Il siluramento di Herbert Diess ha aperto un nuovo corso nel gruppo Volkswagen. Che sotto il controllo di Oliver Blume (rimasto anche al comando del marchio Porsche) è in preda a grossi cambiamenti. Con il mondo dell’automobile destinato a cambiare parecchio nei prossimi anni, l’azienda sta avendo parecchi problemi da affrontare. E, di certo, la congiuntura esterna poco aiuta (la tocchiamo piano). Quanto accaduto in Slovenia, colpita da pesanti inondazioni da inizio agosto, toglie il sorriso. È difficile stabilire un piano di rinascita, in condizioni simili, a dir poco drammatiche. L’emergenza climatica in corso, già costata la vita a diverse persone, ha cominciato a sortire degli effetti considerevoli pure sull’economia locale.
Gruppo Volkswagen: ora ci si mette pure il maltempo
Ne è un esempio l’impianto di KLS Ljubno, una delle eccellenze territoriali. L’azienda, il principale fornitori dei motori termici del gruppo Volkswagen, ha riportato dei seri danni, stimati dagli analisti nell’ordine dei 50 milioni di euro. E l’impossibilità di svolgere in maniera regolare il servizio ha cominciato ad avere delle ripercussioni pure al di fuori dei confini nazionali. A causa della carenza di materiali, lo stabilimento portoghese dove viene costruita la T-Rock ha decretato lo stop forzato di circa 5 mila dipendenti. E forse ci troviamo appena all’inizio.
La KLS Ljubno è una delle aziende più importanti dell’intera Slovenia, addetta a occuparsi di circa l’80 per ceto degli ingranaggi e dei dispositivi specifici dei motori termini nel panorama globale. Di conseguenza, qualcuno paventa degli annunci analoghi da parte di ulteriori operatori della mobilità. Prima era stato il Coronavirus a bloccare l’industria delle quattro ruote, gruppo Volkswagen incluso, adesso è il Pianeta, giunto a un punto di rottura. In proposito, le istituzioni comunitarie cercano di capire qual è la giusta direzione da dare al settore. La Commissione Europea ha sancito il bando dei veicoli a combustione interna per il 2035, ma nemmeno questa soluzione riscuote il gradimento unanime.
In uno studio da poco pubblicato dalla prestigiosa università di Harvard emerge un fatto parzialmente impensabile sulle emissioni. Per avere la convenienza nello scegliere una bev, anziché un mezzo di tipo tradizionale, occorre percorre lunghe distanze, da un minimo di 45 mila a un massimo di 109 mila km. Ciò poiché la produzione delle batterie inquina parecchio, in misura ben superiore della controparte, e i vantaggi si scorgono giusto con il passare del tempo. Stando alle stime delle fonti locali, l’impianto di KLS Ljubno dovrebbe tornare pienamente operativo entro il mese di ottobre.