Electric Era intende dare una soluzione alla scarsità di punti di ricarica

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La società è stata fondata da ex dipendenti di SpaceX
Ricarica auto elettriche

Nel corso degli ultimi anni, l’ascesa delle auto elettriche si è naturalmente tradotto in una domanda sempre crescente di punti di ricarica. Una domanda che è stata soddisfatta in parte, ad esempio in Italia, ove nel corso del 2022 sono state installate 10.748 nuove colonnine.

C’è però ancora molto da fare in tal senso e una delle maggiori preoccupazioni, non solo dei conducenti di veicoli green, ma anche di quelli che aspirano ad esserlo, è proprio relativa alla presenza di una rete adeguata in tal senso.

Una novità sembra ora sul punto di affacciarsi sul mercato. Si tratta di Electric Era, la nuova società formata da un gruppo di ex ingegneri di SpaceX. L’idea che ne ha ispirato la creazione è quella di sfruttare il lavoro condotto nell’azienda di Elon Musk nelle soluzioni di ricarica delle auto elettriche. Andiamo quindi a vedere più da vicino di cosa si tratti e quale potrebbe essere il suo contributo alla risoluzione del problema.

Ricarica auto elettriche

Electric Era punta a sfruttare le competenze di SpaceX

La nuova società ha appena concluso un primo round di finanziamenti, nel corso del quale sono stati raccolti 11,5 milioni di dollari. A condurre l’operazione è stata la divisione di gestione patrimoniale di HSBC, con il supporto di Blackhorn, SQM e Proeza. 

L’obiettivo che si propone Electric Era è di utilizzare tali finanziamenti al fine di riuscire a dimostrare che le sue stazioni di ricarica PowerNode sono in grado di migliorare la reputazione delle stazioni di ricarica pubbliche negli Stati Uniti. Una rete che, in effetti, sembra proseguire tra grandi stenti, tali da giustificare la scarsa fiducia dei possessori di auto elettriche.

Il problema, però, non è quello della reputazione, ma il fatto che la scarsità di punti di ricarica pubblici rischia in buona sostanza di ostacolare la diffusione di veicoli green nel Paese. Traducendosi in un ostacolo di non poco conto alla sua decarbonizzazione. Una preoccupazione che sembra in effetti reale, nonostante la spinta dell’amministrazione Biden in tal senso, peraltro fortemente osteggiata dall’ex inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.

Quincy Lee, fondatore e CEO di Electric Era, non esita ad affermare che l’esperienza del suo team nello sviluppo dei satelliti Starlink presso SpaceX è in grado di proporre soluzioni ottimali al problema. Lo stesso Lee ha trascorso sette anni presso l’azienda di Elon Musk, ed è pronto a riversare quanto appreso nella nuova azienda.

Cosa propone Electric Era

i dirigenti di Electric Era non esitano a mostrare grande fiducia verso l’esterno. Ritengono che grazie alle competenze maturate all’interno di SpaceX saranno in grado di dare una forte accelerazione alle stazioni di ricarica delle auto elettriche. Una nicchia di mercato che sembra aver bisogno di una scossa, sul territorio statunitense.

Per fornire una scossa in tal senso, non sarebbe neanche necessario apportare grandi migliorie alla rete. Electric Era, infatti, sta portando avanti lo sviluppo del proprio software, il sistema operativo PowerNode, e di parte dell’hardware, esternalizzando altri componenti chiave per le stazioni di ricarica PowerNode.

Lo sforzo previsto, inoltre, non sarà esclusivamente concentrato su batterie o caricabatterie, ma allargato all’intera stazione di ricarica. Un compito portato con grande entusiasmo e fiducia di poter infine garantire una risposta ottimale ad un problema molto avvertito dall’opinione pubblica. Proprio l’esperienza condotta all’interno di SpaceX sembra comunque, al momento, la migliore garanzia possibile per la riuscita dell’arduo compito assunto da Electric Era.

Punti di ricarica: qual è la situazione in Italia?

Quello dell’insufficienza dei punti di ricarica è un problema molto sentito anche in Italia. Nel nostro Paese, però, la situazione è notevolmente migliorata nel corso del biennio 2021-22. Ad attestarlo è stato il Sole 24 Ore, che ha sfruttato nella sua indagine i dati rilasciati da Motus all’interno del rapporto “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia”.

In particolare, nel corso del 2022 sono stati installati 10.748 nuovi punti di ricarica, che hanno portato il totale a 36.772. In pratica il balzo è stato pari al 41%, dopo il +36% collezionato nel corso dell’anno precedente. Un dato che fa capire come lo sforzo per varare una infrastruttura di rilievo sia stato molto forte.

Se si allarga la panoramica alla distribuzione geografica, spicca il dato riguardante il Nord del Paese. Proprio nella parte alta dello stivale sono infatti concentrate il 58% delle strutture ad uso pubblico, contro il 22% del Centro e il 20% di Sud e nelle Isole.

A trainare il gruppo è ancora una volta la Lombardia, ove sono dislocati 5.971 punti di ricarica, 16% del totale nazionale. Il podio vede poi la presenza di Piemonte e Veneto (11% ciascuna), mentre Lazio ed Emilia-Romagna (10% a testa) e Toscana (8%) si devono accontentare di posizionarsi immediatamente ai suoi piedi. Le sei regioni in questione coprono quindi il 66% del totale dei punti di ricarica a uso pubblico nel nostro Paese.

Un trend in miglioramento, quindi, confermato e rafforzato anche dai dati relativi al primo semestre dell’anno in corso, in cui i nuovi punti di ricarica sono stati 8438. Anche in questo caso a darne notizia è stato Motus-E, ricordando che ora la rete italiana è composta da 45.210 punti di ricarica.

Ricarica auto elettrica

È realmente la rete dei punti di ricarica, il problema?

Il dato relativo ai punti di ricarica continua a far discutere molto in Italia. Secondo alcuni si tratta di un numero insufficiente, all’origine della non esaltante diffusione di auto elettriche nel nostro Paese. Secondo altri, al contrario, si tratta della logica risultante di un ritardo nell’adozione di veicoli green che è però causato da prezzi che continuano ad essere troppo alti.

Basti vedere quanto accaduto per i bonus destinati ai veicoli elettrici, andati sostanzialmente deserti, per comprendere come questa seconda tesi non sia un semplice parto della fantasia. Tanto da spingere il Ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, a sposare questa tesi, collegandola ai livelli salariali troppo bassi in Italia.

Lo ha fatto nel corso di “Radio anch’io, all’interno della discussione sullo stop imposto dall’Unione Europea ai veicoli dotati di motore termico a partire dal 2035. Una decisione che sta suscitando una contrarietà sempre più forte in Italia, tanto da far dubitare che il maggiore dei problemi sia collegato all’infrastruttura di ricarica presente lungo il territorio nazionale.

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