Una delle principali critiche rivolte ai biocarburanti riguarda l’uso di terreni agricoli che potrebbero essere destinati alla coltivazione di cibo per l’uomo. Questo ha reso molto più allettanti i biocarburanti di seconda generazione, che si basano su biomassa come materia prima, permettendo di trasformare rifiuti agricoli in carburante.
Fino a poco tempo fa, però, questo processo era estremamente costoso e complesso. Ma una ricerca pubblicata su Nature ha recentemente svelato una sostanza in grado di semplificare notevolmente la procedura. I ricercatori brasiliani hanno infatti scoperto un nuovo tipo di metalloenzima, e non è un caso, visto che il Brasile è uno dei principali produttori di etanolo al mondo, e il paese dove si trovano gli unici due impianti di produzione di etanolo di seconda generazione su scala industriale.

Questo nuovo enzima potrebbe essere un grande alleato nella produzione di bioetanolo, permettendo di rompere la cellulosa in modo più efficiente. La cellulosa, il polimero rinnovabile più abbondante sulla Terra, è una fonte ideale per produrre biocarburanti, ma la sua struttura resistente e cristallina la rende difficile da trattare. Questo è il motivo per cui il legno è usato in mille applicazioni, dalla costruzione all’arredamento: è durevole e difficile da degradare.
Tuttavia, grazie alla scoperta di questo nuovo enzima, chiamato CelOCE, è ora possibile scomporre la cellulosa in glucosio in modo molto più rapido ed efficace. CelOCE è stato estratto da batteri trovati in campioni di terreno provenienti da una bioraffineria in Brasile. Il nome scelto per il microrganismo che produce questo enzima è Candidatus Telluricellulosum braziliensis.
Questo metalloenzima contiene rame, che è essenziale per la sua capacità di scomporre la cellulosa. Quando combinato con gli enzimi tradizionali, CelOCE riesce a ottenere il doppio del glucosio rispetto ai metodi precedenti, migliorando drasticamente l’efficienza del processo.
Questa innovazione potrebbe abbattere i costi di produzione e rendere il bioetanolo una fonte energetica più accessibile. I rifiuti agricoli potrebbero finalmente diventare la materia prima per impianti di etanolo di seconda generazione a basso costo e ad emissioni zero di carbonio, accessibili in qualsiasi paese con surplus di scarti agricoli.

In un altro sviluppo interessante, il Brasile ha attivato la prima stazione di idrogeno al mondo alimentata da etanolo, con il supporto di Toyota e Hyundai. La stazione, situata nel campus dell’Universidade de São Paulo, è in grado di produrre 100 kg di idrogeno al giorno per alimentare veicoli a celle a combustibile. Utilizzando un riformatore, l’etanolo è trasformato in idrogeno, con emissioni di carbonio che sono catturate o rilasciate senza aumentare l’inquinamento, visto che il carbonio nell’etanolo proviene già dall’aria. Se questa tecnologia si dimostrerà economicamente vantaggiosa, il Brasile potrebbe diventare il cuore della produzione di idrogeno.