessa lobby ha deciso che era arrivato il momento di cambiare pagina.

Le pressioni sempre più forti hanno infatti convinto il Premier uscente olandese, Mark Rutte, a sostituire Timmermans con il ministro agli esteri Wopke Hoekstra. Un politico considerato non solo eco-indifferente, ma privo di esperienza in politiche ambientali. Ideale quindi per ammorbidire le posizioni rigide in una discussione che sta assumendo un aspetto sempre più politico.

Biocarburanti: per l’Italia si tratta di una vittoria

Al di là della questione riguardante l’avvicendamento tra Timmermans e Hoekstra, in Italia si sta indicando in queste ore il governo Meloni tra i vincitori. In effetti si tratta di una decisione che era auspicata dal nostro Paese, uno tra quelli che hanno puntato con maggior decisione sui biocarburanti.

Per tali si intendono quelli che vengono prodotti dalle biomasse, ovvero dagli scarti di materia organica generata da piante e animali. Scarti che possono provenire dall’industria agroalimentare (ad esempio mais, colza, soia o girasole), dall’attività agricola e forestale (residui di legna o ramaglie verdi recuperate) e dalla raccolta di rifiuti organici cittadini.

I biocarburanti si presentano molto convenienti dal punto di vista dei costi, che sono in effetti abbastanza bassi. Lo dimostra il lancio di HVO, da parte Eni, molto attiva sul fronte dei biocarburanti. Si tratta di un diesel prodotto tramite l’utilizzo integrale di materie prime rinnovabili e di scarto con un costo di 1,910 euro al litro.

Sull’altro piatto della bilancia occorre però mettere il fatto che il biodiesel non sarebbe in grado di eliminare del tutto le emissioni di CO2. Infine, almeno stando a quanto affermato da Transport & Environment (T&E), organizzazione indipendente che promuove politiche di trasporto a zero emissioni, al momento l’uso di biocarburanti avanzati sarebbe sufficiente per alimentare appena il 5% del parco circolante italiano, una quota che potrebbe salire al massimo al 20% nel 2030.

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