Negli Stati Uniti le vendite di auto elettriche hanno oltrepassato la soglia del milione durante l’anno in corso. Tutto bene per le concessionarie? Non proprio, se si pensa che alla fine di novembre oltre 4mila di loro hanno deciso di inviare una lettera aperta all’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, in cui hanno chiesto di fermare le politiche a sostegno della transizione verso il full electric.
Paradossalmente, hanno dato vita a questa iniziativa in nome dei propri utenti, come espressamente affermato all’interno della missiva: “E’ ora di dare un colpo di freno all’irrealistico mandato governativo sui veicoli elettrici. Facciamo sentire la voce dei nostri clienti.”
Secondo loro, infatti, se è vero che le vendite hanno raggiunto i livelli ricordati, al tempo stesso non riescono a tenere il passo con il grande afflusso di veicoli green. Con una conseguenza ben precisa: i BEV si stanno accumulando sui piazzali di vendita. Dato che smentisce almeno in parte l’affermazione che li vorrebbe nella veste di interpreti degli interessi della propria utenza.
Alcune incongruenze dell’appello a Biden
Sin qui, nulla di particolarmente sconvolgente, considerato che la discussione sulle auto elettriche è tornata ad agitare le acque della politica a stelle e strisce nel corso degli ultimi mesi. Il fatto è che a firmare la lettera aperta sono stati anche concessionari di brand che non commercializzano veicoli elettrici all’interno del territorio statunitense, a partire da Toyota e Honda. Sino al caso limite di quei concessionari che vendono esclusivamente auto elettriche, come nel caso di Polestar.
Una stranezza di non poco conto, tale da spingere molti osservatori smaliziati a pensare che l’iniziativa non rappresenti altro che una mossa di marketing politico. A beneficiare della quale sarebbe solo ed esclusivamente Donald Trump.
A rinforzare questa corrente di pensiero c’è anche un’altra circostanza che è impossibile ignorare: i clienti che si dichiara di voler tutelare, in fondo, non sono assolutamente obbligati a rinunciare ai veicoli a motore termico. Queste macchine, infatti, non hanno che il dovere di sottoporsi agli obblighi imposti da EPA (Environmental Protection Agency) e NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) in tema di standard sulle emissioni inquinanti e consumi di carburante.
In questo genere di scontro, quindi, il governo federale non dovrebbe assumere alcun ruolo, trattandosi di un confronto tra produttori di veicoli e loro rete di vendita. Non ci vuole molto, a questo punto, a porsi il più classico dei quesiti: cui prodest? La risposta, soprattutto se si considera la battaglia di Trump contro la svolta elettrica dell’amministrazione Biden non dovrebbe risultare molto difficile: proprio il tycoon ha tutto da guadagnare da un’iniziativa destinata a rinfocolare la discussione in atto sulla mobilità sostenibile.
Arrivano le prime critiche alla lettera
La missiva rivolta a Joe Biden, articolata in nove punti, ha fatto la sua apparizione su un sito che è stato creato ad hoc per l’occasione. Naturalmente non è passata inosservata e, anzi, ha scatenato una serie di critiche da parte di molti osservatori sul tema della transizione energetica. Tra di essi si sono distinti in particolare Fred Lambert di Electrek , Jonathan M. Gitlin di Ars Technica e Patrick George di InsideEV.
La loro domanda ai proponenti è, in particolare, a quali politiche specifiche si oppongano i concessionari. In effetti nel corso degli ultimi anni il governo federale ha dato luogo ad un paniere di provvedimenti in cui sono compresi i crediti d’imposta per gli acquisti di veicoli elettrici, gli incentivi per le case automobilistiche che producono veicoli elettrici e batterie negli Stati Uniti e i finanziamenti federali per le infrastrutture di ricarica.
Presi uno per uno, è abbastanza complicato ravvisare una lesione agli interessi della clientela dei concessionari. Anzi, chi voleva acquistare auto elettriche ha potuto risparmiare in maniera sensibile proprio grazie ai crediti d’imposta proposti a livello federale.
L’invenduto non riguarda solo i veicoli elettrici
Peraltro, gli stessi osservatori hanno avuto facile gioco nel mettere in rilievo come rappresenti una vera e propria incongruenza chiedere di mettere un freno a misure che sono state varate nel preciso intento di risolvere in maniera innovativa problemi come i vincoli di prezzo e di prestazioni che i concessionari stessi citano del resto alla stregua di disincentivi all’acquisto da parte dei clienti.
Altro errore concettuale è poi quello rappresentato dalla denuncia di un fenomeno, l’invenduto, che è invece ormai comune all’intero mercato dell’auto, negli Stati Uniti. Termico e elettrico, non c’è comparto che non stia risentendo della frenata della domanda. Una frenata che è del resto causata da una situazione economica molto delicata.
Le giacenze attuali, stimate nell’ordine dei 2,4 milioni di veicoli, non sono il risultato di carenze da collegare alle auto elettriche, bensì del combinato disposto tra aumento dei prezzi ed elevati tassi di interesse. Problemi coi quali, in definitiva, le politiche federali sulle auto elettriche non c’entrano molto. Sino a spingere molti a indicare nella lettera aperta a Biden un vero e proprio assist a Trump, che il magnate potrebbe agevolmente sfruttare nel corso della sua campagna elettorale.
Trump si appresta a cavalcare le perplessità sulle auto elettriche?
Com’è noto, Donald Trump non ha eccessive simpatie per le auto elettriche. O meglio, non sembra disposto a lasciar passare in sordina un tema che potrebbe arrecargli vantaggi nel corso della campagna per le presidenziali 2024.
Le perplessità sulla transizione ad un modello energetico completamente basato sull’elettrico stanno infatti crescendo di intensità. Basta in effetti vedere un recente studio della Texas Public Policy Foundation per notare il cambio di narrazione in atto presso l’opinione pubblica e non solo.
Le auto elettriche stanno rapidamente perdendo popolarità presso i consumatori, a causa di prezzi che continuano a viaggiare su livelli troppo elevati. Inoltre le informazioni che vengono periodicamente diffuse in relazione alla loro effettiva utilità per una reale svolta ambientale, sembrano attecchire in strati sempre più larghi di consumatori.
Occorre poi sottolineare che la rivoluzione non è mai un pranzo di gala, come sostenevano i vecchi rivoluzionari. Nel caso dell’auto elettrica potrebbe costare posti di lavoro, in particolare in Michigan, che non a caso è stato battuto con interesse dal tour elettorale di Trump. Con l’ex presidente lesto a denunciare alla stregua di una follia l’intenzione di passare al full electric espressa ripetutamente da Biden. Un passaggio il quale darebbe vantaggi esclusivamente ai produttori cinesi, che secondo il tycoon sono destinati a dominare il settore a livello globale nei prossimi decenni.
Ecco perché la lettera aperta a Biden da parte dei concessionari sembra destinata a provocare molte polemiche. Polemiche che, probabilmente, erano proprio quelle volute dagli ispiratori della missiva.