Crolla il prezzo del cobalto usato per le batterie: quali sono i motivi?

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Dal 2022 il prezzo si è letteralmente dimezzato
Crolla prezzo cobalto

I prezzi dell’idrossido di cobalto, che viene utilizzato nella produzione di sostanze chimiche per le batterie dei veicoli elettrici, sono crollati a causa del forte aumento delle forniture da parte del principale produttore mondiale, la Repubblica Democratica del Congo. Cui occorre aggiungere le eccedenze derivanti dalla crescita produttiva dell’Indonesia, ove il cobalto rappresenta una sottoprodotto del nichel.

Se all’inizio del 2022 veniva scambiato a circa 60mila dollari per la singola tonnellata, ora il suo prezzo si è attestato a poco più della metà, ovvero a 32mila dollari. Secondo Roman Aubry, analista di BMI, è da ritenere improbabile un ritorno delle quotazioni del cobalto ai livelli del 2022, almeno sino a quando la domanda non si rivelerà in grado di pareggiare l’enorme volume di cobalto disponibile al momento. Per quanto riguarda quest’anno, infatti, è previsto un surplus di mercato del cobalto per circa 17mila tonnellate.

La BMI, a sua volta, si spinge a prevedere che le forniture di cobalto dall’Indonesia saranno più che raddoppiate rispetto allo scorso anno, superando le 19.000 tonnellate. Mentre quelle dalla RDC sono destinate ad aumentare di oltre il 14% raggiungendo le 169.000 tonnellate, che rappresenterebbero il 72% del totale globale, pari a quasi 223.000 tonnellate.

Crolla prezzo cobalto

Cobalto: cosa sta accadendo in Congo

A cosa è dovuta l’improvvisa crescita in termini di produzione del cobalto in Congo? In pratica alla ripresa delle spedizioni di quello proveniente dalla miniera Tenke Fungurume (TFM) del gruppo cinese CMOC, a luglio. Una ripresa che si è verificata dopo un’interruzione di un anno causata da un contrasto con il governo locale.

Se la domanda sta a sua volta crescendo, non lo fa con la stessa rapidità dell’offerta. A frenarla è in questo momento la contrazione delle vendite di prodotti elettronici di largo consumo, a partire da cellulari e computer portatili, in cui vengono riversate le batterie che contengono il cobalto.

A questa prima strozzatura se ne aggiunge poi una seconda, quella derivante dal progressivo passaggio alle batterie al litio ferro fosfato (LFP), che sono in effetti più economiche. E, ancora, l’abbandono di quelle che utilizzano i catodi di nichel, cobalto e manganese (NCM), dove peraltro il contenuto di cobalto è stato ridotto a favore del nichel, nell’intento di migliorarne l’autonomia.

La domanda di cobalto è stata al centro anche di uno studio di Morgan Stanley. Gli analisti della banca d’affari, hanno infatti sottolineato: “Questi sviluppi pongono sfide a lungo termine alla domanda di cobalto. Riteniamo che i prezzi resteranno sotto pressione man mano che si verificano la crescita dell’offerta e la riduzione delle scorte del CMOC.”

In base alle previsioni di Morgan Stanley nel corso di quest’anno si dovrebbero verificare eccedenze nel mercato del cobalto pari a 47.061 tonnellate. Con un aumento a quota 74.800 nel corso del 2024 e a 92.660 nell’anno successivo.

Il rapporto di Amnesty International

Il tema relativo alla produzione del cobalto è da tempo sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica. I processi estrattivi, infatti, sono alla base di grandi sofferenze per le popolazioni interessate, oggetto di recente di un articolato rapporto di Amnesty International.

In particolare, l’organizzazione che si occupa di diritti umani ha denunciato l’impiego di circa 40mila minorenni, in condizioni estreme. Turni di lavoro superiori alle dodici ore, mancanza di protezione e salari da fame: queste sono le condizioni in cui avviene la produzione del cobalto destinato alle batterie utilizzate da auto elettriche ed elettronica di consumo. Senza contare i maltrattamenti da parte delle guardie di sicurezza nel caso in cui oltrepassino i confini delle miniere, posizionate nella parte meridionale del Congo.

Una situazione del tutto contraria ai principi di umanità e tale da spingere Amnesty International a promuovere una petizione rivolta al governo locale, per cercare di migliorare condizioni lavorative che sono ai limiti dello schiavismo, se non oltre. Un appello terminato il passato 5 settembre, con la raccolta di quasi 28mila firme soltanto nel nostro Paese.

Il cobalto nelle batterie per le auto elettriche: a cosa serve

Il cobalto rappresenta il materiale fondamentale per il catodo della batteria. Ad esso, in particolare, è affidato il compito di allungare al massimo il corso di vita delle batterie al litio. Proprio grazie alla sua presenza è infatti possibile incrementare l’autonomia in termini di chilometraggio percorribile delle auto elettriche.

assemblaggio batterie

Com’è ormai noto, proprio l’autonomia rappresenta uno dei problemi più grandi per le auto elettriche. Tanto da spingere le aziende ad una ricerca continua tesa a bypassarlo. Considerato l’approssimarsi del 2035, quando in pratica non si produrranno più auto con motori termici in Europa (limite che potrebbe essere adottato anche dalla Gran Bretagna, dopo la decisione di Rishi Sunak di posticipare di cinque anni il divieto inizialmente previsto per il 2030), tale aspetto sta assumendo una importanza sempre maggiore.

Le nuove esigenze dell’automotive, in pratica, rendono il cobalto sempre più importante. Anche perché stando alle previsioni che stanno circolando, il futuro del settore andrà sempre di più in direzione di veicoli grandi, caratterizzati da chilometraggi ancora più estesi. Una crescita destinata ad andare a discapito di fette di mercato come citycar o segmento B.

In questo quadro, resta da capire se la politica deciderà di chiudere un occhio verso modi di produzione contrari a qualsiasi forma di etica o se, al contrario, la spinta dell’opinione pubblica la spingerà ad assumersi finalmente le proprie responsabilità. Anche perché la mobilità sostenibile è sicuramente importante, ma non quanto i diritti umani.

Tesla in cerca di alternative

Nel frattempo, proprio i prezzi proibitivi del cobalto hanno spinto Tesla a cercare vie alternative al cobalto. L’azienda di Elon Musk, infatti, ha intrapreso una collaborazione con Panasonic, uno dei maggiori produttori mondiali di batterie, nell’intento di provare a modificare la composizione chimica delle batterie.

In particolare, l’obiettivo da conseguire sarebbe l’eliminazione del cobalto da questo genere di produzioni. Un progetto il quale, però, prevede tempi molto lunghi, tanto che nuove batterie di questo genere potrebbero essere realtà soltanto entro qualche decennio, almeno stando alle previsioni.

Va comunque sottolineato che, nel caso in cui l’operazione fosse coronata da successo, il mercato del cobalto potrebbe non risentirne eccessivamente. Il cobalto, infatti, è assolutamente fondamentale nel mix con il nichel. Se quest’ultimo assicura la densità di energia, proprio il cobalto serve a conferire stabilità alla batteria. Senza quest’ultimo, infatti, il nichel renderebbe del tutto insicure le singole celle. Ecco perché gli analisti concordano nel prospettare un futuro sugli scudi per questo minerale.

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