Il litio è uno dei metalli necessari per la produzione delle batterie per auto elettriche. Proprio per questo gli analisti guardano con estrema attenzione alle vicende che lo riguardano, a partire dell’evoluzione del suo prezzo sul mercato.
Tra le zone ove se ne può trovare molto, c’è anche l’Argentina, in particolare con le sue saline posizionate all’interno del cosiddetto “triangolo del litio” del Sud America. Si tratta in effetti di uno dei siti più trafficati dalle imprese che gareggiano per riuscire ad estrarre il metallo necessario per riuscire ad alimentare il passaggio globale ai veicoli elettrici. Ora, però, le aziende in questione stanno frenando in maniera vigorosa. Andiamo a vedere cosa accadendo dalle parti di Buenos Aires.
Il settore collegato all’estrazione del litio si trova in evidente difficoltà
Il settore globale del litio, dal Cile allo Zimbabwe, si trova in una fase di prolungata difficoltà. Ad acuirla è il continuo crollo dei prezzi del metallo, i quali sono scesi di oltre l’80% dall’inizio dell’anno scorso. Un calo dovuto inizialmente all’eccesso di offerta, cui nel corso degli ultimi mesi si è andata a sommare una domanda di veicoli elettrici più debole del previsto. Una tendenza la quale ha bloccato i finanziamenti e ha colpito i margini di profitto dei minatori, si tratti di grandi o piccole aziende.
A livello globale, l’Argentina rappresenta il quarto produttore di litio. Ha le seconde maggiori risorse del metallo ed è stata individuata come un punto chiave per gli investitori. Per preservare il proprio investimento, questi ultimi stanno ora adottando politiche tese a cercare di bloccare la fornitura, in modo da impedire l’ulteriore crollo dei prezzi.
Per cercare di capire meglio cosa stia effettivamente succedendo e cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro, la Reuters ha deciso di intervistare alcuni dirigenti, funzionari e analisti argentini, dalle cui parole ha ricavato una netta impressione: la situazione nel Paese è estremamente grave e per cercare di arginarla potrebbe rendersi necessaria una riduzione della produzione di litio nel corso degli anni a venire. Favorita del resto da un mercato delle auto elettriche che si trova in fase di stasi. Una stasi la quale dovrebbe senz’altro proseguire nell’immediato futuro. L’unica certezza è che in queste condizioni, il prezzo del litio difficilmente crescerà.
Una vera e propria tempesta
Nel frattempo, le aziende hanno iniziato a tagliare il personale e cercato di moderare la spesa, oltre a bloccare i progetti di esplorazione. Naturalmente, come accade sempre in questi frangenti, le aziende più grandi hanno iniziato a rilevare quelle più vulnerabili alle acquisizioni. Queste ultime, per cercare di sfuggire alle stesse cercano a loro volta finanziatori più facoltosi, ma se non li trovano il loro destino è segnato.
Proprio in questo mese di ottobre, il gigante minerario Rio Tinto ha accettato di acquistare l’azienda statunitense Arcadium Lithium per un corrispettivo pari a 6,7 miliardi di dollari, un accordo che la renderà la terza più grande azienda estrattiva di questo metallo al mondo. Quello che poteva sembrare un affare, rischia però di rivelarsi il classico passo più lungo della gamba, ove la caduta dei prezzi dovesse proseguire.
Le aziende argentine non sono state colte impreparate dalla tempesta, ma dalla violenza con cui si è abbattuta sul settore. Ecco le parole pronunciate da Juan Pablo Vargas de la Vega, amministratore delegato di Galan Lithium, con sede in Australia, che sta sviluppando un progetto nel bacino di Hombre Muerto, nella provincia settentrionale argentina di Catamarca: “Eravamo preparati a una giornata di pioggia e invece abbiamo trovato una tempesta”. Galan punta a iniziare la produzione nella seconda metà del prossimo anno, ma ha deciso di ridimensionare di circa un quarto il suo obiettivo per la fase uno, portando da 5.400 a 4.000 le tonnellate di litio da estrarre, all’anno. Resta solo da capire se ciò potrà bastare per arginare la crisi in atto.