Il caro carburante continua a destare grande preoccupazione nel nostro Paese. I continui ritocchi di benzina e diesel stanno letteralmente svuotando le tasche di chi è costretto ad utilizzare la propria auto, si tratti di lavoro o semplici spostamenti, creando una situazione destinata a lasciare un segno duraturo sui bilanci familiari.
Il discorso, però, riguarda anche la politica. Nel corso della campagna elettorale, infatti, Giorgia Meloni aveva promesso di eliminare le accise. Promessa incauta, alla luce del fatto che le stesse rappresentano una voce importante del bilancio statale. Pensare di poter eliminarle comporta infatti una sostituzione delle stesse, oppure tagli per importi analoghi. Importi che sono molto rilevanti, ovvero oltre 23 miliardi di euro, stando ai dati del 2021.
A rendere ancora più doloroso il discorso per gli utenti delle arterie stradali tricolori è poi quanto deciso dal nuovo governo di centrodestra all’atto del suo insediamento. Imboccando la direzione esattamente contraria alle promesse elettorali, infatti, l’esecutivo ha eliminato il taglio delle accise deciso in precedenza da Mario Draghi. Una mossa la quale rischia di provocare una vera e propria rottura con un’opinione pubblica sempre più sensibile sul tema. Soprattutto se, come sta avvenendo ora, anche i benzinai si schierano per il taglio delle accise.
Anche i benzinai chiedono il taglio delle accise
La Federazione Italiana Gestori Carburanti e Affini (FEGICA) chiede a gran voce il taglio delle accise. Lo ha fatto per bocca di Roberto Di Vincenzo, il suo numero uno, il quale ha affermato: “Il terzo aumento in tre giorni dei carburanti, conseguenza delle quotazioni internazionali dei prodotti sta rapidamente spingendo il prezzo della benzina oltre la soglia dei 2 euro/litro anche sulla rete ordinaria, dopo che è stata raggiunta e oltrepassata in autostrada“.
Ha quindi proseguito ricordando come sia ormai assolutamente necessaria l’attivazione della cosiddetta accisa mobile. Ovvero del meccanismo che permetterebbe di “…impiegare il maggior gettito erariale non previsto in termini di Iva derivante dall’aumento degli stessi prezzi dei carburanti dal 1° luglio ad oggi, dal valore di 1,5 miliardi di euro su base annua, per cominciare a intervenire nell’emergenza e da subito su un taglio di 10 cent/litro delle accise da qui e fino a Natale”.
Per farlo occorre un decreto, ma ormai sembra di capire che l’esecutivo abbia deciso di imboccare un’altra strada. Stiamo parlando del Bonus Benzina di cui si è tornato a parlare nel corso degli ultimi giorni. Una scelta la quale, però, sembra destinata a provocare nuove polemiche.
Il bonus benzina rischia di rivelarsi un semplice palliativo
Il Bonus Benzina non costituisce una vera e propria novità, in un Paese ove gli interventi strutturali per risolvere i problemi sembrano la classica eccezione che conferma la regola. Come al solito, però, si è deciso di imboccare questa strada invece di provare a mettere mano in maniera organica su una materia scottante.
In pratica, il governo guidato da Giorgia Meloni sta discutendo sull’introduzione dell’ennesima mancetta, stavolta di 150 euro, per provare a mettere una toppa alla situazione. Ennesima una tantum riservata ai redditi medio bassi, in questo caso a coloro che arrivano al massimo a 25mila euro.
In un primo momento si era pensato di metterlo all’interno della Legge di Bilancio che sta arrivando in discussione al Parlamento. Il deterioramento della situazione, però, non permette di attendere il nuovo anno per dare un minimo di respiro alle famiglie e alle imprese. Si sta quindi pensando ad un decreto, che velocizzerebbe la sua approvazione.
Se i prezzi continueranno a viaggiare sui livelli proibitivi delle ultime settimane, però, il Bonus Benzina rischia di rivelarsi semplicemente un palliativo. In questo quadro anche la presa di posizione della FEGICA sembra perciò destinato a pesare non poco sul dibattito che si è ormai scatenato.