Lo scoppio dell’inflazione ha avuto dei seri effetti anche nelle auto. Se varie Case hanno dovuto accettare l’idea di applicare un rincaro sui listini, la Dacia ha saputo contenere le spese con una brillante gestione delle proprie risorse. Da quando il gruppo Renault le ha ridato vita non ha pressoché sbagliato più un colpo. Il rapido sviluppo nel Vecchio Continente attesta la bontà del lavoro compiuto, merito di un rapporto qualità-prezzo con pochi eguali. Lei costituisce, fra l’altro, una delle poche compagnie ad aver già spiegato di voler mantenere veicoli endotermici nella propria gamma fino al 2035. Detto altrimenti, completerà la transizione ecologica soltanto nel momento in cui le leggi dell’Unione Europea lo imporranno.
Dacia non ha paura nemmeno della Cina: le nuove uscite del 2024
In caso contrario le verrebbe difficile tenere sotto controllo le spese di produzione e l’unico modo di sopravvivere costituirebbe quello di rinunciare all’approccio low cost. Perché intendiamoci se la Dacia ha avuto tutto questo successo una buona parte del merito sta qui, nell’accessibilità dei veicoli rilasciati. Il 2024 si prospetta l’ennesimo anno spartiacque per le sorti della compagnia, dove troverà spazio pure il suv Fastback, avente la capacità di accogliere un massimo di sette persone a bordo. Il proposito è di creare un esemplare pochi fronzoli e tanta sostanza, in linea con i gusti del pubblico di appassionati.
Seppur sia apprezzabile uno sforzo nelle dotazioni extra, bisognerebbe, infatti, pagare una cifra superiore e, dunque, venire meno al principio dell’economicità. Un’ulteriore proposta attesa nell’arco dei dodici mesi è la Dokker. Fondata sull’architettura CMF-B, avrà il sistema ibrido con unità a benzina, capace di sprigionare una potenza massima di 145 CV. E, in alternativa, sarà commercializzata la variante al 100 per cento elettrica.
Il management Dacia potrebbe perdere il sonno nel tentativo di capire la strategia da attuare contro l’inesorabile avanzata dei brand cinesi. In una recente indagine è saltata fuori un’enorme differenza nei costi da sostenere nella fabbricazione di bev lungo il grande Stato asiatico. Rispetto che in Germania la cifra da corrispondere è inferiore del 37 per cento. L’accesso alle materie prime le favorisce, nonché la manodopera a ottimo mercato e se ci aggiungiamo il know-how accumulato in proposito allora capiamo la portata del fenomeno. In Europa è appena agli inizi, tuttavia sembrano esserci i presupposti per una battaglia senza esclusione di colpi anche con la Dacia. Che si giocherà peraltro la cartuccia di una minicar sui 5 mila euro, in risposta al terzetto Stellantis (Citroen Ami, Opel Rocks-e e Fiat Topolino).