Nelle ultime settimane, con la conferma dei dazi fino al 45% dell’Unione Europa per le auto elettriche cinesi, si parla ininterrottamente dei veicoli provenienti dalla Terra del Dragone. Fino a poco tempo fa, la maggior parte dei produttori cinesi erano sconosciuti in Italia. Tuttavia, con la continua espansione delle case automobilistiche cinesi in Europa, gli automobilisti italiani iniziano non solo a conoscerli, ma anche a valutare l’acquisto dei loro veicoli dall’ottimo rapporto qualità/prezzo, specialmente con i costi esorbitanti delle auto del Vecchio Occidente.
Gli automobilisti italiani pronti ad acquistare auto cinesi, anche elettriche: i risultati dell’indagine
Una recente indagine condotta da Areté ha raccolto una serie di dati per verificare se gli automobilisti italiani sono ora propensi ad acquistare auto cinesi. Secondo quanto raccolto dalla società di consulenza, 7 italiani su 10 (il 69%), sono propensi ad acquistare un’auto cinese. La fascia d’età ad essere più favorevole è quella dai 31 ai 44 anni.
Secondo il rapporto, il 35% sceglierebbe un’auto cinese per motivi legati al prezzo, più conveniente rispetto al mercato occidentale. Il 24% farebbe l’acquisto per la tecnologia avanzata dei veicoli e il 22% per l’affidabilità. Questo dimostra che il fattore del prezzo è più importante di altri aspetti, come appunto la tecnologia e l’affidabilità.
Inoltre, l’89% ha indicato che acquisterebbe un’auto cinese soltanto se questa abbia un costo inferiore a 30.000 euro. Per quanto riguarda la tipologia di vettura, il 24% sceglierebbe un’auto elettrica, mentre il 27% preferisce l’endotermico. Il 49% preferisce invece l’ibrido. C’è anche chi è ancora scettico: il 30% non acquisterebbe un’auto cinese in quanto teme la bassa qualità dei materiali, mentre il 23% le ritiene poco affidabili. Il restante teme problemi nell’assistenza post-vendita.
Insomma, questo dimostra che le case automobilistiche cinesi, in pochi anni, hanno conquistato una reputazione che fino a pochi anni fa era “rovinata” da false credenze. La situazione potrebbe essere molto pericolosa per i produttori occidentali nei prossimi anni, con l’avanzata dei produttori cinesi in Europa e altri mercati globali.