Dipendi troppo dall’auto? Rischi di essere infelice secondo uno studio statunitense

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Perché il sogno di libertà collegato alla mobilità privata si è ormai trasformato in una sorta di prigione mentale
Traffico congestionato

Negli Stati Uniti è difficile vivere senza avere un’auto. A renderla necessaria, in particolare, la trascuratezza del trasporto pubblico, ma non solo. Il problema è che un sistema di mobilità fondato essenzialmente su di essa sta rendendo sempre più infelici i cittadini disseminati lungo i confini nazionali. Ad affermarlo è una ricerca da poco pubblicata, che dovrebbe essere di monito anche per quei Paesi che non dedicano grandi sforzi ai sistemi di trasporto alternativi.

La dipendenza dall’auto crea infelicità

L’auto può essere considerata una parte integrante della cultura statunitense. Spesso rappresenta l’unico mezzo di trasporto possibile per la stragrande maggioranza dei suoi cittadini. Come dimostrano i dati: più di nove famiglie su dieci possiedono almeno un veicolo e l’87% delle persone usano l’auto quotidianamente. Nell’ultimo anno, in particolare, sono stati 290 milioni i veicoli circolanti sulle arterie stradali del Paese.

Traffico congestionato

Una dipendenza estrema dall’auto che, però, sta influenzando in negativo la qualità di vita degli statunitensi. Ad affermarlo è un nuovo studio, secondo il quale esisterebbe un punto di svolta in cui guidare di più porta a una maggiore infelicità. Se avere un’auto è meglio che non averla, per la soddisfazione generale della vita, dover guidare per più del 50% del tempo per attività fuori casa comporta invece una diminuzione della soddisfazione nei riguardi della vita condotta.

Questo è il commento rilasciato al proposito da Rababe Saadaoui, esperto di pianificazione urbana presso l’Arizona State University e autore principale dello studio: “La dipendenza dall’auto ha un effetto soglia: usare un’auto a volte aumenta la soddisfazione della vita, ma se devi guidare molto più a lungo, le persone iniziano a segnalare livelli di felicità inferiori. La dipendenza estrema dall’auto ha un costo, al punto che gli svantaggi superano i benefici”.

Come è stata condotta la ricerca

La ricerca in questione, è stata condotta intervistando un gruppo rappresentativo di persone negli Stati Uniti, su abitudini di guida e soddisfazione di vita. E, in particolare, ha cercato di ravvisare il collegamento tra le une e gli altri, tramite un modello statistico che ha preso in considerazione altre variabili di soddisfazione generale. Un novero in cui rientrano fattori come reddito, situazione familiare, razza e disabilità.

A detta dello stesso Saadaoui i risultati sono stati sorprendenti. A renderli tali una serie di impatti negativi della guida, a partire dallo stress di dover continuamente percorrere strade e traffico, la perdita di attività fisica dovuta al non poter camminare da nessuna parte, la riduzione di interazioni con le altre persone e il crescente onere finanziario collegato al possesso e al mantenimento di un veicolo.

Questo il commento rilasciato al proposito dallo studioso: “Alcune persone guidano molto e si sentono bene, ma altre lo sentono come un vero peso. Lo studio non chiede alle persone di smettere completamente di usare le auto, ma la soluzione potrebbe essere trovare un equilibrio. Per molte persone guidare non è una scelta, quindi è importante diversificare le scelte”.

Gli Stati Uniti dovrebbero prendere in considerazione le persone che non guidano

Occorre sottolineare come esista anche una piccola parte di popolazione che vive senza auto. Tra di loro solo alcuni scelgono di farlo, ovvero coloro che possono vivere nelle poche comunità che consentono percorsi pedonali agevoli. Gli altri, invece, sono costretti a farlo, a causa di indigenza o disabilità.

Tra questi ultimi rientra Anna Zivarts, nata con una condizione neurologica che le impedisce di guidare. Autrice del libro “When Driving Is Not an Option”, vive a Seattle e si batte per i diritti di chi non è in grado di guidare. Queste le sue dichiarazioni, sulla questione: “Seattle ha un solido sistema di autobus, ma chiunque possa permettersi un’auto ne ha una. Spesso sono l’unica madre che va a qualsiasi tipo di evento senza un’auto. Tutto è costruito intorno alle auto”.

Traffico congestionato

Per poi aggiungere: “Siamo semplicemente intrappolati in un sistema di guida che dovrebbe essere più piacevole, ma non lo è. Io cammino per cinque minuti con mio figlio fino alla fermata dello scuolabus, eppure altri genitori fanno quel tragitto in macchina. È davvero così che vuoi trascorrere la tua vita?” Insomma, l’automobile da sogno di libertà si sarebbe trasformata in una prigione psicologica.

Secondo lei, è necessario uno sforzo a lungo termine per rendere le comunità più percorribili a piedi e potenziare i trasporti pubblici e le opzioni ciclabili. Occorre capire se le stanze del potere sono pronte ad ascoltare. Tanto da spingerla ad affermare: “Dobbiamo far sentire le voci di coloro che non possono guidare, disabili, anziani, immigrati, poveri, nella stanza perché le persone che prendono decisioni guidano ovunque. Non sanno cosa significa dover passare due ore in autobus”.

Al proposito occorre ricordare che Joe Biden aveva promesso di contribuire alla ricostruzione delle reti di trasporto pubblico assediate dalla pandemia di Covid. Tuttavia, il governo federale ha continuato a investire molto più denaro nella costruzione e nell’ampliamento delle strade che in qualsiasi alternativa alla guida. L’anno prossimo, sono previsti oltre 60 miliardi di dollari di finanziamenti federali per strade e ponti.

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