La Germania sta affrontando un periodo di profonda trasformazione nell’industria automobilistica. E non potrebbe essere altrimenti, con il passaggio alla mobilità elettrica. Per unirsi al cambiamento è necessario effettuare degli investimenti in ricerca e sviluppo, ma permangono dei problemi, quali il ridimensionamento del settore, i tagli al personale e le chiusure delle fabbriche. Un vero e proprio tsunami lo “profetizza” Stefan Bratzel, direttore del Center of Automotive Management di Bergisch Gladbach, per cui nel 2024 perderanno il posto circa il 20% degli occupati nella Germania dei motori.
I più recenti casi di tagli al personale interessano Bosch e Continental, i quali hanno annunciato la riduzione di migliaia di posti di lavoro sul suolo tedesco. Anche a Volkswagen è toccato ridimensionare il proprio organico, soprattutto nel ramo dei propulsori a combustione interna. La situazione non è nuova, giacché lungo l’intera seconda metà del 2023 in Germania sono circolate notizie preoccupanti inerenti l’industria automobilistica. Ne sappiamo qualcosa noi italiani, si veda il triste destino toccato a Magneti Marelli, non convertitasi alla mobilità elettrica. Ciò mostra come la crisi sia un fenomeno riguardante l’intera Europa.
Germania nell’oblio: il 20% degli occupati nel ramo automotive potrebbe essere accompagnato alla porta
Finora i tagli in Germania non sono stati traumatici. Le aziende hanno cercato di utilizzare escamotage quali i pensionamenti anticipati o gli esodi volontari e incentivati. Tuttavia, lo scenario è in perenne evoluzione. A tal proposito, le numerose campagne di protesta segnalano un forte malcontento.
In definitiva, il settore automobilistico in Germania è costretto a superare una fase delicata come non accadeva da anni. La transizione verso le forme di mobilità ecologica costituisce una missione ardua. Nonostante i miliardi investiti dagli operatori della filiera sulle BEV, il mercato continua a mostrarsi diffidente.
Tra i fattori che stanno creando parecchie difficoltà figura, anzitutto, il bisogno di attuare degli importanti investimenti in ricerca e sviluppo, causa di ridimensionamento del comparto. Altrettanto significativa è la concorrenza delle aziende cinesi, via via diventate un osso duro da affrontare, sia dal punto di vista dei prezzi sia della tecnologia. La visione secondo cui le rappresentanti di Pechino sappiano soltanto realizzare veicoli low-cost è retrograda. Infine, la guerra tuttora in corso in Ucraina ha avuto un rilevante impatto sull’economia globale, anche nell’automotive, soggetto a interruzioni delle forniture e all’aumento dei costi.
In definitiva, è complicato prevedere come la situazione si evolverà da qui ai prossimi anni. Tuttavia, è chiaro che andranno attuati degli importanti cambiamenti per restare competitivi.