L’elettrificazione è l’obiettivo che, sebbene tra qualche imprevisto e ritardo, la comunità internazionale si è data. Ma ci siamo mai interrogati su quale sia l’impatto, ambientale e sociale, della produzione di auto elettriche? Entriamo più nel dettaglio per comprendere questo importante aspetto del passaggio alle auto 100% elettriche.
Impatto ambientale e diritti umani nella “sostenibilità” delle auto elettriche
Partiamo dalle batterie. Quelle in uso dalle auto elettriche sono agli ioni di litio e necessitano quindi, ovviamente, del litio ma anche del nichel e del cobalto. Il nichel viene prelevato prevalentemente in Australia e in Cile ma è importante sapere che in quest’ultimo Paese l’industria estrattiva ha causato una crisi idrica (parole del Natural Resources Defense Council). Per quel che riguarda il cobalto, necessario per aumentare la stabilità e la densità energetica delle batterie, viene estratto prevalentemente nella Repubblica Democratica del Congo. Qui Amnesty International parla di gravi abusi dei diritti umani in questo ambito. Infine il nichel. Viene estratto in Indonesia con conseguenze gravi in termini di inquinamento delle acque, erosione del suolo e deforestazione di massa.
L’estrazione delle risorse necessaria per il componente più importante delle auto elettriche, quindi, ha conseguenze non meno gravi di quanto avviene con il petrolio. Inoltre per la produzione dei motori delle auto elettriche e di quelle ibride (quelli a magneti permanenti) è necessario ricorrere a una serie di elementi, dette terre rare, per le quali si deve ricorrere a tecniche di estrazione molto invasive. In Myanmair, il Paese nel quale avvengono le principali estrazioni di terre rare, sono stati cancellati interi villaggi e costretti gli abitanti a lasciare le proprie case.
È però necessario considerare tutti gli elementi in gioco. A differenza di quanto avviene per il petrolio per le materie prime delle batterie e dei motori delle auto elettriche ci sono delle possibilità future. Esistono infatti nuove fonti di approvvigionamento (come l’Australia e gli Stati Uniti) nei quali ci sono diversi progetti che sembrano rivelarsi promettenti. La speranza è che spostando l’estrazione delle terre rare in Paesi come Australia, Nord America e Africa si possa adottare pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) che assicurino un impatto ambientale e sociale migliore di quanto sta avvenendo.
C’è poi da considerare la speranza riposta nelle nuove tecnologie con la produzione di motori che non utilizzano terre rare. Anche per le batterie si sta lavorando a una produzione più sostenibile con l’introduzione di una sorta di passaporto (che la Volvo EX90 ha già previsto così come il Tesla Cybertruck) che indichi la provenienza dei materiali utilizzati. Si sta poi lavorando anche al riciclo dei materiali in una prospettiva di economica circolare così da ridurre il quantitativo di materie prime estratte.