Le auto elettriche cinesi provocano grandi timori nelle case concorrenti, in particolare quelle europee. Se nella giornata di ieri il numero uno dell’Unione Europea, Ursula Von der Leyen, ha affermato la volontà di frapporre ostacoli alla loro diffusione in Europa mediante l’apertura di un’inchiesta sui loro prezzi, considerati troppo bassi, c’è però un rapporto elaborato dagli analisti di UBS che agli occhi degli addetti ai lavori assume un’importanza ben maggiore delle parole pronunciate dal Presidente della Commissione europea al Parlamento di Bruxelles.
Il rapporto in questione, infatti, va a focalizzarsi sulla BYD Seal, il modello che può essere considerato una vera e propria punta di lancia, non solo per questo produttore, ma anche per l’automotive cinese. Andando a smontarla pezzo per pezzo, infatti, gli esaminatori si sono trovati di fronte a non poche sorprese, in positivo. Tanto da affermare senza mezzi termini che la Seal dovrebbe preoccupare non tanto gli europei, quanto Elon Musk.
Le parole incluse nel documento rappresentano una notevole promozione, non solo per il modello analizzato, ma per l’intero automotive cinese. E come tali dovrebbero far riflettere i marchi concorrenti. Non farlo potrebbe ulteriormente favorirne l’arrembaggio sul mercato globale.
BYD Seal: il giudizio degli analisti di UBS
BYD Seal è stata di recente presentata a IAA Mobility 2023, il salone dell’auto di stanza a Monaco di Baviera. Un debutto il quale ha subito suscitato grande e giustificata curiosità. Il motivo di tutto ciò è da rintracciare nel fatto che il modello in questione si propone un impegnativo confronto con la Model 3 di Tesla. Un confronto il quale potrebbe riservare non poche sorprese per il marchio californiano.
Smontando la vettura pezzo per pezzo, infatti, gli analisti di UBS sono arrivati ad una conclusione ben precisa: Seal non solo è in grado di reggere il confronto sotto molti aspetti con la rivale, ma può far pesare nello scontro un costo inferiore tra il 10 e il 20%. Alla luce dell’importanza della questione relativa ai prezzi si tratta di un’affermazione estremamente preoccupante per l’azienda fondata da Elon Musk.
Tra i maggiori punti di forza messi in evidenza dalla vettura cinese, gli analisti di UBS hanno soffermato la loro attenzione su uno spazio interno notevole, sulla connettività 5G e sullo schermo centrale girevole. Inoltre, mettendo a confronto le prestazioni e l’efficienza, i redattori del documento hanno concluso che il sistema di propulsione della Seal è assolutamente in linea con la concorrenza. Un dato ancora più rilevante alla luce del fatto che il veicolo di BYD si posiziona “all’estremità relativamente bassa della gamma, soprattutto rispetto alla soluzione leader fornita dalla Model 3 di Tesla”.
Per quanto riguarda la scocca, la tecnologia delle batterie BYD “cell-to-body” regala un maggiore spazio all’interno del veicolo, tramutandosi in un maggiore comfort per i passeggeri. Inoltre, consente prestazioni migliori a costi minori e un profilo basso del veicolo in grado di avvantaggiare l’aerodinamica.
Da sottolineare anche un aspetto non preventivato, ovvero il fatto che il produttore cinese preferisca affidarsi a terzi per un sistema di guida autonoma di Livello 2. Una scelta in controtendenza, considerato come le aziende cinesi, a partire proprio da BYD, preferiscano produrre internamente la gran parte dei componenti.
Un concorrente serio per Tesla
Il giudizio finale degli analisti di UBS dovrebbe essere tenuto in conto molto seriamente dalla concorrenza. Secondo loro, infatti, la Seal sarebbe estremamente competitiva dal punto di vista dei costi, e a renderla tale sarebbero l’integrazione verticale, le specifiche adeguate e la scala dei volumi. Tanto da costituire un serio rivale per Tesla, insieme ad altre case del Dragone, che mettono in evidenza una capacità di conquistare quote di mercato su base strutturale e continua.
Un giudizio di conseguenza molto impegnativo, il quale dovrebbe suonare da campanello d’allarme. Sempre all’interno del documento stilato da UBS, infatti, si afferma che dopo i progressi significativi in Europa ora potrebbe iniziare l’assalto sul mercato statunitense. Nell’analisi è infatti possibile leggere: “Le Case automobilistiche cinesi hanno attualmente vantaggi sistematici sui costi dei veicoli elettrici rispetto ai costruttori storici statunitensi ed europei, offrendo al contempo una gamma di prodotti più ampia rispetto a Tesla e coprendo un maggior numero di segmenti (soprattutto il mercato di massa)”.
Parole che sembrano confermare un altro pronostico secco, quello rilasciato da Donald Trump. Impegnato nel suo tour elettorale in Michigan, infatti, l’ex inquilino della Casa Bianca ha bollato come folle il piano di Biden che mira a rendere green l’intero parco auto degli Stati Uniti. Secondo Trump, infatti, il settore sarà interamente conquistato dai cinesi. Ove ciò avvenisse il Michigan, Stato con forte presenza dell’automotive, potrebbe avere seri problemi.
Il documento di UBS smentisce le parole della Von der Leyen?
Il documento di UBS fornisce un punto di vista il quale sembra spazzare via le parole di Ursula Von der Leyen sulle auto elettriche cinesi. Nel tentativo di giustificare l’apertura di un’inchiesta su di esse, infatti, il presidente della Commissione europea aveva affermato che i prezzi delle stesse sarebbero troppo bassi. Resi tali dalle massicce sovvenzioni elargite dal governo di Pechino.
A parte il fatto che anche Tesla gode di massicci finanziamenti da parte del governo statunitense, tanto da rifiutare 1,1 miliardi di sovvenzioni da Berlino per puntare risolutamente ai soldi dell’Inflaction Reduction Act, il giudizio di UBS è assolutamente chiaro. I prezzi dei modelli green cinesi godono di vantaggi di sistema sconosciuti ai produttori concorrenti.
Un aspetto che, del resto, era già stato indicato dall’amministratore delegato di Renault, Luca De Meo. Proprio lui, in una intervista rilasciata alla stampa italiana durante l’IAA Mobility 2023, aveva indicato nella capacità di fare sistema il fattore che rende forti BYD e gli altri marchi cinesi. Un giudizio che sembra cogliere un aspetto ignorato dalla Von der Leyen.
Le parole di De Meo sembrano molto chiare: se fosse soltanto una questione di fondi governativi non ci sarebbe da preoccuparsi eccessivamente, considerato che non possono certo durare in eterno. Secondo De Meo, invece, i marchi europei hanno poco tempo per mettere in piedi una controffensiva. Un dato di fatto che esula dalle conclusioni cui potrà giungere l’inchiesta dell’Unione Europea.