Col passare dei decenni, con l’evoluzione “naturale” del mercato e delle dinamiche che collegano il mondo, l’identità locale dei marchi ha assunto un ruolo cruciale. Si considera spesso un fattore chiave per incrementare le vendite. In Italia l’orgoglio di sbandierare (letteralmente) il tricolore può trasformarsi in un potente strumento di marketing. Qualcuno, DR Automobiles, potrebbe pagare caro un’azione scorretta, azione che è da confermare da parte delle autorità.
Il Bel Paese, in effetti, è tradizionalmente riconosciuto per la produzione di auto straordinarie, specie se si pensa ai nomi di prestigiose supercar come Ferrari, Maserati e Lamborghini. Insomma, sfoggiare la bandiera italiana sulle vetture non è solo una questione di stile, ma spesso una strategia commerciale che può fare la differenza sul mercato.
Recentemente, come anticipavamo, è sorta una controversia legata proprio all’uso del tricolore sulle auto. La normativa prevede che la bandiera possa essere esibita solo se il veicolo è “interamente prodotto” in Italia. Un caso emblematico è stato quello della Fiat Topolino, fermata dalla Guardia di Finanza al porto di Livorno perché portava il simbolo del tricolore, pur essendo fabbricata in Marocco.
DR Automobiles, fondata nel 2006 da Massimo Di Risio a Macchia d’Isernia, è stata coinvolta in una vicenda che riguarda delle presunte incongruenze di italianità. L’azienda ha siglato negli anni accordi con diverse case automobilistiche cinesi, come Chery, JAC, BAIC e Dongfeng, per fornire veicoli e componenti.
DR Automobiles ha ampliato la sua gamma con nuovi marchi come EVO, lanciata nel 2020, Sportequipe e ICH-X nel 2022, e più recentemente Tiger nel 2024. Inoltre, nel 2022, DR Automobiles ha acquisito il marchio OSCA dalla famiglia Maserati, arricchendo la propria offerta.
Recentemente DR Automobiles ha ricevuto una pesante sanzione dall’Antitrust: ben 6 milioni di euro. Secondo l’autorità, il marchio e la sua controllata EVO avrebbero diffuso messaggi pubblicitari ingannevoli, facendo credere ai consumatori che la produzione avvenisse in Italia, quando invece si trattava di veicoli assemblati in Cina.
La casa italiana è stata accusata di carenze nel servizio post-vendita e nella fornitura di ricambi. DR Automobiles ha deciso di non accettare passivamente la multa e ha presentato ricorso al TAR del Lazio, attualmente in attesa di discussione.
Al recente Salone dell’Auto di Torino ha svelato nuovi modelli, tra cui Evo 6, Evo 8 ed Evo Spazio, oltre a presentare i suoi nuovi marchi Tiger e Sportequipe. La vicenda con l’Antitrust è ancora in evoluzione ma, di certo, strategia di marketing e radicamento nel territorio sono ancora un connubio fondamentale per molti consumatori. Un elemento che non deve tradire il cliente.