Case automobilistiche europee disperate: Mercedes chiede una revisione del Green Deal

Francesco Armenio Autore Automotive
Ola Källenius, presidente dell’ACEA e CEO di Mercedes, chiede all’Unione Europea modifiche al Green Deal: di questo passo conseguenze catastrofiche.
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Mentre negli Stati Uniti Donald Trump dice “addio” alle auto elettriche, cancellando tutte le politiche volute da Biden fino ad oggi, in Europa le case automobilistiche non se la passano benissimo. Nonostante le vendite dei veicoli a batteria siano aumentate del 6% nel 2024, l’entrata in vigore delle nuove norme mette a rischio la sostenibilità e le finanze delle case automobilistiche, tra cui Mercedes e Volkswagen. Il rischio è chiudere le fabbriche e avviare licenziamenti di massa, causando un danno economico in Europa enorme.

Mercedes chiede all’UE una modifica del Green Deal

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Dall’ACEA, l’associazione dei costruttori in Europa, è stato lanciato un messaggio di avvertimento a questo proposito. Una lettera aperta ai leader dell’Unione Europea che evidenzia i principali rischi che il settore automobilistico sta affrontando e indica quelle che dovrebbero essere le priorità per “garantire la competitività futura e promuovere la decarbonizzazione, mentre la crescita delle auto elettriche rallenta e aumentano le tensioni commerciali”.

Ola Källenius, presidente dell’ACEA e CEO di Mercedes, firma questa lettera che inizia con un messaggio chiaro all’UE: “Agite ora per evitare danni irreparabili”, nel mezzo di una transizione verso la mobilità elettrica a zero emissioni che sta risultando più complicata del previsto. Uno dei principali focus è posto sul Green Deal europeo, che segna la tabella di marcia della regione verso la decarbonizzazione dell’industria automobilistica entro il 2050: “Deve essere rivisto e riorientato”.

In che modo? Puntando su norme più flessibili e meno rigide che rendano l’industria un modello di business “verde e redditizio”. L’altro focus è la già nota normativa CAFE, che impone una significativa riduzione delle emissioni medie di CO2 dei nuovi veicoli dei marchi. In caso di mancato rispetto di questi limiti, i produttori saranno obbligati a pagare multe multimilionarie per ogni grammo di CO2 eccedente il limite, e nel migliore dei casi a pagare per l’acquisto di crediti di carbonio da altri produttori come Tesla.

Ricarica auto elettrica

“L’azione più urgente di cui l’industria ha bisogno ora è che l’UE trovi una soluzione per alleviare l’onere di conformità per le automobili e i furgoni nell’obiettivo CO2 del 2025”, insistono dall’ACEA al riguardo, poiché questo devierebbe fondi necessari per gli investimenti e la ricerca e sviluppo.

L’associazione, che rappresenta i 16 principali produttori di automobili, furgoni, camion e autobus con sede in Europa, si pone “tre priorità critiche” su cui l’Unione Europea dovrebbe puntare. La prima va in linea con quanto discusso poco fa, puntare a realizzare una normativa “realistica” per decarbonizzare il settore, guidata dal mercato e non dalle sanzioni, puntando su “incentivi fiscali e non finanziari”, promuovere le energie rinnovabili e la creazione di più punti di ricarica.

Sia la seconda che la terza priorità sono strettamente legate alla recente minaccia rappresentata dai produttori cinesi e le loro auto elettriche, che ha portato l’UE a imporre dazi sulla loro esportazione. Da un lato, si deve “creare un quadro normativo che migliori la competitività delle industrie europee”, stimolando ricerca e sviluppo e innovazione in tutta la catena di produzione, incluse batterie, software e semiconduttori.

Dall’altro, l’Europa deve cercare di “promuovere nuovi approcci per creare relazioni commerciali globali e reciprocamente vantaggiose”. L’ACEA avverte che i divari politici e commerciali con gli USA e la Cina rischiano di approfondirsi ulteriormente. Per quanto riguarda le tensioni con gli Stati Uniti, l’ACEA sollecita l’Unione Europea a negoziare un accordo strategico con l’amministrazione americana. Sul fronte cinese, l’associazione sottolinea l’importanza fondamentale delle relazioni commerciali, evidenziando come gli scambi internazionali, sia con la Cina che con gli Stati Uniti, rappresentino un elemento cruciale per garantire la prosperità economica europea.

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