Fare i conti con una buca, mentre si è alla guida di un autoveicolo o di un ciclomotore, rischia di essere una pessima esperienza. Soprattutto perché proprio quelle che caratterizzano molti tratti stradali sono alla base di un gran numero di incidenti.
Una realtà particolarmente pressante in Italia, se solo si pensa che, stando ai dati degli studi più recenti, il 60% degli utenti del Belpaese rischia nel corso dell’anno di essere coinvolto in sinistri originati proprio dal pessimo stato del manto stradale. Una realtà che, però, presto potrebbe mutare in maniera molto significativa.
Buche stradali: la soluzione potrebbe arrivare dal Regno Unito
La notizia che sembra aprire nuove prospettive per una circolazione meno accidentata del mezzi sulle strade arriva dal Regno Unito. Un gruppo di scienziati dell’Università di Swansea e del King’s College di Londra, in collaborazione con ricercatori cileni, ha infatti messo a punto una soluzione in grado di attenuare i costi finanziari e sociali derivanti dalla presenza opprimente di buche.

Il risultato del lavoro condotto, si è infatti tradotto nello sviluppo di un nuovo tipo di asfalto autorigenerante. In grado cioè di rigenerarsi in assoluta autonomia, senza alcuna necessità di manutenzione da parte dell’uomo. La tecnologia in questione è stata realizzata sulla base delle indicazioni fornite dall’AI di Google Cloud, ovvero un modello basato sull’intelligenza artificiale, grazie al quale è stato possibile comprendere il comportamento del bitume. Fondandosi sullo sfruttamento di materiali sostenibili, ovvero le biomasse. Con un ulteriore beneficio per l’ambiente.
Occorre infatti sottolineare che l’asfalto attualmente utilizzato per le nostre strade, è un derivato del petrolio greggio. Inoltre, con il trascorrere degli anni ha la tendenza a indurirsi e diventare più fragile. Originando la possibilità che al suo interno si manifestino quelle spaccature destinate a tramutarsi in vere e proprie buche. E proprio su questo aspetto va ad agire il nuovo asfalto proveniente dalla Gran Bretagna.
Una svolta, in tutti i sensi
La nuova tecnologia concepita dai ricercatori inglesi e cileni, si incarica di intervenire proprio durante la fase di formazione delle crepe. In pratica, va a ricucire le smagliature formatesi, evitando che possano allargarsi. Un modus operandi il quale si prefigura alla stregua di una vera e propria svolta. Non solo allunga la durata del manto stradale, ma spazza via gli interventi di manutenzione e i costi ad essi collegati.
Occorre peraltro sottolineare che, stando alle notizie disponibili, i risultati conseguiti in laboratorio sono stati effettivamente sorprendenti. Il nuovo asfalto, infatti, si è dimostrato capace di riuscire ad invertire il processo degenerativo e di occludere le fessure in un arco temporale inferiore ad un’ora.
A rendere possibile il conseguimento di questo risultato, è stata l’integrazione di spore del licopodio clavatum (Lycopodium clavatum). Proprio loro, quando si trovano a dover sopportare il carico dei veicoli in transito, provvedono al rilascio di un olio naturale il quale provvede ad ammorbidire l’asfalto. Permettendo di conseguenza un più rapido riempimento delle microfessure che si formano nel frattempo.
La biosostenibilità dell’asfalto autorigenerante
Come sottolineato dai ricercatori inglesi e cileni, la loro soluzione rappresenta un notevole passo in avanti, dal punto di vista della sostenibilità. Il fatto che l’asfalto autorigenerante sia realizzato tramite utilizzazione di materiali di scarto come gli oli riciclati, pone un argine ad una situazione molto critica.

L’industria delle infrastrutture stradali, infatti, è considerata tra le principali produttrici delle emissioni di carbonio. Riuscire ad arginare questa pericolosa tendenza, rappresenta quindi un passo estremamente significativo in direzione di un modello di mobilità ad emissioni zero.
Se al momento l’attenzione dell’opinione pubblica è appuntata sull’industria automobilistica, cui si chiede uno sforzo a favore dell’elettrificazione delle flotte, agire sulle infrastrutture potrebbe in effetti garantire una lunga serie di vantaggi. In particolare nelle zone urbane e in quei grandi centri cittadini gravati da un traffico intenso. Alleviando peraltro la spesa a carico di enti locali che ormai da tempo sono costretti a fare i conti con le politiche di bilancio imposte dal potere politico.