Per portare avanti il mercato delle auto elettriche non possono mancare le batterie: concetto semplice, anche troppo ovvio. Per questo motivo l’Europa, Francia e Germania in testa, ha deciso di investire miliardi di euro nell’industria europea delle batterie. L’urgenza era quella di stare al passo di Cina e Stati Uniti in pochi anni. Il risultato? Il piano sta perdendo slancio.
Le vendite di auto in Europa stanno rallentando. Con un mercato poco “movimentato”, soggetti come il Gruppo Volkswagen, Stellantis e Mercedes-Benz hanno ridotto o riorientato i loro progetti di veicoli elettrici, ma anche i loro piani per la produzione di batterie. I produttori cinesi abbassano i costi e producono da leader le batterie, mentre gli Stati Uniti attraggono investimenti con sussidi molto interessanti.
In pratica, l’Europa rischia di rimanere indietro nella competizione. Non solo, perché con il costo dell’energia in Europa molto più alto che negli Stati Uniti, i progetti di gigafactory non possono risultare economicamente sostenibili. Si pensi già a come Automotive Cells Company (ACC), joint venture sostenuta da Stellantis, Mercedes e SAFT, abbia annunciato la sospensione dei suoi piani per le fabbriche di batterie in Germania e Italia.
La cinese Contemporary Amperex Technology (CATL), il più grande produttore di celle al mondo, ha un centro di produzione in Germania (fornitore di BMW, per esempio) e ne sta aprendo un altro in Ungheria, mentre la sudcoreana LG Chem produce celle in Polonia da circa sei anni. C’è anche una differenza tecnica: i produttori europei si concentrano su batterie agli ioni di litio ad alta densità energetica, o NMC (nichel manganese cobalto), mentre i marchi cinesi puntano sulle batterie LFP (litio ferro fosfato), che sono molto più economiche delle NMC.
Non si tratta di un problema competitivo nella sola industria automobilistica: lo stesso destino potrebbe essere già scritto per i settori dei pannelli solari, dell’elettronica di consumo e dei microchip. I tentativi ci sono ma sembrano non andare a colpire nel segno: dal 2022, la Commissione Europea e il Regno Unito hanno approvato circa 7 miliardi di euro di aiuti per la produzione di batterie. Una cifra microscopica di fronte ai 160 miliardi di dollari di crediti d’imposta negli Stati Uniti fino al 2029 per produrre celle solari e batterie. Il Canada da solo ha stanziato 25 miliardi di dollari l’anno scorso per incentivi sulle batterie. Così facendo, ha attirato investimenti di europee come il Gruppo Volkswagen e Stellantis.
Il ritardo dell’Europa non è solo una questione di risorse. Bisogna parlare di impegno politico. In generale, è già difficilissimo convincere 26 paesi a raggiungere un accordo così importante su una “mossa collettiva”. Pensiamo alle difficoltà nel riuscire a trattenere le aziende e a incentivarle nel modo giusto ed equo. Le aziende europee, inoltre, non hanno necessariamente interessi in tutti i Paesi dell’Unione. Difficile recuperare il tempo perso: servono scelte coraggiose per tutti e una coesione che, forse, non si è mai vista nell’Ue.