Dopo l’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi definitivi sulle auto elettriche prodotte in Cina, la Commissione Europea e il Governo di Pechino stanno conducendo una trattativa tesa ad evitare la guerra commerciale tra le due parti. Una trattativa che va avanti ad oltranza, sotto lo sguardo interessato delle case automobilistiche e anche dei consumatori, che come al solito saranno i primi a rimetterci, ove il protezionismo tornasse a caratterizzare il commercio globale.
Lei giorni passati, sono iniziate a filtrare le voci su una distensione in atto. Si è parlato infatti del conseguimento di un “consenso tecnico”, ipotesi ventilata in particolare dalla emittente statale China Central Television. Tanto da spingere più di un media a rilanciare le indiscrezioni relative ad un vero e proprio accordo. A quanto sembra, però, si tratterebbe solo di un passo preliminare in tale direzione. Ma andiamo a vedere meglio quanto sta accadendo.
UE e Cina avrebbero conseguito un consenso tecnico: ma su cosa?
Unione Europea e Cina avrebbero raggiunto un accordo tecnico sulla questione dei dazi aggiuntivi UE a carico delle auto elettriche prodotte sotto la Grande Muraglia. Ad affermarlo è l’emittente statale China Central Television, attraverso il suo account su Weibo, il social media cinese considerato un ibrido tra Facebook e X.
Se dal passato 31 ottobre sembrava che le acque non si fossero assolutamente mosse, sulla questione che rischia di avvelenare i rapporti tra le due parti, sembra invece che dei progressi effettivi ci siano. Da qui a parlare di vero e proprio accordo, però, manca ancora molto.
In pratica, questo consenso tecnico andrebbe a riguardare i cosiddetti impegni sui prezzi, il complesso meccanismo varato al fine di riuscire a controllare i prezzi e i volumi delle esportazioni, solitamente usato nel preciso intento di evitare le tariffe.
Dazi UE: secondo Bloomberg i progressi sarebbero molto limitati
È stata la stessa emittente televisiva cinese ad affermare che il consenso sul quadro di impegno sui prezzi deve essere riferito ad alcuni accordi specifici raggiunti da entrambe le parti in questo round di negoziati sul quadro generale. Messo in parole più semplici, si tratterebbe di una dichiarazione di buoni intenti, con le parti impegnate a concentrare gli sforzi con l’obiettivo di raggiungere un accordo in grado di soddisfare tutti.
Il risultato sarebbe stato conseguito negli incontri andati in scena tra il 2 e il 7 novembre e annunciato in maniera molto generica. Da queste dichiarazioni discendono però interpretazioni diverse, tanto da spingere Bloomberg ad affermare che i progressi sarebbero molto limitati. Interpretazione che sarebbe del resto quella fornita da fonti UE e rigettata da quelle vicine al governo di Pechino. Iniziando proprio da China Central Television, che bolla tale interpretazione come informazione intenzionalmente fuorviante. Tale non soltanto da fuorviare l’opinione pubblica, ma da interferire con il processo negoziale.
Accordo o no? Al momento sembra troppo presto per dare risolta la questione
Proprio la divergenza di opinioni tra Bloomberg e China Central Television potrebbe essere interpretata alla stregua del classico bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Mezzo vuoto se si pensa che UE e Cina siano sul punto di accordarsi, ipotesi preferita da case e consumatori, che sarebbero i principali danneggiati da un naufragio delle trattative. Mezzo pieno se invece si pensa che proprio l’assenza di trattative sia la strada migliore per approfondire un pericoloso fossato Soprattutto in un momento in cui sul commercio internazionale tornano a spirare venti protezionistici.
Al momento sembra comunque possibile dire che qualche passo in avanti è sicuramente stato fatto. Per trovare un’effettiva intesa, però, è necessario che entrambe le parti rinuncino a qualcosa. Sarà quindi compito dei negoziatori riuscire a trovare la classica quadratura del cerchio, in un modo o nell’altro. Quale sarà il tempo necessario per riuscirci è però difficile da capire, almeno al momento.