BYD sotto indagine in Brasile, condizioni di lavoro degradanti

Ippolito V
BYD aveva assunto circa 470 lavoratori cinesi e ha dichiarato di essere rimasto disgustato dalle immagini diffuse dall’indagine.

Nei giorni scorsi, un rapporto di Amnesty International intitolato “Recharge for Rights” ha acceso i riflettori sulla rapida espansione di BYD e sui dubbi riguardanti il rispetto dei diritti umani. Il documento, che ha valutato 13 produttori automobilistici, ha assegnato a BYD il punteggio più basso: appena 11 punti su 90.

Problematiche del genere non dovrebbero mai perdere il centro dell’attualità, ma è servito ancora una volta l’intervento attivo di una grande Ong per riposizionare i radar su certe industrie. Ci spostiamo, dunque, in Brasile, dove la casa automobilistica cinese sta costruendo il suo primo stabilimento di auto elettriche a Camaçari, nello stato nordorientale di Bahia.

BYD brasile

Un’indagine giornalistica condotta da Agência Pública, un sito indipendente brasiliano, ha portato alla luce presunte violazioni delle condizioni di lavoro nello stabilimento. Secondo quanto riportato anche da ANSA, la Procura del Lavoro del Brasile ha avviato un’inchiesta formale. I riflettori sono puntati sulle condizioni dei circa 500 lavoratori cinesi coinvolti nella costruzione della fabbrica, costretti a turni di lavoro estenuanti di 12 ore al giorno, privi di pause settimanali e di adeguate misure di sicurezza.

Le accuse non finiscono qui: immagini scioccanti divulgate da Agência Pública mostrano alcuni dipendenti maltrattati fisicamente, colpiti con calci e pugni dai loro superiori, anch’essi cinesi. A peggiorare il quadro, emergono segnalazioni di alloggi fatiscenti e l’assenza di acqua potabile, dipingendo una situazione di degrado e abuso.

lavoratore

BYD aveva assunto circa 470 lavoratori cinesi da aziende terze per portare avanti il progetto. In risposta alle accuse, il colosso cinese ha dichiarato di essere rimasto disgustato dalle immagini diffuse, annunciando l’immediata espulsione dei responsabili degli abusi e vietando loro l’accesso allo stabilimento. Lo scandalo, d’altronde, potrebbe rappresentare un duro colpo per l’immagine di BYD, già sotto la lente d’ingrandimento per il punteggio negativo ricevuto da Amnesty International. Prossimamente potrebbero uscire fuori nuove rivelazioni sul lavoro del colosso cinese in Brasile.

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