Anche il carburante è spesso oggetto di truffe e contraffazioni. Un trend che nel nostro Paese non è certo nuovo, ma che continua ad essere proposto a danno degli ignari consumatori. A confermarlo è il raggiro messo in atto da un gruppo di truffatori di stanza a Roma e dintorni, i quali avevano dato vita ad un meccanismo estremamente elaborato per riuscire nel proprio intento.
Il piano in questione aveva un semplice obiettivo: imporre sul mercato capitolino un carburante di contrabbando. Per farlo hanno sfruttato le condizioni ideali conseguenti allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha avuto ricadute pesantissime anche sul settore.
Alla fine, però, la Guardia di Finanza è stata messa in allarme e ha deciso di coordinarsi con la Procura di Velletri per stroncare il traffico. Un traffico il quale era stato condotto adottando un modus operandi che poteva contare sulla corruzione operata nei confronti di cinque sottufficiali dell’Aeronautica Militare. Rendendo di fatto ancora più grave il tutto.
Truffa sul carburante: un vero e proprio complotto
Il termine complotto è usato con una certa prudenza dagli investigatori. Nel caso della truffa scoperta nella capitale, però, non sembra esagerato. Il gruppo che tramava nell’ombra per truffare l’erario, riuscendo a fare danni alle casse statali per milioni di euro, era infatti composto da ben quindici persone.
L’operazione criminale congegnata, aveva un semplice scopo: imporre un carburante di contrabbando sul mercato. Per condurla era stata approntata una vera e propria rete, in grado di tenere sotto controllo la gestione di un vasto numero di pompe di benzina. A comporla imprenditori del settore, autotrasportatori, gestori di stazioni di servizio e sottufficiali dell’Aeronautica Militare. Gli ultimi necessari in quanto il carburante immesso sul mercato era di tipo speciale, adatto appunto per velivoli militari.
Una rete che era stata favorita dalle condizioni venutesi a creare dopo lo scoppio delle ostilità tra Russia e Ucraina. Il meccanismo escogitato prevedeva che un certo numero di autobotti si recassero in Germania con l’intento di rifornirsi di carburante. Nelle dichiarazioni rese alle autorità, però, i carichi erano presentati come olio lubrificante.
Perché era cambiata la natura del carico? Molto semplice: in tal modo, infatti, non si dovevano pagare IVA e tasse sulle accise. Per effetto di questa semplice modifica, sono stati trafficati 7 milioni di litri di carburante, per un valore pari a 4 milioni di euro.
Il carico, però arrivava nel nostro Paese sotto forma di gasolio, per poi essere oggetto di trasferimento tramite cisterne nei distributori collegati, dislocati tra Albano Laziale, Anzio e Aprilia. Mentre un altro distributore, di Lanuvio, riceveva il carburante a domicilio, grazie alla consegna effettuata da un militare, alla stregua di un pacchetto.
Le truffe sul carburante sono sempre di più
Quando la Guardia di Finanza ha capito quanto stava accadendo si è attivata di concerto con l’Aeronautica Militare sotto la direzione della Procura di Velletri, per stroncare il traffico. Nell’operazione approntata è stato quindi disposto l’arresto domiciliare per quattordici delle persone coinvolte, mentre per l’ultimo coinvolto si è optato per l’obbligo a restare nel comune di residenza. Il tutto corredato dalla confisca di beni mobili, immobili e conti bancari.
Occorre però sottolineare come la truffa sul carburante attuata in provincia di Roma non rappresenti certo un’eccezione, in Italia. È notizia delle ultime ore, infatti, che la Guardia di Finanza di Varese ha provveduto dal canto suo a svelare il traffico illegale del gestore di un deposito di prodotti petroliferi di Besnate. L’accusa elevata a suo carico è di profitto illecito derivante da frode, sempre relativo al commercio di carburante.
Secondo le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Varese, l’indagato era riuscito a dare vita ad un meccanismo estremamente articolato. In pratica la sua truffa comportava l’emissione e l’utilizzo di fatture false, ovvero relative a operazioni inesistenti. Anche in questo caso il tutto era finalizzato all’evasione dell’IVA, con conseguente sottrazione di imposte all’erario per un valore pari a quasi sei milioni di euro.
Oltre ad essere indagato, l’interessato si è visto sequestrare conti correnti per un totale di 1,2 milioni di euro. Anche nel suo caso c’è da scommettere che non sarà comunque l’ultimo a impegnarsi in attività truffaldine collegate al commercio dei carburanti.